“Oggi non festeggiamo solo la liberazione degli ostaggi ma anche la risurrezione della speranza”: così padre Piotr Zelazko, vicario patriarcale del Vicariato di San Giacomo per i cattolici di espressione ebraica, commenta al Sir il rilascio dei 20 ostaggi israeliani, ancora vivi, detenuti da Hamas nella Striscia di Gaza. I primi sette sono stati consegnati alla croce rossa nel nord di Gaza oggi, 13 ottobre, pochi minuti dopo le 7. Gli altri tredici, invece, poco prima delle 10. Alle immagini televisive, tutti gli ostaggi sembrano essere in condizioni di salute apparentemente buone. I 20 ostaggi sono stati scambiati con 1.966 prigionieri palestinesi. “Sto seguendo la diretta televisiva delle fasi del rilascio” – racconta al Sir il vicario, che guida sette comunità cattoliche di lingua ebraica in Israele – “e sono particolarmente emozionato nel vedere anche Alon Ohel, adesso 24 anni, rapito il 7 ottobre al Nova Festival. Sono in contatto con i genitori di questo giovane, che per me ha il volto di tutti gli ostaggi. Mi è capitato di pregare insieme al suo papà e alla sua mamma: non sono cristiani, ma siamo vicini spiritualmente. Con le nostre comunità abbiamo pregato molto in questo tempo per queste persone, affinché tornassero alle loro famiglie e nelle loro case”. “Guardando a quanto sta accadendo oggi – aggiunge padre Zelazko – credo davvero che la pace, forse, sia possibile. O almeno che un primo passo sia stato compiuto. Dopo due anni di stagnazione, in cui si registravano solo escalation di violenza, oggi finalmente arriva un segnale importante, che ci fa dire che la speranza non è morta ma risorta. Facciamo parte della società israeliana, ci sentiamo coinvolti, preghiamo per la pace e continueremo a farlo”. Al vicario non manca una buona dose di realismo, che lo porta anche a dire: “Adesso spetta alla comunità internazionale fare in modo che Israele e Hamas applichino fino in fondo questo accordo. A tale riguardo saranno importanti le garanzie degli Usa, del Qatar, dei Paesi arabi e della Turchia. Tante volte – ricorda – siamo stati vicini a qualche accordo, e poi tutto è svanito nel nulla. Ora la presenza di tanti Stati e di tanti capi di Stato non fa che rafforzare la nostra speranza”. Nei prossimi giorni, rivela padre Zelazko, “proverò a sentire la famiglia di Alon per far sentire tutta la nostra vicinanza e affetto. È giusto che ora stiano con il proprio figlio e godano di questo ritorno. Siamo felici per loro e per tutti gli ostaggi liberati. Come dicevo all’inizio, oggi è la risurrezione della speranza”. Un ultimo pensiero il vicario lo dedica a tutti gli ostaggi morti durante la detenzione: “Preghiamo per loro e per i loro familiari: il Signore li consoli e dia loro forza e pace”.
AgenSIR/red