Ad Ajaccio, nella visita del 15 dicembre 2024, papa Francesco ha sottolineato il valore della laicità, costitutivo della Francia, che “garantisce alla politica di operare senza strumentalizzare la religione, e alla religione di vivere liberamente senza appesantirsi con la politica dettata dall’interesse, e qualche volta poco conforme, o addirittura contraria, alle credenze religiose”. “Su questo tema, voi siete in cammino da molto tempo e siete un esempio virtuoso in Europa. Andate avanti!”, ha esortato il Papa rivolto alla Chiesa francese. Una laicità intesa quindi come “unità-distinzione” e per questo “indispensabile”. Affermazioni che rappresentano anche una dichiarazione d’intenti da parte di Bergoglio che nel tardo pomeriggio, prima di rientrare a Roma, ha incontrato in aeroporto il presidente francese Emmanuel Macron. Il viaggio è iniziato domenica mattina, quando dopo aver lasciato Santa Marta, Francesco – 88 anni tra due giorni – si è recato in auto all’aeroporto internazionale ‘Leonardo da Vinci’ di Roma-Fiumicino da dove, alle 8.06, è partito con 67 giornalisti al seguito su un A320 Neo/ ITA Airways, alla volta di Ajaccio dove è arrivato poco dopo le 9 all’aeroporto Napoléon Bonaparte. E’ la terza visita di papa Bergoglio in terra francese, dopo essere stato a Strasburgo nel 2014 e a Marsiglia nel 2023 ma nessuna delle due volte il viaggio aveva carattere di una visita alla Francia: nella prima occasione il Papa era stato al Parlamento Europeo, nella seconda il motivo era un convegno sui temi del Mediterraneo. Anche oggi il motivo del viaggio ad Ajaccio è un convegno, dedicato alla religiosità popolare, un tema che Francesco sente molto.
Accolto dal cardinale François-Xavier Bustillo, arcivescovo di Ajaccio, il Papa ha incontrato vescovi e sacerdoti della Corsica nella Cattedrale di Santa Maria Assunta e nel primo pomeriggio ha presieduto la messa a Place d’Austerlitz.
Al Palais des Congrès, il Pontefice ha incontrato circa 400 studiosi, vescovi, accademici e rappresentanti di diverse aree affacciate sul Mare Nostrum, scenario, ha osservato Francesco, di miti e leggende, di comunicazione, di sistemi giuridici e istituzioni dai principi ancora “validi e attuali”, insieme al vicino Oriente ha dato origine a “una esperienza religiosa del tutto particolare” che “ha portato a compimento l’Alleanza tra Dio e l’umanità”. E in oltre duemila anni “tante sono state le epoche e le culture che si sono succedute”
“In alcuni momenti della storia la fede cristiana ha informato la vita dei popoli e le sue stesse istituzioni politiche, mentre oggi, specialmente nei Paesi europei, la domanda su Dio sembra affievolirsi e ci si scopre sempre più indifferenti nei confronti della sua presenza e della sua Parola”, ha ricordato il Papa, secondo il quale occorre tuttavia “essere cauti nell’analisi di questo scenario, per non lasciarsi andare in considerazioni frettolose e giudizi ideologici che, talvolta ancora oggi, contrappongono cultura cristiana e cultura laica”. “Questo è uno sbaglio!”, mentre, ha chiarito Francesco, è importante riconoscere oggi “una reciproca apertura” tra i credenti, da una parte, che si aprono con maggiore serenità alla “possibilità di vivere la propria fede senza imporla”, e, dall’altra, i non credenti o quanti si sono allontanati dalla pratica religiosa che “non sono estranei alla ricerca della verità, della giustizia e della solidarietà” e che spesso hanno nel cuore “una domanda di senso” che li porta a “cercare valori fondamentali per il bene comune”.
Proprio lo scopo di favorire il bene comune è il terreno, ha spiegato il Papa, in cui fedeli e istituzioni civili e politiche possono ritrovarsi per “lavorare insieme al servizio di ogni persona, a partire dagli ultimi, per una crescita umana integrale”. In questo senso la laicità non è “concetto statico e ingessato” bensì “evolutivo e dinamico”, capace di promuovere “una costante collaborazione tra autorità civili ed ecclesiastiche per il bene dell’intera collettività, rimanendo ciascuno nei limiti delle proprie competenze e del proprio spazio”.
“Sana laicità – ha scandito Francesco – significa liberare la religione dal peso della politica e arricchire quest’ultima con gli apporti della religione, mantenendo tra loro una necessaria distanza, una chiara distinzione e la necessaria collaborazione tra le due”. In questo modo, ha continuato, si potranno liberare “più energie e più sinergie”, “senza pregiudizi e senza opposizioni di principio”, in un dialogo “aperto, franco e fecondo”.
Per il Papa la laicità è dunque la cornice in cui si può cogliere “la bellezza e l’importanza della pietà popolare”, espressione proposta da Paolo VI nella Evangelii Nuntiandi, una dimensione, ha rilevato Francesco, profondamente radicata in Corsica ed espressa con simboli, costumi, riti, tradizioni, processioni, attività caritative delle confraternite, Rosari e forme di devozione che alimentano tutte una “cittadinanza costruttiva dei cristiani”.
“Tante volte, qualche intellettuale, quale teologo, non capisce questo”, ha poi ripreso il Pontefice abbandonando il testo scritto. La pratica della pietà popolare, ha rimarcato, “attira e coinvolge anche persone che sono sulla soglia della fede”, che in essa “ritrovano l’esperienza delle proprie radici e dei propri affetti, insieme a ideali e valori che ritengono utili per la propria vita e per la società”. “La pietà popolare, esprimendo la fede con questi gesti semplici e linguaggi simbolici radicati nella cultura del popolo, rivela – ha descritto Francesco – la presenza di Dio nella carne viva della storia, irrobustisce la relazione con la Chiesa e spesso diventa occasione di incontro, di scambio culturale, e occasione di festa. È curioso: una pietà che non sia festosa, festiva non ha buon odore; non è una pietà che viene dal popolo. È una pietà troppo distillata…”
Ma la pietà popolare rappresenta anche una realtà su cui vigilare perché, ha ammonito Francesco, c’è il rischio che essa “venga usata, strumentalizzata da aggregazioni che intendono rafforzare la propria identità in modo polemico, alimentando i particolarismi, le contrapposizioni, gli atteggiamenti escludenti”. Quando riesce a comunicare la fede cristiana e i valori culturali di un popolo, unendo i cuori e amalgamando una comunità, allora ne nasce un frutto importante che ricade sull’intera società, e anche sulle relazioni tra le istituzioni civili e politiche e la Chiesa.
“La fede – dunque – non rimane un fatto privato” e bisogna “stare attenti a questo sviluppo eretico della privatizzazione della fede”.
Il Papa ha indicato invece un impegno “verso tutti”, per “la crescita umana, il progresso sociale e la cura del creato, nel segno della carità”. Da questo humus può svilupparsi “il dialogo costante” tra mondo religioso e mondo laico.
In proposito Bergoglio ha rivolto un incoraggiamento ai giovani ad “impegnarsi ancora più attivamente nella vita socio-culturale e politica, con lo slancio degli ideali più sani e la passione per il bene comune”. Mentre a pastori, fedeli, politici e chiunque rivesta responsabilità pubbliche, ha suggerito di “restare sempre vicini al popolo, ascoltandone i bisogni, cogliendone le sofferenze, interpretandone le speranze, perché ogni autorità cresce solo nella prossimità”.
“I pastori – ha concluso – devono avere queste vicinanze: vicinanza a Dio; vicinanza con gli altri pastori; vicinanza ai sacerdoti; vicinanza ai popoli, che sono così vicini. Questi sono i veri pastori. Ma il pastore che non ha questa vicinanza, neppure alla storia cultura, è semplicemente ‘monsier l’abbéì. Non è un pastore!”
Alla Messa celebrata nel pomeriggio davanti almeno a 15 mila fedeli Bergoglio ha parlato di speranza. Il Pontefice ha chiesto ai cristiani di annunciare sempre la speranza. «Purtroppo sappiamo bene che non mancano tra le nazioni gravi motivi di dolore: miseria, guerre, corruzione, violenza». «Pensiamo ai bambini nelle terre di guerre», ha aggiunto.
«La Parola di Dio, però, ci incoraggia sempre. Davanti alle devastazioni che opprimono i popoli, la Chiesa – ha sottolineato Papa Francesco nell'omelia della messa nella Place d'Austerlitz di Ajaccio – annuncia una speranza certa». «E allora il nostro impegno per la pace e la giustizia trova nella sua venuta una forza inesauribile. In ogni tempo e in qualsiasi tribolazione, Cristo è la fonte della nostra gioia». Francesco ha invitato anche a non pensare solo a se stessi. «Chi ha la mente occupata in pensieri egocentrici smarrisce la letizia dell'animo: anziché vegliare con speranza, dubita del futuro. Tutto preso da progetti mondani, non attende l'opera della Provvidenza».
«Quanto sono diffusi questi mali spirituali, oggi, specialmente là dove dilaga il consumismo», ha proseguito. «Questi giorni vedevo a Roma sulle strade tanta gente a fare le spese con l'ansia di consumismo che poi svanisce e non lascia niente».
«Una società così invecchia insoddisfatta, perché non sa donare: chi vive per sé stesso non sarà mai felice», ha concluso il Papa parlando dall'altare piazzato proprio sotto l'enorme statua di Napoleone Bonaparte (nato nell'isola) che domina la Place d'Austerlitz.
Nell'omelia della messa ad Ajaccio complimentandosi con i Corsi il Papa ha affermato: «mai ho visto tanti bambini come qui e ho visto solo due cagnolini. Cari fratelli, fate figli che farà la vostra gioia, la vostra consolazione nel futuro». «Mai ho visto – ha aggiunto il Pontefice – tanti bambini come qui, solo a Timor Est».
Durante la giornata il Papa ha anche lanciato un appello alla pace per il mondo intero: "Ucraini e russi si intendano!" ha auspicato Bergoglio. Prima di lasciare la Corsica il Pontefice si è incontrato con il presidente francese Macron.
Le Highlights della Messa ad Ajaccio
https://youtu.be/zQRkMkyUHTY?si=qYroc3VEpDoO_s5rfonte: farodiroma/agenzie/red
All'udienza generale, Francesco inaugura un nuovo ciclo di catechesi per il Giubileo, dal titolo “Gesù Cristo nostra speranza"
Il libro «Life, la mia storia nella storia» arriverà in versione cinematografica. Il Papa ringrazia definendo il cinema «una forma di poesia».
Come con il suo rappresentante in Ucraina, Francesco invia una lettera al nunzio nella Federazione russa per i mille giorni del conflitto. “La sofferenza degli innocenti è denuncia potente contro ogni forma di violenza”, afferma il Pontefice, incoraggiando “a rinnovati sforzi diplomatici per fermare la progressione del confitto”.