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Parola del giorno rito Romano | Ambrosiano (10 maggio 2025)
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  • Papa Leone XIV: un ponte tra il Sud globale e la Chiesa universale

    di Laura Quadri

    La cittadinanza peruviana, «segno di un’appartenenza», e le prime parole, dalla loggia in San Pietro, rivolte con visibile commozione anche in spagnolo proprio alla popolazione peruviana e particolarmente alla sua diocesi sudamericana, vissuta, amata e conosciuta da missionario. Un gesto, le prime parole anche in spagnolo, nel ricordo vivido dei luoghi e dei volti incontrati nel proprio lavoro pastorale, svolto lungo gli anni, nell’arcidiocesi di Trujillo, soprattutto nella periferia povera della città e tra i giovani, e prima ancora, dal 1984, nella missione agostiniana di Chulucanas, a Piura; infine, dal 2014, con una serie di nomine volute da Papa Francesco, come amministratore apostolico di Chiclayo dapprima, vescovo della Diocesi di Sufar in seguito e, poi, amministratore apostolico della diocesi di Callao.

    A commentare questi aspetti del vissuto di Papa Leone XIV, il «più latinoamericano dei vescovi americani», come si è ricordato, ritroviamo, padre Dario Bossi, missionario comboniano in Brasile, membro della «Rete Ecclesiale Panamazzonica» e della rete «Iglesias y Minería», in Brasile da 20 anni e già padre sinodale al Sinodo sull’Amazzonia nel 2019.

    L’attenzione al Sud globale, la sua priorità

    «Ho vari amici del Perù che stanno celebrando molto, perché lo sentono davvero vicino. Il suo saluto iniziale dalla loggia ha confermato in tutto questa vicinanza. Penso sia un gesto che rappresenta la volontà di mantenere un vincolo e il baricentro nell’America Latina e nel Sud globale. Per noi missionari è importante poter dire anche ufficialmente “appartengo a un popolo”, e il saluto che ha mandato dimostra questa volontà. Questo dà molta speranza. Mi ha inoltre molto colpito che abbia voluto unire a questo saluto il richiamo alla “pace disarmante”: è un richiamo storico, nel contesto attuale, nel quale Stati Uniti ed Europa stanno ancora scommettendo su una pace che sia basata sulle armi. Certo, è un discorso ancora informale, ma il riferimento è fondamentale. Abbiamo dei bei segni, di continuità con Papa Francesco e la sua linea pastorale, anche se forse il suo stile potrà essere diverso».

    Coerente e vicino ai poveri

    Padre Bossi, in queste ore, è in contatto con diversi fedeli peruviani: «Mi dicono che nel tempo di servizio in Perù è stato un uomo coerente, vicino ai poveri, ai migranti, impegnato anche contro il traffico di persone: un altro elemento forte da rilevare. E anche nel suo discorso c’è stato un riferimento esplicito all’importanza dei poveri nella Chiesa. È un Papa missionario, non dimentichiamolo: significa che è uscito dalla sua terra, ha fatto questa esperienza sulla sua pelle, l’esperienza di uscire, di incarnarsi, inculturarsi in un altro Paese. Sono queste le impressioni che stiamo condividendo ora tra di noi, in Sud America».

    In dialogo con la società

    Padre Bossi commenta anche il nome di Leone XIV: «Richiama l’insegnamento sociale della Chiesa, dà quindi una linea, quella del dialogo con la società, già cominciato con profondità nel Vaticano II e che ora più che mai deve essere messo in atto con un’opzione chiara per i poveri e per la giustizia, colonna portante della dottrina sociale della Chiesa. Mi auspico questo: che la scelta di questo nome sia coerente con quello che attuerà. E non dimentichiamo che frate Leone è stato il più grande amico di S. Francesco: ecco forse un altro segno di continuità tra i due papi».

    Spirito agostiniano e sinodalità

    Infine, il missionario, già padre sinodale, fa notare che «il tema della sinodalità sicuramente è importante e lo ha citato dalla loggia riprendendo S. Agostino, suo padre spirituale: “Con voi sono cristiano, per voi sono vescovo”. La sinodalità è per lui una sfida che non deve essere interrotta. Intervistato nelle scorse settimane, lo ha detto: non dobbiamo retrocedere a papa Francesco. Ecco, gli auguro che anche dentro la Chiesa abbia questa capacità di tracciare con continuità fedele i cammini di sinodalità, di ministeralità e di apertura di un nuovo volto ecclesiale, capace di rispondere sempre di più alle sfide dell’oggi».

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