Sotto la Croce, il venerdì santo, stanno la Madre, alcune donne e Giovanni, il discepolo amato. Il centurione, soldato romano, squarcia il petto di Gesù e ne fuoriescono sangue e acqua. Lui si converte. Il maestro aveva annunciato che dal suo petto sarebbero scaturiti fiumi di acqua viva…per guarire e sanare le ferite dei cuori affranti e immersi nel peccato perché Lui non è venuto per i giusti ma per i peccatori. Cosa possiamo dargli in cambio per un così grande dono? Lui ha donato la sua vita per noi!
Provo a rispondere con una bella poesia di pasqua di David Maria Turoldo:
“Io vorrei donare una cosa al Signore, ma non so che cosa. Tutto è suo dono eccetto il nostro peccato. Ecco, gli darò un'icona, dove lui bambino guarda agli occhi di sua madre: così dimenticherà ogni cosa. Gli raccoglierò dal prato una goccia di rugiada, è già primavera, ancora primavera, una cosa insperata, non meritata, una cosa che non ha parole; e poi gli dirò d'indovinare se sia una lacrima o una perla di sole o una goccia di rugiada.
E dirò alla gente: avete visto il Signore? Ma lo dirò in silenzio e solo con un sorriso.”
Sì, possiamo dargli i nostri cuori in cambio del suo amore; anche se sono miseri e poveri lui li gradisce. Il desiderio più grande del Creatore, infatti, è di unirsi alle sue creature.
Gesù diceva a suor Consolata Betrone, monaca cappuccina: “Cosa voglio dalle mie creature se non il cuore? E quando un cuore è mio, esso diventa per me un Paradiso”. Santa Caterina da Siena, scriveva che Dio si è innamorato delle sue creature, come lo Sposo del Cantico dei cantici, e non può fare a meno di esse.
Sant’Agostino, nel Discorso 233 affermava: “Sappi che la nostra fede è rafforzata dalla risurrezione di Cristo. La passione di Cristo rappresenta la povertà della nostra vita, mentre la risurrezione ci permette di intravedere la gloria della vita futura. Fa che ci impegniamo in questa vita e che speriamo in quella futura. Questo è il tempo della lotta dolorosa; poi verrà la ricompensa. Chi è pigro nell’impegno sarà impudente se attende una ricompensa”. Il tempo pasquale (50 giorni) è più lungo della quaresima (40 giorni), a significare che il tempo futuro sarà eterno, mentre questa vita è breve. Nel Discorso 38 ci invita ad essere come le formichine di Dio: “Emula la piccola formica; sii una formica di Dio. Ascolta la parola di Dio e nascondila nel tuo cuore. Raccogli molto cibo durante i giorni lieti delle estati spirituali. Sarai capace di sopportare i giorni difficili della tentazione durante gli inverni della tua anima”.
Nelle gioie e nei dolori, confidiamo nella misericordia di Dio che è sempre pronto ad accoglierci con amore di Padre.
Suor Sandra Künzli