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Parola del giorno rito Romano | Ambrosiano (19 dicembre 2024)
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  • I commenti al Vangelo di domenica 8 dicembre

    I commenti al Vangelo di domenica 8 dicembre

    Calendario Romano II Domenica di Avvento

    Un segno di speranza nella carne di una donna

    di Dante Balbo*

    Nel 1858, una pastorella di un paesino altrimenti ignoto ai più si sentì dire che la signora che le parlava si chiamava Immacolata concezione: Quando lo riferì al suo parroco, questi comprese la portata dell'evento che le era accaduto, perché la Chiesa aveva proclamato il dogma solo 4 anni prima e sicuramente la piccola Bernadette non leggeva i comunicati ufficiali della Santa Sede. In un tempo come il nostro in cui l'identità stessa di genere è messa in discussione, una vergine Immacolata fin dalla nascita, anzi, prima, sembra un anacronismo, una questione per cristiani ancora condizionati da una morale antiquata e oppressiva. L'uomo è artefice del proprio destino e questioni come peccato di origine o sua assenza in Maria ci sembrano difficili da capire, tanto meno da accettare. Eppure se guardiamo dentro la storia, qualcosa si deve essere rotto, altrimenti dobbiamo ammettere che o Dio non c'è, oppure con noi ha fallito. Non c'è bisogno di scomodare la teologia o la filosofia: quelli come me che hanno conosciuto gente sfuggita per miracolo ai campi di sterminio, che assistono al regolare fallimento della politica internazionale, vedono il divario fra pochi ricchi e molti poveri crescere anziché colmarsi, riconoscono la fragilità umana e sperano in una salvezza che solo Dio può dare. In questo tempo di Avvento abbiamo bisogno di vincere la paura, di sperare che il Regno di Dio si manifesti, che Gesù non sia un sogno, ma il Figlio venuto a pacificare in se stesso questo squarcio che ci ha divisi dal cielo. La festa dell'immacolata, molto antica, anche se la Chiesa nella sua prudenza ha atteso secoli per riconoscerla, è una bussola, un anticipo di quello che il Figlio generato dal suo grembo avrebbe esteso a tutti, attraverso il battesimo. La fede cristiana non è una deduzione filosofica, né un artificio teologico, ma la storia di spirito e carne, mescolati e conciliati: una donna è stata scelta per portare questo prodigio, preservata per rinnovare la nostra speranza.

    *Il Respiro spirituale di Caritas Ticino su TeleTicino

    Calendario ambrosiano IV Domenica di Avvento

    Al cuore di Gerusalemme, la venuta di Gesù

    di don Giuseppe Grampa

    L’evangelo di questa domenica di Avvento ci presenta una scena evangelica che evoca la Pasqua: pochi giorni prima della Pasqua, infatti, Gesù entra in Gerusalemme accompagnato dalle acclamazioni del popolo. Questa scena ci viene proposta nell’imminenza del Natale perché richiama l’Avvento, il venire di Gesù. Mi sembra che questo venire di Gesù nella città santa risponda alla domanda: «Chi è Gesù?». Gesù è Colui che viene, viene in groppa ad un asino, viene nella città. Possiamo conoscere Gesù contemplando questa scena che davvero ci svela l’identità di Gesù. L’ultima parola che conclude le Scritture Sacre è appunto nel segno dell’avvento: «Colui che attesta queste cose dice: Sì vengo presto! Amen. Vieni, Signore Gesù» (Ap 22,20). L’ultima parola conclusiva della Bibbia è quindi nel segno dell’attesa, è una parola di Avvento.
    Singolare e intenso il legame tra Gesù e la sua città, Gerusalemme. Ha pianto guardando la città e annunciandone la fine imminente (Lc 19, 41ss.). E un’altra volta si è rivolto alla città chiamandola ripetutamente per nome, come si fa con una persona amata (Lc 13, 34s.).
    Pianto e lamento di Gesù per la città: in altre parole pianto e lamento politici, appunto per la polis, per la città. Certo l’evangelo è parola rivolta alla libertà di ogni uomo e donna, è parola per la coscienza di ognuno di noi. Ma nessun uomo è un’isola, ognuno di noi nasce e vive in relazione agli altri e la città è una delle forme di questa relazione. Per questo l’Evangelo è anche messaggio politico, per la città e la convivenza dei suoi abitanti.
    Dobbiamo esser grati a papa Francesco che costantemente ci richiama ad uscire dall’indifferenza per essere vicini ai piccoli, agli ultimi. Un Autore antico ha scritto: «È l’asino che porta i misteri». Il mistero è Gesù stesso, in groppa all’asino. Oggi questo asino è la Chiesa. È lei che porta Gesù ma in verità è Lui, il Signore, che la sostiene e la porta.

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