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Parola del giorno rito Romano | Ambrosiano (15 aprile 2025)
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  • I commenti al Vangelo di domenica 13 aprile

    I commenti al Vangelo di domenica 13 aprile

    Calendario Romano

    di Dante Balbo

    di Dante Balbo*

    La prima volta che ho attraversato la Porta Santa era nel 1975, avevo 16 anni e l'unica cosa che ricordo di quel Giubileo è un ginocchio tumefatto dallo scontro con un blocco di cemento al fondo di una scala. In altre occasioni ho oltrepassato il varco che fino agli anni ‘50 non era una porta vera e propria, ma un'apertura nel muro. La più significativa è stata nel 2’000, quando ho incontrato la dolcezza paterna di S. Giovanni Paolo II, di cui ricordo la mano gentile e il profumo di acqua di colonia delicato di anziano saggio. Gesù attraversa la porta di Gerusalemme, su di un asino, in questa domenica delle Palme, umile, ma non per la cavalcatura, che era quella del re d’Israele, in opposizione ai cavalli delle nazioni vicine, Egitto e Siria, ma perché il monarca ebreo sa che la sua regalità è dono ed è mandato dell'unico re, il Signore degli eserciti. Se fino ad oggi il Messia ha camminato in lungo e in largo per la Palestina, ora è il suo ingresso definitivo nella città ove sarà condannato e ucciso, nonostante la folla esultante di questo giorno. Qui comincia la Settimana Santa e la liturgia lo sottolinea. Pone accanto alla lettura evangelica in cui è osannato come Figlio di Davide, la lettura della Passione, in cui la sua regalità emergerà in modo sorprendente, ma totalmente diverso dalle aspettative dei suoi contemporanei. Gesù sarà il primogenito fra i morti a vincere la morte, perciò l'unica porta che ci dà la possibilità di entrare nel suo regno. Oggi agiteremo i rami d'ulivo, forse entro quest'anno attraverseremo la Porta Santa a Roma o nella nostra città, ma dobbiamo sapere che questa è l'entrata al seguito di Gesù. Possiamo limitarci a festeggiarlo come i bambini di Gerusalemme, oppure fidarci della sua regalità e seguirlo sulla via stretta della Croce, dell'offerta di noi stessi per lui e per i fratelli. Passare lui, la porta, ci conduce in un Regno dove saremo vincitori, ma che non è di questo mondo: in esso la legge è il dono, la regola il servizio, la norma l'offerta, perché questo è il modo di Gesù di essere re. *Il Respiro spirituale di Caritas Ticino

    Calendario Ambrosiano

    Nel gesto di Maria, la forza della tenerezza

    di don Giuseppe Grampa

    L’odierna pagina evangelica parla un linguaggio insolito. Non siamo nel Tempio ma in una casa, casa di amici, invasa dal profumo perché Maria, sorella di Lazzaro e di Marta compie una «opera bella» (così l’evangelista Luca qualifica il gesto) per il corpo di Gesù. Gesù vuole incontrarci in casa, nel luogo dei nostri affetti più profondi, delle gioie e delle fatiche. Entriamo anche noi in questa casa invasa dal profumo e riconosciamolo: è un gesto, quello di Maria, niente affatto consueto nelle abitudini ecclesiastiche! Questo gesto di cura per il corpo di Gesù è di imbarazzante bellezza. Imbarazzante perché questa femminile tenerezza per il corpo di Gesù non è usuale, soprattutto in chiesa. Siamo gli eredi di una cultura che per secoli ha svalutato il corpo a vantaggio dell’anima ritenuta prigioniera del corpo. E invece Gesù si lascia toccare, anzi accarezzare, anzi profumare da mani femminili capaci di delicata premura. Facciamo allora l’elogio del corpo, impariamone il linguaggio. Sì, perché il corpo parla, manifesta i nostri più intimi sentimenti. Già una semplice stretta di mano può comunicare la forza di un rapporto. E poi un abbraccio, un bacio. Quanta tenerezza passa attraverso le mani che accarezzano, quanta dolcezza nel gesto di stringere tra le braccia la persona amata, negli sguardi degli uomini e delle donne che si vogliono bene. Impariamo da questa donna ad esprimere tenerezza attraverso i nostri corpi. Purtroppo attraverso il corpo passa anche la violenza della tortura, il disprezzo, il tentativo di abusare della dignità della persona, soprattutto dei più piccoli e delle donne. Bello, invece, il gesto di Maria di Betania: ha la bellezza dei gesti gratuiti. Trecento denari valeva quel profumo, equivalente al salario annuo di un lavoratore. Ha ragione Giuda a ritenere eccessivo il gesto di Maria, proprio uno spreco? No: Gesù elogia questo gesto segno di un amore «eccessivo», un amore che non calcola ma dona senza misura, perché senza qualche gesto «eccessivo» forse non c’è vero amore.

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