“Mentre il nostro Paese sprofonda ogni giorno di più in un caos generalizzato e i pilastri della vita sociale e politica crollano uno dopo l’altro, noi, vescovi cattolici di Haiti, sentiamo più che mai l’urgenza di rivolgere una parola profetica”. A scriverlo, in un messaggio diffuso oggi, è la Conferenza episcopale haitiana (Ceh), che, ancora una volta, denuncia la drammatica situazione del Paese, esprimendosi anche sul progetto preliminare della nuova Costituzione.
“Assistiamo al declino della società e alla decadenza delle istituzioni che ne sono i pilastri – la denuncia -: uno Stato fallimentare che non garantisce più né la sicurezza, né la giustizia, né il minimo vitale al suo popolo; un territorio frammentato, abbandonato alla legge delle armi e al terrore delle bande armate; una popolazione in fuga, sfollata, umiliata, impoverita, ferita nel corpo e nell’anima”.
La situazione, secondo i vescovi, “oltre alla banalizzazione della vita, la trasgressione del sacro testimonia un crollo dell’ordine morale e sociale. Nessuno è immune dalle atrocità commesse dalle bande armate; nessun luogo o simbolo viene risparmiato: i luoghi di culto vengono profanati, i santuari violati e saccheggiati, il patrimonio storico e culturale del Paese vandalizzato e incendiato, senza alcun riguardo per ciò che rappresenta come segno della memoria collettiva, della fede condivisa e dell’identità nazionale.
Queste aggressioni non distruggono solo pietre o oggetti; colpiscono il cuore vivente del nostro popolo, la sua coscienza morale, la sua capacità di sperare. Risuona, così, l’interrogativo: “Perché le autorità dello Stato non stanno facendo il massimo per proteggere ciò che resta del nostro territorio e ciò che dovrebbe essere inviolabile, ovvero: la vita, la libertà, la cultura e la memoria?”.
Al tempo stesso, la Ceh afferma di guardare con attenzione il processo avviato dal potere di transizione in vista dell’adozione di una nuova Costituzione ad Haiti, “un momento significativo nella nostra vita nazionale in questo periodo critico”. Il testo, secondo i vescovi, presenta indubbi progressi, ma “non mancano alcune lacune significative che rischiano di compromettere l’equilibrio democratico”. Tra queste, “un processo poco inclusivo ed elaborato senza un’Assemblea costituente eletta né un vero dibattito cittadino”, un potere presidenziale rafforzato, senza i necessari contrappesi, un modello federale troppo vago, diritti sociali “proclamati ma senza meccanismi di ricorso”. A partire dal fatto che il rinnovamento della Nazione non potrà derivare da un testo, “se non sarà sostenuto da una coscienza civica collettiva e rinnovata, da un’esigenza morale condivisa e da una cultura del dialogo e della solidarietà”, arriva l’appello: “Esortiamo tutti, a tutti i livelli, a lavorare di più per costruire non una Costituzione di rottura unilaterale, ma una carta fondante del futuro comune. Impegniamoci attivamente nella ricostruzione morale e strutturale della nostra società. Resistiamo alla rassegnazione, alla vendetta e all’anarchia. Alziamo la voce per la verità, la giustizia e la pace”.
La missione ticinese
Ad Haiti si è conclusa, alcuni mesi fa, la presenza in loco di missionari inviati dalla diocesi di Lugano per un progetto educativo di sostegno alla diocesi haitiana di Mirogoane nel dipartimento di Nippes. Dopo il rientro in Svizzera, nella primavera scorsa, dei coniugi Agustoni che ad Haiti hanno portato avanti per alcuni anni il progetto, mano nella mano, con il Bureau Diocésain d’Education (BDE), la Conferenza missionaria della Svizzera italiana sta analizzando come continuare il suo sostegno finanziario, con l’intenzione di prendere in conto un campo ben preciso di questa vasta missione educativa, basata sull’approccio per competenze.
agenzie/red