In occasione della Giornata internazionale della donna, l’Unhcr avverte che “la carenza di fondi critica sta lasciando le donne e le ragazze che sono state costrette alla fuga in una situazione di rischio senza precedenti”. Le denunce di violenza sessuale legate ai conflitti – spiega l’agenzia Onu per i rifugiati - sono aumentate del 50% negli ultimi anni. Tuttavia, “la carenza di fondi sta costringendo le organizzazioni umanitarie a tagliare i servizi essenziali nelle regioni colpite dalla crisi”.
Le case sicure, un tempo rifugio per le sopravvissute a rischio di attacchi immediati da parte di trafficanti, gruppi armati e altri soggetti, sono state chiuse, evidenzia l’Unhcr spiegando che i programmi di assistenza legale, che “un tempo offrivano un percorso verso la giustizia, sono stati smantellati, permettendo agli autori di violenza di agire impunemente”.
“Le donne e le ragazze che fuggono dalla guerra meritano di trovare sicurezza. Eppure, in tutto il mondo, ora sono ancora più a rischio di stupro e di altre forme di orribile violenza. Senza finanziamenti immediati, altre case sicure chiuderanno, altre sopravvissute saranno respinte e altre donne e ragazze affronteranno la violenza senza alcun supporto medico e psicosociale. È straziante e inaccettabile”, ha dichiarato Ruven Menikdiwela, vice-alto commissario dell’Unhcr per la protezione.
La mancanza di finanziamenti umanitari globali “sta avendo conseguenze devastanti”, si legge nella nota Unhcr: “in Sud Sudan, solo il 25% degli spazi dedicati alle donne e alle ragazze a rischio di violenza creati dall’Unhcr sono attualmente operativi, lasciando fino a 80.000 persone senza accesso a servizi come il supporto psicosociale d’emergenza e l’assistenza legale e medica”. Anche i programmi per proteggere i rifugiati – in particolare le ragazze adolescenti – dal matrimonio infantile e da altre forme di violenza “sono stati sospesi, mettendo oltre 2.000 di loro a rischio aggravato”.
In Etiopia, più di 200.000 rifugiati e sfollati interni non hanno più accesso a servizi salvavita, tra cui una casa sicura che ospitava donne in immediato pericolo di vita.
In Giordania, almeno 63 programmi che forniscono supporto specialistico a donne e ragazze stanno chiudendo o sono sospesi, lasciando senza aiuto 200.000 persone vulnerabili sia nelle comunità di rifugiati che in quelle ospitanti.
Per anni, i programmi di prevenzione e risposta alla violenza sessuale e ad altre forme di violenza contro le donne e le ragazze rifugiate e apolidi hanno salvato vite umane, fornendo sicurezza, assistenza legale, cure mediche e supporto psicosociale – servizi fondamentali per le sopravvissute che fuggono dalla violenza, scrive ancora l’Agenzia Onu per i rifugiati: “tuttavia, nonostante la sua importanza salvavita, il sostegno in questo settore ha sofferto per anni di scarsi investimenti e nel 2024 è stato finanziato solo per il 38%. L’attuale crisi dei finanziamenti umanitari rischia di portare questo lavoro vitale oltre il punto di non ritorno”. In questa Giornata internazionale della donna, “ricordiamo al mondo che le donne e le ragazze rifugiate e sfollate non sono solo sopravvissute, ma anche leader e artefici del cambiamento. Dobbiamo sostenere e aumentare gli investimenti per la loro sicurezza, l’istruzione e l’emancipazione economica, per spezzare questi circoli viziosi di violenza e promuovere un cambiamento duraturo”.
Agensir
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