di Laura Quadri
Una missione, diffondere la devozione e la preghiera per le anime di chi ci ha lasciati, e – a questo scopo – una vita avventurosa, in viaggio per le principali corti del 17esimo secolo, a partire dal paese di origine della sua famiglia: Brissago. È questa in sintesi la vicenda esistenziale di Antea Gianetti, raccolta nel volume pubblicato da Dadò «Antea da Brissago e l’apostolato per le anime del Purgatorio», curato dallo storico torinese Daniele Bolognini e introdotto da un denso saggio dello studioso locarnese Lorenzo Planzi.
Immagine di laica dai costumi semplici, analfabeta, Antea – come ci fa notare Bolognini che da questa figura è stato avvinto anche grazie al ritrovamento delle sue lettere private – «avrebbe ispirato, in diverse regioni di Italia e in Europa un forte movimento devozionale verso le anime dei defunti». Tale devozione, allora diffusa ma raramente manifestata con tanta intensità come in Antea, «cresce e si sviluppa in lei senza la lettura di alcun testo, ma semplicemente frequentando quotidianamente la S. Messa in quel di Brissago». Una pagina di storia locale curiosa e un aspetto della religiosità delle donne del passato in parte sconosciuto, che oggi, grazie a Bolognini e Planzi, ha riacquistato il suo significato. «Il suo vissuto prende avvio nel 1570 a Tereglio, un borgo non distante da Lucca, dove Antea nasce, e prosegue con il rientro nel paese del padre, Noveledo, frazione di Brissago. Qui si sposa con il muratore Oliviero Gardeschi. Quando quest’ultimo muore improvvisamente, è per lei l’occasione, senza ripensamenti, di dare inizio al suo apostolato».
Una rara biografia inedita
Il 1602 è l’anno del suo trasferimento ad Arona, dove le sembra che la devozione per le anime del Purgatorio sia particolarmente ben vissuta. In questo contesto incontra il gesuita Gerolamo Villani, che nel 1617 metterà a punto la sua prima biografia, conquistato dalle avventure di questa giovane donna. È su questo testo che si sofferma l’attenzione di Bolognini; fino ad ora custodito in forma manoscritta dalle Cappuccine di Torino, è ora fruibile all’interno del volume appena edito. «Lo stile è quello dell’epoca ma non c’è nulla di falso. Il mio compito è stato quello di ricercare negli archivi tra Italia e Svizzera quei documenti che potessero comprovare le informazioni. E ne ho trovati molti». A seguito della biografia, la sua fama cresce notevolmente. «A Torino è accolta dalla corte sabauda; a Firenze dai Medici. Ma è molto stimata anche da Eleonora Gonzaga, poi eletta imperatrice del Sacro romano impero e dallo stesso cardinale Federico Borromeo. Muore, dopo questa lunga peregrinazione, nel 1630. Il suo ruolo consisteva nel suscitare, nelle città, atti di devozione verso i defunti: celebrazioni, lunghe adorazioni, preghiere pubbliche. Per queste azioni, fu considerata già in vita, dal Lago Maggiore all’Europa, come Santa e Beata». Credendo nel suo ruolo di laica, Antea è in questo modo, «ancora oggi, il simbolo di una donna che si sentì libera interiormente di seguire le sue intuizioni. Così vorremmo fosse letta e guardata».
Per acquistare il volume, con la prefazione del vescovo emerito, mons. Pier Giacomo Grampa e l’introduzione di Roberto Ponti, Sindaco di Brissago: info@editore.ch.