La Santa Sede ha dato il proprio via libera alla conservazione, da parte dei vescovi svizzeri, di tutti gli archivi segreti riguardanti i casi di abusi. Finora, il diritto canonico prevedeva che tali archivi dovessero essere eliminati dieci anni dopo la pronuncia di una sanzione penale o il decesso del colpevole.
Dopo la pubblicazione, nel settembre 2023, dell’indagine preliminare sugli abusi nella Chiesa cattolica in Svizzera, i vescovi si erano impegnati a non distruggere più gli archivi relativi ai casi di abusi sessuali, contrariamente a quanto previsto dal diritto canonico ordinario.
Interpellata dal sito katholisch.de, la Conferenza dei vescovi svizzeri (CVS) ha fatto sapere che la procedura è stata «chiaramente regolata» con la Sede Apostolica. L’impegno volontario nella gestione dei dossier sugli abusi, sul quale i vescovi avevano finora trovato un accordo, continuerà dunque ad essere applicato senza restrizioni. I vescovi non si sono espressi su altri dettagli dell’accordo con il Vaticano, ritenendo che la competenza in materia spetti alla Santa Sede.
Sempre secondo quanto riportato da katholisch.de, la nunziatura apostolica a Berna ha dichiarato di non avere «nulla da aggiungere per il momento» alle informazioni fornite dalla CVS su questa questione.
Critiche da anni
Le regole relative agli archivi segreti dei vescovi sono da anni oggetto di critiche, a causa del loro ruolo nella dissimulazione dei casi di abusi all’interno della Chiesa. I vescovi hanno così ottenuto una deroga all’articolo 489, paragrafo 2 del Codice di diritto canonico, che stabilisce: «Ogni anno saranno distrutti i documenti relativi a cause criminali in materia di costumi i cui colpevoli sono deceduti o che si sono concluse con una sentenza di condanna risalente a dieci anni fa; verrà conservato un breve riassunto del fatto con il testo della sentenza definitiva.»
(cath.ch/katholisch.de/mp/traduzione catt.ch)