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Parola del giorno rito Romano | Ambrosiano (13 maggio 2025)
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  • Papa Leone il 12 maggio durante l'incontro con i media in Vaticano COMMENTO

    Pensieri su Leone XIV dal "Cortile dei gentili"

    di don Michele Cerutti*

    Vivo il mio servizio in una realtà quella dell’Ospedale, che potremmo definire una sorta di “cortile dei gentili”, dove confluiscono uomini e donne di orientamento religioso differente, con atei e tiepidi che costituiscono una buona parte di coloro che frequentano questa realtà. Tutti chiedono a me cosa penso di papa Leone XIV se mi piace oppure no, cosa penso del nome scelto e del fatto che è americano non europeo e tanto meno italiano, visto la schiera di Papi provenienti dal Bel Paese.

    Prima considerazione che faccio ogni volta che mi pongono queste domande è molto semplice, ma costituisce il perno di risposta a tutti gli altri interrogativi: Lo Spirito Santo fa nuove tutte le cose. Certo, come tutti, sono rimasto sorpreso della scelta di questo Vicario di Cristo quando ho sentito pronunciare il nome. Chi è? Mi sono ricordato che nei giorni precedenti avevo scritto su dei bigliettini nomi di cardinali, invitando la gente a prenderli in un sacchetto a modo sorteggio, per sceglierne uno da affidare alla preghiera e Prevost lo avevo scritto un po’ di volte e avevo visto il suo curriculum. Il suo passato è ricco di impegni nella sua Congregazione e nella missione della Chiesa universale e questa è già una garanzia di una buona scelta. Se poi sia americano o europeo poco importa. Non penso proprio a scelte politiche come qualche interprete ha voluto subito attribuire. Non è poi americano in senso stretto, ma il suo lungo impegno in Perù lo rende panamericano, statunitense di origine, peruviano di adozione, in un mondo in cui è più facile trovare il contrario. Questo servizio in realtà povere lo rende capace di concretezza.

    Il mio pensiero è corso a Leone Magno e a Leone XIII

    La scelta di nome mi ha fatto pensare a Leone Magno e al suo pontificato segnato dall’affermazione di verità di fede sull’incarnazione, a lui dobbiamo le belle omelie sul Natale. Di questo Papa si afferma il coraggio nell’aver fermato Attila che voleva arrivare a Roma. Leone XIV in questo mondo si trova a fronteggiare una guerra mondiale a pezzi e deve attingere a quel coraggio. Poi ho guardato alla schiera di Papi che portano questo nome che hanno dovuto affrontare eresie come Leone II fino a Leone XIII, ultimo della lista, con il suo impegno nella stesura della Rerum Novarum in un contesto di industrializzazione e affermazione del comunismo come risposta al capitalismo selvaggio. Leone XIV ha da affrontare le sfide dell’intelligenza artificiale con le luci e le ombre di questa nuova rivoluzione. Guardando a papa Pecci e mettendolo in relazione a papa Prevost ho pensato all’ 8 maggio, come giorno in cui si ricorda l’apparizione di San Michele al Gargano e la mente mi ha portato alla preghiera che Leone XIII ha chiesto di elevare all’Arcangelo a protezione da satana. Tutte queste sono deduzioni, ma su tutte penso al fatto che la fumata bianca è avvenuta nel giorno della Madonna di Pompei e alla Vergine guardiamo mettendo sotto la Sua protezione Papa Prevost sicuri che anche lui, “dolce Cristo in terra”, secondo Santa Caterina da Siena e don Luigi Guanella, cerca rifugio nella certezza che Lei non disprezza le suppliche di chi è nella prova, ma ci libera da ogni preoccupazione.

    *cappellano dell’Ospedale San Giovanni di Bellinzona

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