di Silvia Guggiari
Tra le 34 nuove reclute della Guardia Svizzera Pontificia (GSP) che lunedì 6 maggio presteranno giuramento di fronte al Papa ci sono anche due giovani ticinesi. Giacomo Porcini, 23 anni di Carona, e Gabriele Scaffetta, 21 anni di Locarno, sono partiti per Roma a inizio gennaio e sembrano entusiasti di questi primi mesi vissuti nella caserma della Guardia Pontificia. Come da tradizione, con le altre reclute, i due giovani hanno vissuto un mese ad Isone dove hanno ricevuto una formazione di base per la difesa personale e il tiro con l’arma d’ordinanza. Ora, terminato il percorso di formazione sono pronti a «dare la vita» per il Santo Padre.
Giacomo Porcini ci racconta che dopo le scuole medie ha frequentato un apprendistato come muratore e ha poi svolto la professione per due anni: «Nella scuola che ho frequentato – spiega Giacomo – , ho avuto la fortuna di conoscere un ex alabardiere, il quale mi ha spinto molto ad entrare a far parte del Corpo». Così, nel giugno 2023, Giacomo decide di inviare la candidatura: dopo aver svolto i due consueti colloqui di rito, il primo con il reclutatore e il secondo con il comandante e il cappellano, a fine novembre riceve la lettera che conferma l’ammissione nelle nuove reclute della GSP: «L’emozione è stata tanta. Per un ragazzo della mia età, cattolico con principi solidi, la possibilità di mettersi al servizio e alla protezione del successore di San Pietro vuol dire tutto, ci si sente onorati ma allo stesso tempo anche fortunati».
Giacomo ricorda bene il suo arrivo in Vaticano: «Mi sono sentito un po’ oppresso da quelli che sono gli spazi ristretti, ma col tempo mi sono abituato. È un luogo unico con innumerevoli capolavori di ogni genere. Inoltre, poter respirare una così forte aria di cristianità mi sta aiutando sempre di più a rafforzare la mia fede». Per ora Giacomo non ha ancora avuto modo di incontrare papa Francesco di persona, anche se quel momento arriverà molto presto, ossia la mattina del 6 maggio prima del giuramento. Inevitabilmente, l’attesa per questo giorno inizia a farsi sentire, ma cosa vuol dire giurare di dare la vita per il Santo Padre? «Per me significa mettere il mio corpo, la mia anima e il mio cuore rivolti completamente a lui. Con il giuramento, inoltre, diventerò parte integrante di una famiglia secolare come quella della Guardia Svizzera Pontificia. È un onore indescrivibile che porterò per sempre con me».
Gabriele Scaffetta ci racconta della sua infanzia trascorsa a Locarno, e di alcune importanti esperienze vissute in gioventù: «Parallelamente al percorso scolastico, ho militato nelle file della Musica Cittadina, così come in quelle dei Giovani Tiratori. Il mio percorso di fede è nato e progredito nella Collegiata di Sant’Antonio Abate, a due passi da casa. Lì ho frequentato la Messa, come fedele ed in particolare come ministrante, fino alla partenza per Roma; un percorso che si è poi evoluto nell’ambito del Cammino Neocatecumenale. Il servizio militare mi ha invece portato nella scuola reclute della Polizia Militare a Sion». L’interesse per la Guardia Pontificia sfocia in seconda media, quando in classe parlano della possibilità di effettuare un viaggio informativo in Vaticano. L’idea è poi rimasta nel cassetto e dopo diversi anni Gabriele decide di partecipare a questo viaggio che risulta determinante per le sue scelte future: «Dopo il viaggio mi fu chiaro che la Guardia avrebbe avuto la priorità assoluta». A gennaio la partenza per la caserma vaticana: «Ho trovato fin da subito questo “piccolo mondo fuori dal mondo ”fantastico – racconta Gabriele –. Vivere e servire in questi luoghi è indescrivibile. Ovviamente dobbiamo essere molto flessibili: non esiste festa, riposo o notte, qualcuno deve essere sempre in servizio. È un ambiente che permette di respirare la cultura: da amante della storia, approfitto dei turni di guardia per la lettura, da sempre mia grande passione». Oltre a quello della cultura, in questa esperienza l’aspetto della fede rimane determinante anche per Gabriele: «Come guardie, ogni nostro servizio è un servizio alla Chiesa, e dunque a Dio. Ma anche fuori dal servizio abbiamo la possibilità di partecipare alle celebrazioni nella nostra piccola Cappella che sono strabilianti: spesso e volentieri si rimbalza tra tedesco, francese, italiano e latino... tutto nella medesima celebrazione! È qualcosa che unisce molto, come cristiani, come soldati e come svizzeri». Anche a Gabriele chiediamo le emozioni a pochi giorni dal 6 maggio: «Un Giuramento come il nostro può far storcere il naso, in una società non più abituata al sacrificio ed al senso del dovere. La mia idea è tuttavia che, se non si ha un valido motivo per cui morire, non si ha nemmeno un vero motivo per cui vivere. La comprensione profonda di questo atto è sicuramente alla base dell’essere una Guardia: se da un lato è male infrangere un giuramento, è altrettanto male giurare con leggerezza. Personalmente applico la massima di Sant’Ignazio: prega come se tutto dipendesse da Dio, agisci come se tutto dipendesse da te».
Per i giovani svizzeri cattolici tra i 14 e i 19 anni che stanno prendendo in considerazione l’iscrizione alla Guardia Svizzera, due volte l’anno vengono organizzate delle giornate di conoscenza a Roma per capire se questa è una proposta adatta a loro. La prossima visita si terrà dal 6 al 10 ottobre.
Il costo che comprende il viaggio a Roma, l’alloggio, i pasti e la presa a carico è di 250 CHF; i giovani saranno accompagnati in treno da una guida che parla le tre lingue nazionali.
Per iscrizioni e per ulteriori informazioni sul viaggio rivolgersi a Paolo Cerutti: tel. 078 781 40 56, mail a paolo.cerutti@bluewin. ch; www.guardiasvizzera.ch
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