Anche quest'anno a Mogno è stata celebrata la festa patronale di San Giovanni Battista (24 giugno) nella chiesa progettata dall’arch. Mario Botta dopo che la valanga del 25 aprile 1986 distrusse la primitiva chiesetta seicentesca. Pubblichiamo per l'occasione un breve resconto di Davide Keller, oggi Presidente della Fondazione "Chiesa di Mogno-Fusio".
"La chiesa di Mogno è meta oggi di tante persone, visitatori, pellegrini come pure di molte autorità religiose e critici d’arte che salgono dal piano a vedere e contemplare quest’opera contemporanea unica nel suo contesto. Nominata nel 2019 come bene protetto e di interesse cantonale è pure riconosciuta a livello internazionale.
La sua storia è nota. A seguito della valanga nacque l’Associazione per la ricostruzione della Chiesa di Mogno. La scelta dell’ arch. Mario Botta ricadde su una struttura dai criteri innovativi. L'edificio fu consacrato nel 1996 dall'allora vescovo di Lugano, mons. Togni, mentre mons. Grampa raggiuse Mogno nel 2006, per un altro importante momento: il decimo anniversario dalla ricostruzione.
Oggi la chiesa di Mogno è gestita da una Fondazione nata nel 2018 denominata Fondazione "Chiesa di Mogno-Fusio", subentrata all’ormai sciolta Associazione per la ricostruzione della chiesa di Mogno, avendo essa concluso il mandato della ricostruzione.
In qualità di presidente della Fondazione ho il mandato come da statuto di amministrare, promuovere e custodire quest’opera che è visitata da oltre 50’000 persone all’anno.
Anche quest'anno è stato invitato a celebrare con noi, assieme a mons. Grampa, la S. Messa il rettore del Papio di Ascona, don Patrizio Foletti, il cui legame con la Vallemaggia è sempre stato forte; la sua presenza ci onora e ci gratifica.
Questa, in sintesi, la storia di questa piccola “cattedrale delle alpi” che affascina, colpisce e fa riflettere ancora oggi molte persone.
Il porporato austriaco - insigne teologo e collaboratore dei recenti pontefici - rivisita la santità di Giovanni Paolo II a 20 anni dalla morte e ci offre una testimonianza diretta dell'amicizia e stima che legava il papa polacco e lo scomparso vescovo di Lugano.
L'operazione editoriale è firmata da don Arturo Cattaneo e mons. Graziano Borgonovo, con una nuova Prefazione di Rino Fisichella.
Dopo la scomparsa del fondatore, Silvia Scalisi racconta i progetti della Fondazione.