di Laura Quadri
Lasciar parlare le testimonianze di una fede vissuta al servizio della Chiesa e della società, lì dove una presenza cristiana poteva e può fare la differenza. Con questo intento – offrire una documentazione sulla vita e l’operato delle Confraternite nei secoli, particolarmente in Ticino – viene inaugurata oggi a Villa Ciani a Lugano, dopo altre due significative tappe a Pisa e Lucca, la mostra «Habitus Fidei. Le vesti delle confraternite: un cammino fra arte, storia e fede», curata, assieme al prof. Alessandro Tosi dell’Università di Pisa e da Davide Adamoli, dal prof. Lorenzo Cantoni dell’USI, che ci illustra le tappe dell’esposizione: «Anzitutto proponiamo di riflettere sul racconto della Creazione, quando Adamo ed Eva, nudi, si accorgono di esserlo dopo il peccato: si fanno allora cinture di foglie di fico per pudore, mentre Dio stesso confeziona loro tuniche di pelle. Incontriamo poi l’insegnamento di Gesù nei Vangeli. In due parabole in particolare gli abiti svolgono un ruolo principale: in quella del re che caccia dalla festa di nozze del figlio un convitato privo dell’abito adeguato, e in quella del Padre misericordioso, che accoglie il figlio “prodigo” e gli fa portare l’abito più bello, segno della sua dignità ritrovata. Dunque bisogna avere l’abito giusto, ma quale? È un esperto del settore, un fabbricatore di tende, come ci informano gli Atti degli Apostoli, a dirlo ai cristiani: bisogna infine rivestirsi di Cristo. Una bella riflessione, che ci ha ispirato».
Abiti e senso di appartenenza
La mostra prosegue addentrandosi nelle tipicità dell’abito confraternale: «Si tratta di un abito che è insieme un’uniforme, a sottolineare che, entro una Confraternita, sono tutti fratelli e sorelle. È inoltre una divisa, cioè un elemento chiaramente distintivo, a indicare una scelta di vita, quella battesimale, che si esprime in particolare attraverso la penitenza, le opere di misericordia e il culto pubblico, abitualmente espresso nella vita delle Confraternite con le processioni».
Le Confraternite ticinesi
L’iniziativa permette anche di desumere un quadro generale sulle confraternite in Ticino, un panorama «molto ricco», sottolinea Cantoni. «Davide Adamoli ha infatti realizzato una ricerca dottorale all’università di Friburgo sulle confraternite ticinesi e ci ha guidati a conoscerne e apprezzarne le varie sfumature. Mi piace qui menzionare quanto ha fatto la Confraternita di S. Rocco di Lugano, che fra il XVII secolo (un secolo di grande “splendore” confraternale) e gli anni 1960 si è occupata di vestire i giovani poveri di Lugano. Questa e molte altre confraternite – in Ticino e altrove – hanno anche costruito e abbellito edifici sacri, contribuendo in modo importante allo sviluppo dell’arte». Una realtà del passato ancora viva oggi: «Oggi in Europa vi sono circa 3’000 confraternite attive con circa sei milioni di membri. Si tratta dunque di una realtà tuttora ben attiva, che sta suscitando un rinnovato interesse, anche fra i giovani e che speriamo la mostra possa contribuire a far apprezzare e riscoprire».
La mostra rimarrà aperta al pubblico – tutti i giorni, sabato e domenica inclusi, dalle 15 alle 19 – fino al 23 novembre. Info su habitusfidei.art.