Guarda ai patroni di Roma, Papa Francesco: Pietro, "il pescatore di Galilea che Gesù fece pescatore di uomini"; Paolo, "il fariseo persecutore della Chiesa trasformato dalla Grazia in evangelizzatore delle genti”. La loro storia, il loro zelo apostolico, siano esempio per tutti nonché lo sprone a "costruire una Chiesa e una società dalle porte aperte", dice ai circa 5500 fedeli riuniti per la Messa della Solennità di oggi, 29 giugno, dei due apostoli nella Basilica vaticana, luogo in cui è custodita la statua del primo vicario di Cristo, a cui milioni di persone ogni anno rendono omaggio.
Quale è il significato profondo del simbolo delle chiavi con cui Pietro viene raffigurato nell'iconografia e di cui si parla nelle Scritture? Sono chiavi per aprire, non per chiudere. Questo il messaggio espresso da Francesco all'Angelus nella solennità dei Santi Apostoli Pietro e Paolo, in cui sottolinea per due volte che "un’autorità che non è servizio è dittatura".
Le chiavi, spiega il Papa che in mattinata aveva presieduto la Messa nella Basilica vaticana, rappresentano il ministero di autorità che Gesù gli ha affidato a servizio di tutta la Chiesa. Il Pontefice si sofferma su un aspetto fondamentale per sottolineare il Regno dei Cieli non è una reggia inaccessibile ma un ambiente poroso.
Le chiavi di Pietro, infatti, sono le chiavi di un Regno, che Gesù non descrive come una cassaforte o una camera blindata, ma con altre immagini: un piccolo seme, una perla preziosa, un tesoro nascosto, una manciata di lievito (cfr Mt 13,1-33), cioè come qualcosa di prezioso e di ricco, sì, ma al tempo stesso di piccolo e di non appariscente. Per raggiungerlo, perciò, non serve azionare meccanismi e serrature di sicurezza, ma coltivare virtù come la pazienza, l’attenzione, la costanza, l’umiltà.
Francesco precisa che Pietro per primo, per aprire la porta a Gesù, ha dovuto convertirsi e, ricorda, "non è stato facile" per lui. Ha peraltro dovuto capire che l’autorità è un servizio. L'apostolo ha sperimentato "non senza fatica e con tante cadute" la sequela fino al martirio, nell'adesione allo spirito originario del messaggio di Cristo.
La missione che Gesù affida a Pietro non è quella di sbarrare le porte di casa, permettendo l’accesso solo a pochi ospiti selezionati, ma di aiutare tutti a trovare la via per entrare, nella fedeltà al Vangelo di Gesù. A tutti. Tutti, tutti tutti possono entrare.
Come di consueto, la catechesi all'Angelus domenicale, si conclude con una serie di domande poste dal Papa per il discernimento personale e comunitario. Tra questi interrogativi centrali: siamo custodi accoglienti per gli altri? "E per farlo, mi lascio “limare”, addolcire, modellare da Gesù e dal suo Spirito, che abita in me?". È sempre l'esempio di Pietro, pur nei suoi limiti, a illuminarci.
Pietro ha ricevuto le chiavi del Regno non perché era perfetto, no: è un peccatore; ma perché era umile e onesto e il Padre gli aveva donato una fede schietta (cfr Mt 16,17). Perciò, affidandosi alla misericordia di Dio, ha saputo sostenere e fortificare, come gli era stato chiesto, anche i suoi fratelli (cfr Lc 22,32).
Vatican News/red
Molti i temi evocati da Francesco: la denuncia della guerra, la situazione "ignobile" a Gaza, il terrorismo in Germania e Usa, l’antisemitismo, le persecuzioni religiose, il diritto all'aborto "inaccettabile", le insidie delle nuove tecnologie e la cancel culture.
All’udienza generale Francesco riflette “sulla piaga del lavoro minorile”, tuttora dilagante, e denuncia che in ogni parte della terra ci sono minori "sfruttati da un’economia che non rispetta la vita" e che così "brucia il più grande giacimento di speranza e di amore".
In un messaggio dal suo account X il Papa si dice vicino preghiera a chi “soffre a causa dei conflitti in atto”. Le celebrazioni nelle comunità cattoliche e ortodosse che seguono il calendario giuliano.