di Laura Quadri
La pace. Praticata, vissuta, sperimentata giorno dopo giorno, nonostante le innegabili difficoltà. È questa la realtà del villaggio «Neve Shalom / Wahat al Salam», che in Israele offre oggi uno spazio dove famiglie palestinesi ed ebree – in tutto 350 abitanti – possano vivere insieme, seguendo dagli anni Settanta l’intuizione del fondatore, André Hussar (1911-1996). Una testimonianza risuonata con forza anche in Ticino, quando lo scorso mercoledì, invitati dalla Fondazione «Spitzer» a Lugano, Samah Salaime (donna palestinese, militante per i diritti delle donne) e Nir Sharon (ebreo, direttore scolastico), abitanti del villaggio, hanno portato all’attenzione del pubblico di Villa Ciani, nel contesto di un intervento pubblico, il frutto della loro esperienza. Ne parliamo con Moreno Bernasconi, Presidente della Fondazione Spitzer (nella foto).
Moreno Bernasconi, cosa unisce la Fondazione «Spitzer» a «Neve Shalom»?
«La Fondazione Federica Spitzer è nata nel 2016 per continuare la testimonianza di una donna ebrea viennese sopravvissuta alla deportazione nel Lager di Theresienstadt dal 1942 al marzo 1945, liberata prima del finire della guerra e accolta come profuga a Lugano con i suoi genitori. La sua testimonianza è basata sulla profonda convinzione che – come ebbe a dire – “anche in una situazione irrimediabile, confrontati con un destino irrevocabile possiamo mostrare, testimoniare ciò di cui l’essere umano è capace e con questo trasformare una tragedia umana in un trionfo”. A partire da questa convinzione irriducibilmente animata dalla speranza, Federica Spitzer ha affermato che, malgrado la barbarie subita, “non c’è odio in me. Anche per il mio bene”. L’esperienza del villaggio israeliano di Neve Shalom Wahat as Salam – dove convivono pacificamente arabi ed ebrei e gestiscono una scuola comune che preserva le loro diverse fedi, lingue e culture – esprime la medesima convinzione di Federica Spitzer che è possibile superare i conflitti, anche i più drammatici, sulla base della fraternità umana. E che la fraternità umana è più forte di ogni barbarie. A “Neve Shalom”, anche in una situazione tragica come quella di questi mesi, l’odio infatti non vince».
L’invito giunge dopo che «Neve Shalom» e alcune classi ticinesi di allievi, sin dal 2020, hanno avviato un progetto congiunto, ponte tra le culture…
«La Fondazione Spitzer ha assegnato il proprio premio annuale 2020 ad una scuola bellinzonese (la Scuola moderna di musica) che con la Scuola di “Neve Shalom” aveva composto una partitura che inneggiava ai valori della pace e della reciproca convivenza umana e l’aveva interpretata live durante una cerimonia in collegamento streaming in quell’anno. Il Premio Spitzer per le scuole, che esiste dal 2017 e coinvolge centinaia di insegnanti e migliaia di alunni ticinesi, premia progetti educativi realizzati a scuola ed ha come scopo di contribuire ad una educazione alla cittadinanza ispirata ai valori della reciproca convivenza fra razze, culture e religioni diverse».
Quale messaggio, infine, vorreste trasmettere anche continuando, in futuro, a sostenere «Neve Shalom»?
«Il compito della Fondazione Spitzer, da quando è nata, è di contribuire alla prevenzione e al superamento dei conflitti. Purtroppo in questi anni la situazione mondiale è entrata in una spirale bellica e di odio impensabile prima dell’inizio del nuovo millennio. Con Federica Spitzer la fondazione che a lei si ispira crede che la pace e il superamento della barbarie è possibile partendo dal basso, dal contributo che uomini comuni di buona volontà possono dare. A condizione di credere nella fraternità. Bruno Hussar, il domenicano fondatore del villaggio di “Neve Shalom”, usava dire quanto segue: “Occorre vedere i segni dei tempi, discernere lo spirito in quelle certezze che sono in movimento, appoggiandoci alle rocce che restano solide nel mezzo delle nebulose. La roccia più solida è l’amore fraterno”».
Intervista a fra’ Michele Ravetta, cappellano delle strutture carcerarie cantonali.
Un centinaio di persone, il 15 dicembre, hanno fatto un percorso dal sagrato della chiesa di S. Rocco fino alla chiesa di S. Giorgio, dove si è potuto ammirare, in una grotta, la rappresentazione vivente della Natività.
Raccolti CHF 26'500 a sostegno delle persone in difficoltà in Ticino. I fondi saranno destinati a due realtà locali che incarnano i valori di solidarietà ed assistenza: alla Lega Cancro Ticino (in aiuto ai bambini) ed alla Fondazione Francesco (di fra Martino Dotta)