La persecuzione dei cristiani nel mondo continua ad aumentare, secondo l'ultimo rapporto della sezione anglofona di Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACN). In occasione della #RedWeek, l'organizzazione umanitaria cattolica vuole allertare l'opinione pubblica.
Aiuto alla Chiesa che Soffre ha lanciato la sua campagna internazionale di sensibilizzazione sulla libertà religiosa e la persecuzione dei cristiani dal 16 al 23 novembre 2022. Intitolata #RedWeek, si svolge in tutti i continenti. Come negli anni precedenti, chiese ed edifici simbolo di diversi Paesi saranno illuminati di rosso.
Intitolato "Perseguitati e dimenticati? Rapporto sui cristiani perseguitati per la fede nel 2020-22", lo studio, pubblicato a Londra dall'ufficio britannico di ACN, rivela che in tre quarti dei 24 Paesi presi in esame, la persecuzione dei cristiani è aumentata nuovamente negli ultimi due anni.
L'esodo dei cristiani dal Medio Oriente
La situazione dei cristiani in Medio Oriente è particolarmente preoccupante. In diversi Paesi, comunità un tempo fiorenti rischiano di scomparire a causa di migrazioni di massa dovute a diversi fattori, dal fondamentalismo islamico alla discriminazione, dalle guerre alle difficoltà economiche.
Secondo il rapporto, dalla fondazione dello Stato di Israele nel 1948, il numero di cristiani nei territori palestinesi è sceso dal 18% a meno dell'1% della popolazione. Negli ultimi due anni, più di 5.000 cristiani hanno lasciato i territori, compresa Gerusalemme, aggiungendosi alle decine di migliaia che sono già partiti, principalmente per l'Europa, gli Stati Uniti e il Canada.
In Iraq, i cristiani sono fuggiti dallo Stato Islamico
L'esodo dei cristiani dalla Siria e dall'Iraq è stato ancora più drammatico, soprattutto durante l'insurrezione dell'organizzazione dello Stato Islamico (Daesh) nel periodo 2014-2017. L'esodo, già iniziato dopo l'intervento militare degli Stati Uniti nel 2003, si è intensificato drammaticamente durante l'occupazione da parte di Daesh della Piana di Ninive, culla del cristianesimo mesopotamico, quando più di 100.000 persone sono state costrette a fuggire dalle loro case.
Nonostante la sconfitta militare di Daesh, l'emigrazione dei cristiani iracheni continua, a causa della crisi economica, della discriminazione, dell'instabilità politica e dell'insicurezza. Alla vigilia della seconda guerra del Golfo, i cristiani iracheni erano stimati tra 1 e 1,4 milioni. Da allora, il loro numero è diminuito di almeno tre quarti.
Siria, in fuga dalla guerra
Allo stesso modo, in Siria, la guerra in corso, la minaccia di una recrudescenza di Daech e una drammatica crisi economica continuano a costringere i cristiani a lasciare il Paese e a scoraggiare molti dal tornare. La dimensione della comunità cristiana è scesa dal 10% prima del 2011 a meno del 2%. La sua stessa esistenza è in pericolo.
In Turchia, la conversione di antiche chiese in moschee o la distruzione di antichi siti cristiani ha esacerbato le tensioni con le restanti minoranze cristiane.
Libano, una crisi economica e politica
Mentre in Libano la crisi economica continua, tra instabilità politica e istituzionale, molti cristiani continuano a lasciare il Paese. Negli ultimi 30 mesi, l'Ambasciata canadese a Beirut ha ricevuto più di 10.000 domande di immigrazione da parte di giovani e famiglie. Secondo il rapporto, anche molti cristiani stanno lasciando la Giordania, nonostante la relativa stabilità politica e il miglioramento della sicurezza.
Nessuna libertà religiosa nei Paesi del Golfo
In Arabia Saudita e in altri Paesi del Golfo Persico manca la volontà politica di far rispettare gli impegni costituzionali sulla libertà religiosa. L'adesione alla Sharia prevale sui requisiti legali per la parità di diritti. I cristiani devono rimanere minoranze silenziose e invisibili. La maggior parte di questi Paesi applica ancora il divieto di costruire chiese, esporre simboli cristiani in pubblico o importare Bibbie e libri religiosi.
La minaccia di Boko Aram in Nigeria
In Africa, il forte aumento della violenza terroristica è motivo di preoccupazione. Soprattutto in Nigeria, dove il gruppo islamista Boko Haram continua a diffondere il terrore. Più di 7.600 cristiani nigeriani sono stati uccisi tra gennaio 2021 e giugno 2022. Il Mali ha dovuto affrontare anche gli attacchi dei jihadisti islamici per diversi anni.
Minacce in Sudan, Eritrea e Mozambico
In Sudan, nonostante la rimozione del presidente Omar Al-Bashir nell'aprile 2019, che ha posto fine a un periodo di crescente islamismo, i segnali non sono incoraggianti, con la detenzione di leader ecclesiastici e di convertiti.
In Eritrea, le truppe governative hanno attaccato il clero e le chiese nella regione del Tigray. Le truppe eritree sono accusate di una campagna di "pulizia culturale" a sfondo etnico.
Nel sud del continente, il Mozambico è sotto attacco da parte degli islamisti di Al Shabab. Diverse missioni cristiane sono state attaccate.
Maggiori vincoli in Asia
In Asia, la persecuzione ha raggiunto l'apice in Corea del Nord, dove il credo e la pratica religiosa sono stati sistematicamente soppressi dal regime dei Kim per decenni.
In molti altri Paesi ci sono vari gradi di aumento delle restrizioni per i cristiani. In Vietnam l'autoritarismo di Stato limita - o addirittura strangola - la capacità dei credenti di praticare liberamente il proprio culto.
La Cina continua a perseguitare e controllare i cristiani e i membri di altri gruppi religiosi che non aderiscono alla linea ufficiale del Partito Comunista. L'arresto del cardinale Zen a Hong Kong ne è un esempio.
In Birmania, l'esercito ha ripreso gli attacchi contro i cristiani, dopo una pausa sotto l'amministrazione di Aung San Suu Kyi. La giunta militare al potere ora prende di mira sia le pagode che le chiese.
In Afghanistan, i Talebani impongono alla società un'interpretazione molto rigida della Sharia, eliminando praticamente la libertà religiosa.
Le Maldive impongono inoltre un Islam rigido, negando persino la cittadinanza ai non musulmani. In entrambi i Paesi è ormai quasi impossibile stimare la popolazione cristiana.
Libertà religiosa sotto attacco in India
Il nazionalismo religioso è anche alla base della crescente violenza contro i cristiani in India, Sri Lanka e Pakistan.
Tra il gennaio 2021 e il giugno 2022, l'India ha subito 710 episodi di violenza anticristiana, spesso ad opera di nazionalisti indù.
Il rapporto rivela anche che in diversi Paesi, come l'Egitto e il Pakistan, le ragazze cristiane vengono regolarmente rapite e violentate per essere convertite all'Islam e costrette a sposarsi (cath.ch/com/mp/ traduzione catt.ch).