di Dennis Pellegrini
Il secondo incontro avvenuto sabato 15 dicembre 2018 tra i giovani della Diocesi di Lugano ed il Vescovo Valerio, organizzato dalla Pastorale Giovanile della Diocesi, ha visto come protagonista un passo del Vangelo secondo Giovanni, che è stato poi analizzato e meditato. Il passo ci presenta l’incontro avvenuto tra Gesù e Nicodemo, un maestro dei farisei, uno che dunque aveva, al suo tempo, una posizione sociale notevole (Cfr. Gv 2,23-3,21). L’incontro con Gesù è stato profondamente desiderato da Nicodemo, in quanto il fariseo desiderava riempire il proprio vuoto interiore.Il Vescovo ci ha illuminati con il suo sempre brillante commento al testo evangelico. Vediamo qui di seguito alcuni aspetti degni di nota che sono emersi dall’incontro.
Un essere umano è un essere al quale sfugge il mistero che si porta dentro.
Per un essere umano non può assolutamente bastare solamente ciò che sa di se stesso, ma ha un bisogno naturale e fondamentale di andare verso l’altro, esponendosi al rischio, al giudizio, all’affetto, dell’altro: in altre parole, l’essere umano riconosce che non può bastare a sé stesso.
I farisei dell’epoca erano la comunità scientifica, coloro che avevano in mano le chiavi del sapere e che quindi pensavano di poter conoscere Gesù a partire dalle opere che compiva di fronte a loro. Nicodemo è uno di questi e va da Gesù di notte con la paura di esporsi, nonostante certe sicurezze superficiali, dovute alla sua posizione sociale preminente, che nascondono però un’insicurezza di fondo. Il tema della notte è da leggersi come allegoria di un vuoto che Nicodemo, così come noi tutti, vede dentro di sé. L’incontro con Gesù è necessario perché, con le sue domande apparentemente provocatorie, ci spinge ad andare a fondo del nostro essere per poter capire davvero chi siamo. Siamo figli di Dio nel Figlio Gesù, infinitamente amati dal Padre.
Conoscere l’altro è possibile solamente quando si è in grado di esporsi, di nascere dall’alto: «Rispose Gesù: “In verità, in verità io ti dico: se uno non è nato dall’alto, non può vedere il regno di Dio”» (Gv 3,3). Gesù non afferma subito il suo essere il Messia, ma aiuta Nicodemo ad avvicinarsi gradualmente alla Verità più profonda. Noi non possiamo vedere come Dio opera nella storia, non possiamo cioè vedere il Regno di Dio, se non nascendo dall’alto. Nascere dall’alto significa intuire le opere di Dio attraverso le nostre esperienze, maturando a tal punto da comprendere senza bisogno di segni tangibili. Per poter nascere dall’alto bisogna entrare in una dinamica di ricezione, aprendosi allo Spirito che solo Dio può dare. Se io non ricevo l’amore, non posso inventarlo. Il Vescovo ha sottolineato che «La biologia, la “carne”, non può produrre lo spirito, ma può solamente riceverlo». L’uomo, per arrivare al compimento della sua vocazione, deve vivere particolari incontri nella vita per poter maturare, i quali non possono essere determinati da noi, ma noi possiamo disporci in modo tale da poterne fare realmente esperienza.
Noi possiamo intuire qualcosa del cielo solamente se ci accorgiamo di cosa avviene sulla terra, qui e ora. Infatti, «Se vi ho parlato di cose della terra e non credete, come crederete se vi parlerò di cose del cielo?» (Gv 3,12). Se non siamo in grado di cogliere la testimonianza terrena altrui, allora non sapremmo niente di noi stessi, non potremmo mai arrivare ad una vera conoscenza di chi siamo. E per poterla cogliere è necessaria la fiducia. Quando uno crede davvero, allora potrà entrare nella dinamica della creazione, che viene portata a compimento nel mistero dell’incarnazione del Verbo. Gesù non è venuto per giudicare, ma per salvare. Il giudizio è quello che si formula in noi di fronte all’apparire della Luce, quando possiamo vedere la verità di noi stessi. Se accettiamo la Luce, allora entreremo in questa dinamica, sapendo che c’è un amore più forte di tutte le nostre paure. Per fare ciò occorre uscire dalle proprie tenebre per esporsi alla luce e scoprire chi siamo veramente. Nicodemo portava in sé una paura di non essere all’altezza e si difendeva mostrando la sua autorevolezza, ma Gesù lo invita a superare questa paura per lasciarsi prendere dalla luce e nascere di nuovo dall’alto, per vedere di conseguenza il Regno di Dio, che opera nella storia dell’uomo.
Come di consueto, alla fine della catechesi del Vescovo, abbiamo costituito alcuni gruppi di discussione per cercare di rispondere ad alcune domande, sulle quali anche voi lettori potrete soffermarvi.
Che cosa significa per me voler conoscere Gesù? Che cosa mi aspetto dall’incontro con Lui? Che cosa mi affascina e che cosa mi inquieta nella reazione di Gesù di fronte a Nicodemo? Come descriveresti “uno/una che crede”? Quali elementi ti sembrano essenziali perché uno si possa presentare come un cristiano “credente”?