di Katia Guerra
La cerimonia di consegna degli attestati di maturità avvenuta lo scorso sabato al Collegio Papio è stata l’ultima quale rettore per don Patrizio Foletti. Dopo più di vent’anni alla testa dell’istituto asconese Foletti ha infatti passato ad inizio luglio il testimone ad Adrian Pablé. Con don Patrizio Foletti ripercorriamo questo lungo periodo caratterizzato da molti cambiamenti, a tutti i livelli.
Don Foletti, come ha vissuto la sua ultima cerimonia di consegna degli attestati di maturità da rettore?
L’ho sostanzialmente vissuta come sempre, dato che al centro della cerimonia ci sono le studentesse e gli studenti che hanno conseguito l’attestato con le loro famiglie e dato che questo momento è sempre segnato da un distacco: chi consegue l’attestato di maturità lascia definitivamente il Collegio. Ma forse non ho ancora colto bene che cosa significa questa svolta nella mia vita.
È stato rettore del Collegio Papio per più di vent’anni. Come ha visto cambiare questa realtà e il mondo dei giovani nel corso degli anni?
Tante cose sono avvenute in questi vent’anni. Sono stati anni di grandi cambiamenti nella società. Citerei la secolarizzazione galoppante con il crescente individualismo; l’estendersi a dismisura del mondo digitale ed in particolare tutto quanto è stato innescato dal diffondersi degli smartphones; un crescente senso di smarrimento tra i giovani. Ma anche in Collegio sono avvenuti grandi cambiamenti, in parte come conseguenza di quanto appena affermato. Il cambiamento più importante è certamente stata la creazione della Fondazione Collegio Papio nel 2008, a seguito di un progetto di rilancio del Collegio stesso.
Da allora il Consiglio di Fondazione ha collaborato con la direzione nell’introduzione di nuovi strumenti pedagogico-didattici e nel favorire l’aggiornamento e la formazione continua dei docenti e si è grandemente impegnato per la realizzazione della nuova ala del Collegio, così come di tanti altri interventi di restauro nell’insieme degli edifici.
Ma citerei pure il fatto che nel 2004 in Collegio vivevano cinque preti: gradualmente il loro numero è diminuito, dovuto alle numerose necessità della Diocesi, tanto che per un anno e mezzo fui l’unico rimasto stabilmente in Collegio. Questa evoluzione non è rimasta senza importanti conseguenze, dato che essi si assumevano numerose responsabilità in campo educativo. Non va neppure sottovalutato il fatto che quando arrivai in Collegio era presente una comunità di religiose, che, con discrezione, attenzione e costante presenza, contribuiva a creare un ambiente familiare. La loro collaborazione si è conclusa a causa della carenza di vocazioni ed ha imposto un nuovo orientamento in alcuni settori.
In campo strettamente scolastico si è per certi versi passati da un cantiere all’altro sia nella scuola media che nel liceo, cantieri ancora aperti, segno evidente dei profondi cambiamenti in atto nella società.
Come si è adeguato ai cambiamenti il Collegio Papio?
Mi sembra di poter affermare che con i miei collaboratori abbiamo cercato di affrontare le diverse necessità e opportunità che si sono via via succedute con creatività, cercando di rimanere nel solco tracciato prima dai benedettini, a partire dal 1927, e poi dalla gestione diocesana, dal 1965. Non è mai stato facile, né immediato, ma nel complesso abbiamo potuto riscontrare la soddisfazione degli allievi e delle loro famiglie.
Quali sono, secondo lei, le grandi sfide che il Collegio Papio e, in generale, il mondo della formazione secondaria dovranno affrontare nei prossimi anni?
Agli alunni che terminano la quarta media ripeto da anni che occorrono flessibilità e versatilità di fronte ad un mondo del lavoro pure esso in costante evoluzione.
Una buona formazione di base era fondamentale nel passato e lo rimane anche oggi, benché i contenuti di quest’ultima non siano ovviamente gli stessi del passato. È comunque importante far capire ai giovani che le scorciatoie che a volte la digitalizzazione sembra promettere di regola non si rivelano paganti, che occorre sempre sviluppare uno spirito critico, cosa impossibile se non si legge mai nulla di impegnativo. Non è pure da sottovalutare il fatto che occorra insistere anche sulle responsabilità da assumere nella società civile. Infine non sono neppure da trascurare le sfide legate a quella che ho chiamato la secolarizzazione galoppante. Ma per insegnanti ed educatori è fondamentale avere uno sguardo positivo sulle nuove generazioni.
Per il Collegio Papio la grande sfida è trovare una giusta collocazione in questa società in costante e rapido cambiamento.
Progetti per il futuro?
Non ho avuto molto tempo per pensare al mio futuro. Continuerò ad avere delle responsabilità nel mondo educativo, perché sono rimasto presidente della Federazione delle scuole cattoliche della Svizzera, nel cui contesto dovremo pure affrontare un certo numero di problematiche.
Ovviamente resterò disponibile per la Diocesi di Lugano e gli ambiti ecclesiali in generale, anche se nell’immediato non mi verranno assegnati troppi compiti specifici. Infine avrò certamente molto più tempo per dedicarmi alla lettura e spero ad attività all’aria aperta.