di Gino Driussi
“Questo incontro è stato una benedizione”. Lo ha affermato, nel corso della conferenza stampa conclusiva, il metropolita ortodosso Nifon di Targovitse (Romania), uno dei vice-moderatori uscenti, riferendosi all’XI Assemblea del Consiglio ecumenico delle Chiese (CEC), tenutasi a Karlsruhe, in Germania, dal 31 agosto all’8 settembre, sul tema “L’amore di Cristo spinge il mondo alla riconciliazione e all’unità”. L’Assemblea, che si tiene di regola ogni 7-8 anni, ha riunito circa 4000 partecipanti, tra i quali 800 delegati delle 352 Chiese membro diffuse in 120 Paesi del mondo e che rappresentano 580 milioni di cristiani. Celebrazioni, momenti di preghiera e di spiritualità, conferenze, dibattiti, adempimenti statutari, lavori di gruppo, plenarie, eventi culturali e molto altro ancora hanno riempito questi nove intensi giorni, la cui perfetta organizzazione da parte del comitato locale è stata molto apprezzata dai partecipanti.
L’Assemblea di Karlsruhe si è svolta in un momento particolarmente delicato per il mondo e per le Chiese, a causa della guerra in Ucraina. E tra i moltissimi temi affrontati (tra cui l’unità visibile dei cristiani, i cambiamenti climatici, il razzismo e il conflitto israelo-palestinese), questo è stato uno di quelli che ha maggiormente focalizzato l’attenzione. A questo proposito, l’Assemblea ha adottato una dichiarazione – che conferma quella del Comitato centrale dello scorso giugno – nella quale denuncia l’invasione “illegale e ingiustificabile” dell’Ucraina da parte della Russia, lamenta il terribile e continuo tributo di morti, lancia un appello a un cessate il fuoco e sottolinea come “la guerra sia incompatibile con la natura stessa di Dio”.
Risoluzione respinta
Questa risoluzione è stata respinta dalla delegazione della Chiesa ortodossa russa, capeggiata dal metropolita Antonio di Volokolamsk, presidente del dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne del Patriarcato di Mosca. Da parte sua, nel corso di una plenaria dedicata all’unità dei cristiani, il metropolita Job di Pisidia, rappresentante permanente del Patriarcato ecumenico di Costantinopoli presso il Consiglio ecumenico delle Chiese a Ginevra, ha fatto una dichiarazione molto forte: “In Ucraina – ha detto – ci sono cristiani che uccidono altri cristiani. E’ questa la testimonianza che noi discepoli di Cristo vogliamo dare al mondo affinché creda?”. Da notare che a Karlsruhe erano presenti sia i delegati ufficiali della Chiesa ortodossa russa sia una delegazione della giovane Chiesa ortodossa autocefala ucraina (la quale ha presentato una richiesta di adesione al CEC), ma non c’è stato alcun contatto tra di loro. In ogni caso, respingendo una proposta di sospensione o di espulsione della Chiesa russa, il CEC è determinato a mantenere aperta ogni possibilità di dialogo.
Nuovo Comitato centrale
Nel corso dei lavori, l’Assemblea ha eletto il suo nuovo Comitato centrale, formato da 150 persone dei cinque continenti. Tra questi, figurano due svizzeri: il pastore riformato Serge Fornerod e il prete cattolico cristiano Christoph Schuler. Nuovo moderatore del Comitato centrale è stato eletto Heinrich Bedford-Strohm, vescovo della Chiesa evangelica luterana in Baviera. Ricordiamo che l’elezione del nuovo numero uno del CEC, il segretario generale, era invece avvenuta lo scorso giugno a Ginevra, quando il Comitato centrale aveva scelto il pastore presbiteriano e teologo sudafricano Jerry Pillay, 68 anni, attualmente decano della Facoltà di teologia e religione all’Università di Pretoria. Il prossimo gennaio Pillay subentrerà al sacerdote ortodosso romeno Ioan Sauca, che è stato segretario generale ad interim dal marzo 2020.
La Chiesa cattolica e il CEC
Come è noto, La Chiesa cattolica romana non fa parte del CEC, ma a partire dal Concilio Vaticano II si è instaurata una fattiva collaborazione sia tramite un gruppo misto di lavoro creato nel 1965 sia attraverso la partecipazione a pieno titolo di delegati della Chiesa di Roma nella Commissione teologica “Fede e Costituzione” e in quella per la missione e l’evangelizzazione. A Karlsruhe la Chiesa cattolica ha inviato una delegazione ufficiale di osservatori composta da una ventina di persone, guidata dal cardinale svizzero Kurt Koch, presidente del dicastero vaticano per la promozione dell’unità dei cristiani. Nel corso di una plenaria, Koch ha letto un caloroso messaggio di papa Francesco, nel quale il pontefice ha sottolineato come il tema dell’Assemblea costituisca “un invito urgente a tutti i cristiani affinché lavorino insieme a una maggiore vicinanza e unità tra le Chiese, le religioni, le culture, i popoli, le nazioni e l’intera famiglia umana, e a promuovere la riconciliazione in tutto il mondo”.