La notizia era prevista ed attesa. L'arcivescovo Viganò, già Nunzio apostolico negli Stati Uniti, per le sue note "affermazioni pubbliche dalle quali risulta il rifiuto di riconoscere e sottomettersi al Sommo Pontefice, della comunione con i membri della Chiesa a lui soggetti e della legittimità e dell’autorità magisteriale del Concilio Ecumenico Vaticano II" incorre nella scomunica "latae sententiae ex can. 1364 § 1 CIC. La rimozione della censura in questi casi è riservata alla Sede Apostolica". La decisione è stata comunicata a S.E.R. Mons. Viganò in data 5 luglio 2024, oggi.
L'arcivescovo è "accusato del delitto riservato di scisma (cann. 751 e 1364 CIC; art. 2 SST)" e "all’esito del processo penale, S.E.R. Mons. Carlo Maria Viganò è stato riconosciuto colpevole del delitto riservato di scisma".
Ricordiamo che Viganò, in rottura con la Santa Sede, si era fatto riconsacrare vescovo non molto tempo fa, dallo scismatico mons. Williamson. Quest'ultimo era vescovo presso la Fraternità San Pio X (lefebvriani) che però lo ha espulso perché, tra altre cose, negazionista dell'Olocausto.
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Molti i temi evocati da Francesco: la denuncia della guerra, la situazione "ignobile" a Gaza, il terrorismo in Germania e Usa, l’antisemitismo, le persecuzioni religiose, il diritto all'aborto "inaccettabile", le insidie delle nuove tecnologie e la cancel culture.
All’udienza generale Francesco riflette “sulla piaga del lavoro minorile”, tuttora dilagante, e denuncia che in ogni parte della terra ci sono minori "sfruttati da un’economia che non rispetta la vita" e che così "brucia il più grande giacimento di speranza e di amore".
In un messaggio dal suo account X il Papa si dice vicino preghiera a chi “soffre a causa dei conflitti in atto”. Le celebrazioni nelle comunità cattoliche e ortodosse che seguono il calendario giuliano.