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Parola del giorno rito Romano | Ambrosiano (9 luglio 2025)
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  • La dottoressa Miriam Caranzano presidente di GAVA

    GAVA: 5 casi di abusi (già noti e prescritti) segnalati in pochi mesi in Ticino

    Il Gruppo di Ascolto per Vittime di Abusi in Ambito Religioso in Ticino (GAVA) si è presentato alla società ticinese 8 mesi fa. Al 9 luglio 2025 pubblica in un comunicato stampa un primo bilancio della sua attività e lancia un appello a potenziali vittime. Il vescovo Alain interviene a sua volta con un suo testo - successivo al comunicato di GAVA - nel quale ricorda l’importanza di queste testimonianze, scrive del suo apprezzamento per GAVA e invita anche a considerare il lavoro che sta proseguendo l’Università di Zurigo, con lo studio presentato nel 2023 e commissionato dai vescovi svizzeri, è che ora va avanti con un focus particolare sugli abusi in ambito di Scuole Cattoliche.

    I 5 casi in pochi mesi

    GAVA - nel comunicato - spiega che sono emersi 5 casi, tutti già in prescrizione e - come ha precisato la presidente di GAVA Miriam Caranzano al Cdt “già conosciuti”. “Casi significativi e prescritti. Dopo aver ascoltato anche più̀ volte le loro storie, le vittime hanno voluto parlare con altre vittime: nell’associazione abbiamo due persone che offrono un importante ascolto tra pari, parlare con chi ci è passato è molto apprezzato e fa la differenza. C’è chi ha poi voluto essere accompagnato da mons. Alain de Raemy, l’amministratore apostolico della Diocesi di Lugano. Momenti delicati che fanno emergere vissuti dolorosi ma servono alle vittime per elaborare il tradimento, una sofferenza soffocata e trascinata per decenni”. GAVA qui allude alle due persone vittime che svolgono questo servizio di ascolto in GAVA.

    Verso un’associazione nazionale delle vittime: GAVA, SAPEC e IG-M!kU

    GAVA si propone come nuovo tassello, neutrale e indipendente, dove professionisti e vittime si mettono a disposizione per dare un prezioso supporto ad altre vittime. Attualmente, tre professionisti con lunga esperienza nell’ascolto di vittime, rispondono alle telefonate. Altre tre persone stanno ultimando la formazione. Nel comunicato GAVA scrive che “si impegna a far risuonare la voce delle vittime fino ai vertici della società, affinché non resti mai inascoltata. Alla maggior parte di loro non interessano gesti simbolici (come una messa per domandare perdono) tutti chiedono invece fatti concreti e un cambiamento che vada a scardinare il sistema di copertura sistematica degli abusi. Sono una importante bussola per la Chiesa. Con le altre due associazioni Groupe SAPEC e IG-M!kU stiamo valutando di creare un gruppo nazionale per avere più̀ impatto e risorse”.

    “La politica di insabbiamento deve finire”: i casi di questi ultimi mesi in Svizzera

    Secondo GAVA “c’è ancora molto lavoro da fare, come dimostrano scandali emersi di recente in Svizzera”. Nel comunicato vengono ricordati tre dossier recenti: a metà agosto 2025 il processo l’ex cappellano del Collegio Papio di Ascona che comparirà di fronte alla Corte delle Assise criminali per rispondere di coazione sessuale, atti sessuali con persone incapaci di discernimento o inette a resistere, atti sessuali con fanciulli e pornografia; ad Altdorf invece una ventina di segnalazioni di abusi e maltrattamenti puntano il dito contro il Collegio Carlo Borromeo. Per finire GAVA ricorda in Vallese l’abazia di Saint-Maurice dove sono stati ricostruiti decenni di abusi sessuali. L’abbazia ha a lungo assunto una posizione difensiva per preservare la propria reputazione e i vertici hanno cercato di nascondere e banalizzare i fatti. Solo a seguito della pressione esercitata da media e opinione pubblica, la direzione è stata spinta a prendere coscienza della gravità dei fatti. È quanto ha evidenziato un gruppo di lavoro indipendente, incaricato dall’abbazia di indagare su quanto accaduto dal 1950 al 2022. Il rapporto, che raccoglie le testimonianze di 57 persone e 24 religiosi, denuncia una gestione carente delle segnalazioni. “Ancora insabbiamenti e troppe vittime non ascoltate per decenni”, commenta GAVA.

    L’appello alle vittime italofone: “GAVA c’è”

    GAVA ricorda che “anche in Ticino ci sono diversi collegi, istituti cattolici e colonie parrocchiali: tutti ambiti potenzialmente delicati, come testimoniano gli scandali emersi di recente”, si pensi appunto alle vicende di cui sopra. L’appello di GAVA è rivolto a tutte le persone coinvolte in abusi sessuali in contesti religiosi: GAVA è pronta ad ascoltare.

    Per chi vuole prendere contatto è segnalato il numero di telefono per informazioni e per le vittime: 091 210 22 02 (indirizzo e-mail info@ascoltogava.ch e sito https://ascoltogava.ch)

    Infine si ricorda nel comunicato GAVA che l’appello è sostenuto dalle altre associazioni di vittime (Groupe SAPEC e IG-M!kU) e dal Servizio nazionale Abusi nel contesto ecclesiale e che anche il vescovo Alain de Raemy appoggia questa iniziativa volta a fare emergere la verità per il bene di tutti. GAVA fa poi rifermento allo studio dell’Università di Zurigo, invitando potenziali vittime a prendere contatto con Zurigo.

    Il vescovo Alain de Raemy: “Nessuno va lasciato solo”

    L’Amministratore apostolico della Diocesi di Lugano, con un suo messaggio, ha voluto farsi presente successivamente al comunicato di GAVA. De Raemy ringrazia GAVA per il lavoro che svolge, “per non lasciare da solo nessuno nell’ingiustizia subita o nel silenzio imposto”. Il vescovo, nell’incoraggiare

    “ogni testimonianza che possa contribuire a far conoscere tutta la verità ed aiutarci a vivere in questo modo il Vangelo fino in fondo”, osserva che “non è per niente facile parlare delle proprie ferite. I testimoni e le persone vittime vanno accolti con umanità e accompagnati con professionalità. Proprio come garantisce GAVA”.

    Mons. de Raemy fa presente a sua volta il lavoro storico in atto da parte dell’Università di Zurigo e commissionato dagli stessi vescovi svizzeri di ricerca di casi di abuso. “Anche in questo ambito ogni testimonianza serve davvero per il bene di tutti, per questo invito tutti coloro che sono state vittime in questo ambito in Ticino a farsi avanti. La stessa Università di Zurigo può anche essere contatta per completare la ricerca in corso, con assoluta garanzia di riservatezza. Il lavoro è consultabile attraverso il sito https://www.abusocontestoecclesiale.ch/#Studio_principale, mentre i responsabili possono essere raggiunti all’indirizzo mail: ricerca-abusi@hist.uzh.ch in tutte le lingue nazionali”, scrive de Raemy.

    I vescovi svizzeri: “segnalare gli abusi alla LAV”

    De Raemy ricorda inoltre la recente decisione dei vescovi svizzeri sulla materia che vuole che ogni segnalazione di abuso sia indirizzata prioritariamente al Servizio per l’aiuto alle vittime di reati (LAV), presente in ogni Cantone; anche le persone attive in questo Servizio lavorano con assoluta indipendenza e riservatezza e sono raggiungibili al n. 0800 866 866 (in italiano) o all’indirizzo mail dss-lav@ti.ch. Tutte le LAV Cantonali della Svizzera sono a disposizione, soprattutto per chi desidera massimo riserbo.

    De Raemy: “Aiutare chi è stato vilmente ferito e abbandonato”

    Il vescovo esprime ancora un pensiero chiaro e deciso a favore delle vittime:

    “Sì, venga sempre offerto e dato l’aiuto necessario a chi è stato vilmente ferito e abbandonato. La loro testimonianza è per noi di grande aiuto. E la denuncia fatta dalle vittime permetta a chi ha ferito o coperto di assumersi la propria responsabilità per un cammino di giustizia e verità, a beneficio di tutti. Questo è il mio impegno e la mia preghiera, nella quale includo tutti, senza nessuna eccezione”.

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