di don Arturo Cattaneo
"Signore, insegnaci a pregare". Con queste parole gli Apostoli si rivolsero a Gesù e queste stesse parole saranno il motto del 2024, Anno della preghiera, durante il quale anche noi, discepoli di Cristo, siamo chiamati a riscoprire il valore della preghiera quotidiana nella nostra vita.
Nella presentazione dell’iniziativa, in sala stampa vaticana, Mons. Fisichella ha auspicato che questo sia un anno in cui riscoprire “come pregare, e soprattutto come educare a pregare oggi, nell’epoca della cultura digitale, in modo che la preghiera possa essere efficace e feconda”.
Nella prefazione di “Pregare oggi. Una sfida da vincere”, il primo dei libri che il Dicastero per l’Evangelizzazione sta per pubblicare, il Papa scrive: “La preghiera è il respiro della fede, è la sua espressione più propria. Come un grido silenzioso che esce dal cuore di chi crede e si affida a Dio”. In questo anno, con il Giubileo alle porte, afferma il Santo Padre, “siamo invitati a diventare più umili e a lasciare spazio alla preghiera che sgorga dallo Spirito Santo”.
Realmente, fin dall’inizio del suo pontificato, quello della preghiera è stato uno dei temi più ricorrenti, tema al quale ha dedicato ben 38 udienze generali nel corso del 2020 e del 2021 con riflessioni e suggerimenti profondi e al contempo semplici, concreti, pieni di buon senso e anche di quel suo buon umore che lo caratterizza.
Nei prossimi mesi il Papa darà vita ad una “Scuola di preghiera”, ma saranno soprattutto le Chiese locali ad essere chiamate a sviluppare iniziative che aiutino i fedeli a riscoprire la preghiera come “nutrimento per la vita cristiana di fede, speranza e carità”.
Per questi motivi ho raccolto in una piccola antologia frasi e considerazioni di Papa Francesco che mi sono sembrate particolarmente significative per meglio comprendere perché e come pregare.
Testi di Papa Francesco raccolti da don Arturo Cattaneo
Il Santo Padre parla della preghiera praticamente in ogni suo documento, esortazione, omelia, lettera, udienza, ecc. Un tema al quale egli ha inoltre dedicato ben 38 udienze generali nel corso del 2020 e del 2021. Si possono scaricare con questo link:
A continuazione trovate le sue frasi o riflessioni che mi sono sembrate particolarmente significative, ordinate in sei capitoli.
1) Cos’è la preghiera
La preghiera è il respiro dell’anima, è il respiro della fede. In un rapporto di fiducia, in un rapporto di amore, non può mancare il dialogo, e la preghiera è il dialogo dell’anima con Dio. È importante trovare dei momenti nella giornata per aprire il cuore a Dio, anche con parole semplici (Discorso, 14.XII.2014).
La preghiera del cristiano nasce da una rivelazione: il “Tu” che non è rimasto avvolto nel mistero, ma è entrato in relazione con noi… La preghiera del cristiano entra in relazione con il Dio dal volto tenerissimo, che non vuole incutere alcuna paura agli uomini. Questa è la prima caratteristica della preghiera cristiana. Se gli uomini erano da sempre abituati ad avvicinarsi a Dio un po’ intimiditi, un po’ spaventati da questo mistero affascinante e tremendo, se si erano abituati a venerarlo con un atteggiamento servile, simile a quello di un suddito che non vuole mancare di rispetto al suo signore, i cristiani si rivolgono invece a Lui osando chiamarlo in modo confidente con il nome di “Padre”. Anzi, Gesù usa l’altra parola: “papà” (Udienza generale, 13.V.2020).
La preghiera è l’incontro con Dio, con Dio che non delude mai; con il Dio fedele alla sua parola; con Dio che non abbandona i suoi figli (Omelia, 29.VI.2015).
Pregare è riconsegnare il tempo a Dio, uscire dalla ossessione di una vita alla quale manca sempre il tempo, ritrovare la pace delle cose necessarie, e scoprire la gioia di doni inaspettati (Udienza Generale, 26.VIII.2015).
2) Perché pregare
Perché prego? Prego, perché ho bisogno. Questo lo sento, che mi spinge, come se Dio mi chiamasse per parlare (Intervista di Papa Francesco con giovani del Belgio, 31.III.2014).
L’incontro con Dio nella preghiera vi aiuterà a conoscere meglio il Signore e voi stessi. La voce di Gesù farà ardere i vostri cuori e si apriranno i vostri occhi per riconoscere la sua presenza nella vostra storia, scoprendo così il progetto d’amore che Lui ha per la vostra vita (Messaggio per la XXX GMG, 17.II.2015).
La preghiera ci dona la grazia di vivere fedeli al progetto di Dio (Udienza Generale, 17.IV.2013).
Ogni storia è unica, ma tutte partono da un incontro che illumina nel profondo, che tocca il cuore e coinvolge tutta la persona: affetto, intelletto, sensi, tutto. È un amore così grande, così bello, così vero, che merita tutto e merita tutta la nostra fiducia (Esortazione apostolica Christus vivit 156).
Un altro elemento importante è la consapevolezza di sentirsi parte di un disegno più grande, a cui si desidera offrire il proprio contributo (Udienza generale, 7.XII.2022).
Dio ci chiama a combattere con Lui, ogni giorno, ogni momento, per vincere il male con il bene (Discorso, 20.X.2013).
La fede non ci toglie dal mondo, ma ci inserisce più profondamente in esso. Questo è molto importante! Dobbiamo andare in profondità nel mondo, ma con la forza della preghiera. Ognuno di noi, infatti, svolge un ruolo speciale nella preparazione della venuta del Regno di Dio nel mondo (Discorso tenuto a Manila, 16.I.2015).
La preghiera, il digiuno e l’elemosina ci aiutano a non farsi dominare dalle cose che appaiono: quello che conta non è l’apparenza; il valore della vita non dipende dall’approvazione degli altri o dal successo, ma da quanto abbiamo dentro (Omelia, 05.III.2014).
La preghiera preserva l’uomo dal protagonismo per cui tutto gira attorno a sé, dall’indifferenza e dal vittimismo (Discorso, 15.VI.2014).
Con la preghiera permettiamo allo Spirito Santo di illuminarci e consigliarci su ciò che in quel momento dobbiamo fare (Udienza Generale, 07.V.2014).
Senza la preghiera il nostro agire diventa vuoto e il nostro annunciare non ha anima, perché non è animato dallo Spirito (Udienza Generale, 22.V.2013).
La preghiera non è un calmante per attenuare le ansietà della vita; o, comunque, una preghiera di tal genere non è sicuramente cristiana. Piuttosto la preghiera responsabilizza ognuno di noi (Udienza generale, 21.X.2020).
La prima motivazione per evangelizzare è l’amore di Gesù che abbiamo ricevuto, l’esperienza di essere salvati da Lui che ci spinge ad amarlo sempre di più. Però, che amore è quello che non sente la necessità di parlare della persona amata, di presentarla, di farla conoscere? Se non proviamo l’intenso desiderio di comunicarlo, abbiamo bisogno di soffermarci in preghiera per chiedere a Lui che torni ad affascinarci. Abbiamo bisogno d’implorare ogni giorno, di chiedere la sua grazia perché apra il nostro cuore freddo e scuota la nostra vita tiepida e superficiale… Che dolce è stare davanti a un crocifisso, o in ginocchio davanti al Santissimo, e semplicemente essere davanti ai suoi occhi! Quanto bene ci fa lasciare che Egli torni a toccare la nostra esistenza e ci lanci a comunicare la sua nuova vita! (Esortazione apostolica Evangelii gaudium).
3) Come pregare
Semplicità, umiltà, attenzione, comprensione e silenzio: sono le cinque qualità che corrispondono alle cinque dita.
Il pollice è il dito più grande, per questo è anche il dito della preghiera di lode a Dio. Ma è, anche, il dito più vicino a noi e ci indice a pregare per le persone a noi più vicine, per i nostri cari, per gli amici.
L’indice è il dito che insegna, che ci indica la strada e il cammino da seguire. Preghiamo per tutti coloro che, nella vita ci insegnano o ci insegneranno qualcosa.
Il dito medio ricorda chi ci governa. A loro, Dio ha affidato le sorti delle nazioni e, per loro, preghiamo affinché seguano sempre gli insegnamenti di Gesù nel loro dovere.
L’anulare è il dito della promessa: preghiamo Dio perché protegga le persone che più amiamo, ma anche le persone più deboli e in difficoltà.
Il dito mignolo è quello più piccolo. Ci insegna e ricorda di pregare per i bambini. Ci ricorda anche di farci piccoli come loro e di non cadere in superbia.
Pregare in un modo semplice, ma concreto al tempo stesso. E, siccome abbiamo due mani, la preghiera può esser anche ripetuta una seconda volta. Perché sappiamo bene che “pregare è l’ossigeno della nostra anima” e della nostra vita spirituale (Scritto da Jorge Mario Bergoglio, quando era arcivescovo di Buenos Aires).
La preghiera vera è familiarità e confidenza con Dio, non è recitare preghiere come un pappagallo… Stare in preghiera non significa dire parole, parole, parole: no, aprire il cuore a Gesù, avvicinarsi a Gesù, lasciare che entri nel mio cuore e mi ci faccia sentire la sua presenza. E lì possiamo discernere quando è Gesù o quando siamo noi con i nostri pensieri, tante volte lontani da Gesù. Chiediamo questa grazia: di vivere una relazione di amicizia con il Signore, come un amico parla all’amico (Udienza generale, 28.IX.2022).
Quando preghiamo dobbiamo essere umili: questo è il primo atteggiamento per andare a pregare. Così le nostre parole saranno effettivamente delle preghiere e non un vaniloquio che Dio respinge (Udienza generale, 26.V.2021).
All’origine di ogni vocazione c’è sempre un’esperienza forte di Dio, un’esperienza che non si dimentica, la si ricorda per tutta la vita! Dio ci sorprende sempre! È Dio che chiama; però è importante avere un rapporto quotidiano con Lui, ascoltarlo in silenzio davanti al Tabernacolo e nell’intimo di noi stessi, parlargli, accostarsi ai Sacramenti. Avere questo rapporto familiare con il Signore è come tenere aperta la finestra della nostra vita, perché Lui ci faccia sentire la sua voce, che cosa vuole da noi (Ai giovani ad Assisi, 5.X.2013).
Questa è la strada per accogliere Dio, non la bravura, ma l’umiltà: riconoscersi peccatori. Confessando, prima di tutto a sé stesso e poi al sacerdote nel sacramento della riconciliazione, i propri peccati, le proprie mancanze, le proprie ipocrisie; scendere dal piedistallo e immergersi nell’acqua del pentimento (Angelus, 4.XII.2022).
Occorre toglierci le nostre maschere – ognuno di noi ne ha – e metterci in coda con gli umili; per liberarci dalla presunzione di crederci autosufficienti, per andare a confessare i nostri peccati, quelli nascosti, e accogliere il perdono di Dio, per chiedere scusa a chi abbiamo offeso. Così comincia una vita nuova (Angelus, 4.XII.2022).
La preghiera purifica incessantemente il cuore. La lode e la supplica a Dio prevengono l’indurimento del cuore nel risentimento e nell'egoismo (Udienza Generale, 11.III.2015).
Lo Spirito Santo è quello che dà vita all’anima! Lasciatelo entrare. Parlate con lo Spirito così come parlate con il Padre, come parlate con il Figlio: parlate con lo Spirito Santo – che non ha niente di paralitico! In Lui c’è la forza della Chiesa, è quello che ti porta avanti (Udienza generale, 21.XII.2022).
Con l’amico parliamo, condividiamo le cose più segrete. Con Gesù pure conversiamo. La preghiera è una sfida e un’avventura. E che avventura! Ci permette di conoscerlo sempre meglio, di entrare nel suo profondo e di crescere in un’unione sempre più forte. La preghiera ci permette di raccontargli tutto ciò che ci accade e di stare fiduciosi tra le sue braccia, e nello stesso tempo ci regala momenti di preziosa intimità e affetto, nei quali Gesù riversa in noi la sua vita. Pregando “facciamo il suo gioco”, gli facciamo spazio perché Egli possa agire e possa entrare e possa vincere (Esortazione apostolica Christus vivit 155).
Così è possibile arrivare a sperimentare un’unità costante con Lui, che supera tutto ciò che possiamo vivere con altre persone: “Non vivo più io, ma Cristo vive in me” (Gal 2,20). Non privare la tua giovinezza di questa amicizia. Potrai sentirlo al tuo fianco non solo quando preghi. Riconoscerai che cammina con te in ogni momento. Cerca di scoprirlo e vivrai la bella esperienza di saperti sempre accompagnato. È quello che hanno vissuto i discepoli di Emmaus quando, mentre camminavano e conversavano disorientati, Gesù si fece presente e “camminava con loro” (Lc 24,15) (Esortazione apostolica Christus vivit 156).
Un giovane al Papa: “Mi può spiegare come prega Lei e perché prega? Il più concretamente possibile…”.
Come prego… Tante volte prendo la Bibbia, leggo un po’, poi la lascio e mi lascio guardare dal Signore: quella è l’idea più comune della mia preghiera. Mi lascio guardare da Lui. E io sento – ma non è sentimentalismo – sento profondamente le cose che il Signore mi dice. Alcune volte non parla… niente, vuoto, vuoto, vuoto… ma paziente-mente sto lì, e così prego… Sono seduto, prego seduto, perché mi fa male inginocchiarmi, e alcune volte mi addormento nella preghiera… È anche una maniera di pregare, come un figlio con il Padre, e questo è importante: mi sento figlio con il Padre (Intervista di Papa Francesco con giovani del Belgio, 31.III.2014).
4) Gesù, maestro di preghiera
Gesù fa costantemente ricorso alla forza della preghiera. I Vangeli ce lo mostrano quando si ritira in luoghi appartati a pregare. Si tratta di osservazioni sobrie e discrete, che lasciano solo immaginare quei dialoghi oranti. Esse testimoniano però chiaramente che, anche nei momenti di maggiore dedizione ai poveri e ai malati, Gesù non tralasciava mai il suo dialogo intimo con il Padre. Quanto più era immerso nei bisogni della gente, tanto più sentiva la necessità di riposare nella Comunione trinitaria, di tornare con il Padre e lo Spirito. Nella vita di Gesù c’è dunque un segreto, nascosto agli occhi umani, che rappresenta il fulcro di tutto. La preghiera di Gesù è una realtà misteriosa, di cui intuiamo solo qualcosa, ma che permette di leggere nella giusta prospettiva l’intera sua missione. In quelle ore solitarie – prima dell’alba o nella notte – Gesù si immerge nella sua intimità con il Padre, vale a dire nell’Amore di cui ogni anima ha sete…
È la preghiera il timone che guida la rotta di Gesù. A dettare le tappe della sua missione non sono i successi, non è il consenso, non è quella frase seducente “tutti ti cercano”. A tracciare il cammino di Gesù è la via meno comoda, che però obbedisce all’ispirazione del Padre, che Gesù ascolta e accoglie nella sua preghiera solitaria…
Dall’esempio di Gesù possiamo ricavare alcune caratteristiche della preghiera cristiana. Anzitutto essa possiede un primato: è il primo desiderio della giornata, qualcosa che si pratica all’alba, prima che il mondo si risvegli. Essa restituisce un’anima a ciò che altrimenti resterebbe senza respiro. Un giorno vissuto senza preghiera rischia di trasformarsi in un’esperienza fastidiosa, o noiosa: tutto quello che ci capita potrebbe per noi volgersi in un mal sopportato e cieco destino. Gesù invece educa all’obbedienza, alla realtà e dunque all’ascolto. La preghiera è anzitutto ascolto e incontro con Dio. I problemi di tutti i giorni, allora, non diventano ostacoli, ma appelli di Dio stesso ad ascoltare e incontrare chi ci sta di fronte. Le prove della vita si mutano così in occasioni per crescere nella fede e nella carità. Il cammino quotidiano, comprese le fatiche, acquista la prospettiva di una “vocazione”. La preghiera ha il potere di trasformare in bene ciò che nella vita sarebbe altrimenti una condanna; la preghiera ha il potere di aprire un orizzonte grande alla mente e di allargare il cuore.
In secondo luogo, la preghiera è un’arte da praticare con insistenza. Gesù stesso ci dice: bussate, bussate, bussate. Tutti siamo capaci di preghiere episodiche, che nascono dall’emozione di un momento; ma Gesù ci educa a un altro tipo di preghiera: quella che conosce una disciplina, un esercizio, e viene assunta entro una regola di vita. Una preghiera perseverante produce una trasformazione progressiva, rende forti nei periodi di tribolazione, dona la grazia di essere sostenuti da Colui che ci ama e ci protegge sempre.
Un’altra caratteristica della preghiera di Gesù è la solitudine. Chi prega non evade dal mondo, ma predilige i luoghi deserti. Là, nel silenzio, possono emergere tante voci che nascondiamo nell’intimo: i desideri più rimossi, le verità che ci ostiniamo a soffocare e così via. E, soprattutto, nel silenzio parla Dio. Ogni persona ha bisogno di uno spazio per sé stessa, dove coltivare la propria vita interiore, dove le azioni ritrovano un senso. Senza vita interiore diventiamo superficiali, agitati, ansiosi – l’ansia come ci fa male! Per questo dobbiamo andare alla preghiera; senza vita interiore sfuggiamo dalla realtà, e anche sfuggiamo da noi stessi, siamo uomini e donne sempre in fuga.
Infine, la preghiera di Gesù è il luogo dove si percepisce che tutto viene da Dio e a Lui ritorna. A volte noi esseri umani ci crediamo padroni di tutto, oppure al contrario perdiamo ogni stima di noi stessi, andiamo da una parte all’altra. La preghiera ci aiuta a ritrovare la giusta dimensione, nella relazione con Dio, nostro Padre, e con tutto il creato. E la preghiera di Gesù infine è abbandonarsi nelle mani del Padre, come Gesù nell’orto degli ulivi, in quell’angoscia: “Padre se è possibile ..., ma si faccia la tua volontà”. L’abbandono nelle mani del Padre. È bello quando noi siamo agitati, un po’ preoccupati e lo Spirito Santo ci trasforma da dentro e ci porta a questo abbandono nelle mani del Padre: “Padre, si faccia la tua volontà” (Udienza generale, 4.XI.2020).
5) Ma se Dio non risponde alle nostre suppliche?
C’è una contestazione radicale alla preghiera, che deriva da una osservazione che tutti facciamo: noi preghiamo, domandiamo, eppure a volte le nostre preghiere sembrano rimanere inascoltate: ciò che abbiamo chiesto – per noi o per gli altri – non si è realizzato. Noi abbiamo questa esperienza, tante volte. Se poi il motivo per cui abbiamo pregato era nobile (come può essere l’intercessione per la salute di un malato, o perché cessi una guerra), il non esaudimento ci appare scandaloso. Per esempio, per le guerre: noi stiamo pregando perché finiscano le guerre, queste guerre in tante parti del mondo, pensiamo allo Yemen, pensiamo alla Siria, Paesi che sono in guerra da anni, da anni! Paesi martoriati dalle guerre, noi preghiamo e non finiscono. Ma come mai può essere questo? “Alcuni smettono perfino di pregare perché, pensano, la loro supplica non è esaudita” (Catechismo della Chiesa Cattolica, 2734). Ma se Dio è Padre, perché non ci ascolta? Lui che ha assicurato di dare cose buone ai figli che gliele chiedono (cfr Mt 7,10), perché non risponde alle nostre richieste? Tutti noi abbiamo esperienza di questo: abbiamo pregato, pregato, per la malattia di questo amico, di questo papà, di questa mamma e poi se ne sono andati, Dio non ci ha esauditi. È un’esperienza di tutti noi.
Il Catechismo ci offre una buona sintesi sulla questione. Ci mette in guardia dal rischio di non vivere un’autentica esperienza di fede, ma di trasformare la relazione con Dio in qualcosa di magico. La preghiera non è una bacchetta magica: è un dialogo con il Signore. In effetti, quando preghiamo possiamo cadere nel rischio di non essere noi a servire Dio, ma di pretendere che sia Lui a servire noi (cfr n. 2735). Ecco allora una preghiera che sempre reclama, che vuole indirizzare gli avvenimenti secondo il nostro disegno, che non ammette altri progetti se non i nostri desideri. Gesù invece ha avuto una grande sapienza mettendoci sulle labbra il “Padre nostro”. È una preghiera di sole domande, come sappiamo, ma le prime che pronunciamo sono tutte dalla parte di Dio. Chiedono che si realizzi non il nostro progetto, ma la sua volontà nei confronti del mondo. Meglio lasciar fare a Lui: “Sia santificato il tuo nome, venga il tuo Regno, sia fatta la tua volontà” (Mt 6,9-10) (Udienza generale, 26.V.2021).
6) L’esempio e l’aiuto della Madonna
Maria non dirige autonomamente la sua vita: aspetta che Dio prenda le redini del suo cammino e la guidi dove Egli vuole. È docile, e con questa sua disponibilità predispone i grandi avvenimenti che coinvolgono Dio nel mondo…
Non c’è modo migliore di pregare che mettersi come Maria in un atteggiamento di apertura, di cuore aperto a Dio: “Signore, quello che Tu vuoi, quando Tu vuoi e come Tu vuoi”. Cioè, il cuore aperto alla volontà di Dio…
Maria accompagna in preghiera tutta la vita di Gesù, fino alla morte e alla risurrezione; e alla fine continua, e accompagna i primi passi della Chiesa nascente (cfr At 1,14). Maria prega con i discepoli che hanno attraversato lo scandalo della croce. Prega con Pietro, che ha ceduto alla paura e ha pianto per il rimorso. Maria è lì, con i discepoli, in mezzo agli uomini e alle donne che suo Figlio ha chiamato a formare la sua Comunità…
Maria accompagna i discepoli nei primi passi della Chiesa nella preghiera, aspettando lo Spirito Santo. In silenzio, sempre in silenzio. La preghiera di Maria è silenziosa. Il Vangelo ci racconta soltanto una preghiera di Maria: a Cana, quando chiede a suo Figlio, per quella povera gente, che sta per fare una figuraccia nella festa…
Maria non dice mai: “Venite, io risolverò le cose”. Ma dice: “Fate quello che Lui vi dirà”, sempre indicando con il dito Gesù…
Qualcuno ha paragonato il cuore di Maria a una perla di incomparabile splendore, formata e levigata dalla paziente accoglienza della volontà di Dio attraverso i misteri di Gesù meditati in preghiera. Che bello se anche noi potremo assomigliare un po’ alla nostra Madre! Con il cuore aperto alla Parola di Dio, con il cuore silenzioso, con il cuore obbediente, con il cuore che sa ricevere la Parola di Dio e la lascia crescere come un seme del bene della Chiesa (Udienza generale, 18.XI.2020).