È una intervista che dà una scossa, nel senso di una salutare sveglia un po' a tutti i credenti riguardo all'attualità della persona di Gesù Cristo e del suo messaggio nella vita di ogni cristiano, quella rilasciata al Corriere della Sera dal cardinale e teologo italiano Gianfranco Ravasi presidente del Pontificio consiglio della cultura e da anni autore di riflessioni sulla religione e sulla società apprezzate anche da molte persone non credenti. L'intervista al porporato è ispirata dalla pubblicazione di un nuovo lavoro di Ravasi, una biografia su Paolo di Tarso uscita da pochi giorni per Raffaello Cortina Editore con il titolo "Ero un blasfemo, un persecutore, un violento", secondo un'espressione dello stesso San Paolo nella prima lettera al suo discepolo Timoteo.
Nell'intervista al Corriere della Sera, il cardinale oltre a soffermarsi sulla figura dell'apostolo delle genti, affronta il nocciolo dell'universalità del messaggio del cristianesimo annunciato da Gesù Cristo che è la pagina delle beatitudini. "E Gesù porta alle estreme conseguenze questo messaggio rivoluzionario, con la sua morte e la sua ascensione, che trasfigura tutta la realtà e tutto l’essere. Come scrive san Paolo ai Romani: 'La creazione stessa attende con impazienza la trasfigurazione dei figli di Dio'". Ravasi parla anche della secolarizzazioni di città come Milano e Roma arrivando a dire che "se Cristo tenesse oggi in piazza il discorso delle beatitudini, arriverebbe la Digos a chiedergli i documenti". Altri temi sono la vita eterna e la risurrezione.
Riguardo all’abitudine di alcuni politici di mostrare in pubblico simboli religiosi, Ravasi definisce «pericolosa» questa pratica, e non necessariamente segno di fede. «È strumentalizzare simboli che conservano una potenza straordinaria, e proprio per questo non vanno sfregiati impugnandoli a fini estrinseci».
Leggi qui: l'intervista completa al cardinale Ravasi
Forti le parole del leader della Chiesa greco ortodossa di Antiochia, vero e proprio «manifesto» delle attese di tanti cristiani siriani
Il messaggio lancia un appello per la liberazione “degli ostaggi, dei prigionieri, il ritorno dei senzatetto e degli sfollati, la cura dei malati e dei feriti, il ripristino delle proprietà sequestrate o minacciate e la ricostruzione di tutte le strutture civili che sono state danneggiate o distrutte”.
Oggi, 12 dicembre, è la sua festa. La testimonianza di quanto la purezza del cuore possa far fiorire nel mondo la bellezza.