di Cristina Vonzun
Sono laici, li conosciamo per i loro abiti da cerimonia particolari, sono a Roma in migliaia e vengono da tutto il mondo: tra loro una cinquantina di ticinesi che nelle prossime ore parteciperanno alla Messa di apertura del pontificato di papa Leone XIV, domenica, in piazza San Pietro. «Loro» sono i rappresentanti delle Confraternite, antichi sodalizi di carità e servizio liturgico che rappresentano la realtà laicale aggregativa cattolica più vasta al mondo. A Roma partecipano al Forum Paneuropeo e al Giubileo loro dedicati. Ne parliamo con Davide Adamoli, ricercatore ticinese, che ha raccontato per primo in Ticino la storia di questa antica realtà associativa laicale cattolica nel volume: «Confraternite della Svizzera italiana» (2015). Il Ticino ha un legame a doppio filo con il Forum paneuropeo in corso a Roma: infatti il Forum è nato proprio a Lugano, nel 2020, ed ora è arrivato alla sesta edizione di incontri, uno all’anno, in luoghi diversi d’Europa. Cifre alla mano, stiamo parlando di incontri per i delegati di 28 mila sodalizi che riuniscono in Europa 6 milioni di membri. In Svizzera sono 200 le confraternite, di cui 60 in Ticino.
Davide Adamoli, alla Facoltà di teologia di Lugano (FTL), nel 2020, vi fu l’evento fondativo del Forum Paneuropeo. Come nasce la vicinanza della FTL a queste realtà?
È stato grazie al contatto con il rettore della FTL, prof. Roux. Le confraternite sono il movimento più vasto nel mondo ma non è mai stato studiato a livello accademico, teologico e anche pastorale. Si tratta di un patrimonio di fede che la Chiesa ha sempre promosso, ma che è stato lasciato, per tanti anni, un po’ a sé stesso. Le Confraternite offrono molto a livello di devozioni e carismi diversi. Esse possono avere in comune uno stesso scopo ma realizzarlo con stile differente a seconda dei luoghi, rispondendo così alla necessità di vivere il Vangelo nella storia, secondo i diversi contesti e bisogni locali.
Cosa vi potreste aspettare come confraternite da un Papa che ha scelto il nome di Leone, riferendosi esplicitamente al predecessore Leone XIII, papa dell’etica sociale cattolica?
Direi due sottolineature: Leone XIII fu il Papa che rilanciò la devozione del Rosario e quindi anche le confraternite dedicate a questa forma di preghiera. Un Papa che nel suo pontificato fu vicino alla pietà popolare e alla fede dei semplici. Robert Prevost, da vescovo in Perù, è stato molto vicino alla pietà popolare, tanto che l’ha citata nel suo primo discorso da Papa tra gli elementi importanti della vita della Chiesa. La seconda: il Papa che viene dal Perù è legato alla confraternita del «Señor de los Milagros» («Signore dei Miracoli») che dal Perù si è poi diffusa in molti altri Paesi del mondo: negli Stati Uniti, a Tokio, in Europa, fino in Australia.
Come vi siete sentiti interpellati dal predecessore, papa Francesco?
Papa Francesco ha aggiunto la missionarietà ai compiti liturgici e caritativi chiesti dai recenti pontefici alle confraternite, quindi il fatto di creare un collegamento con le realtà locali di confraternite per annunciare Cristo. I Forum, come quello Paneuropeo nato nel 2020 a Lugano, sono reti di collegamento che consentono alla singola confraternita, di suo specifico legata al locale, di vivere e partecipare dell’aspetto universale della Chiesa.
Le confraternite oggi potrebbero far pensare a una spiritualità un po’ datata, se pensiamo alle processioni. C’è un rinnovamento in vista?
Le confraternite sono uno strumento che la Chiesa ha da mille anni, vero è che gli scopi potrebbero anche essere rivisti, infatti alla liturgia si potrebbero aggiungere esperienze comunitarie maggiormente improntate alla fraternità.
Quali potrebbero essere i vostri auspici con Leone XIV?
Sarebbe bello che papa Leone XIV proseguendo sulla spinta degli ultimi pontificati, consenta una visibilità alle confraternite e affidi loro dei compiti. Si sente il bisogno che la Chiesa promuova un accompagnamento e un riconoscimento ulteriore per questa realtà di cristiani laici impegnati.