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Parola del giorno rito Romano | Ambrosiano (7 maggio 2025)
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  • Madre Angelini: «Non imbalsamiamo l'esempio di Bergoglio»

    Non un evento prodotto da mano umana bensì un processo suscitato dallo Spirito di Dio. Un divenire da realizzare insieme. L’eredità è compito condiviso tra chi lascia e chi riceve, nello Spirito. Madre Maria Ignazia Angelini offre una chiave per leggere questo momento storico per la Chiesa: il Conclave chiamato a scegliere il successore di Pietro. Monaca benedettina e teologa, nata a Pesaro 81 anni fa, ha guidato per oltre ventidue anni come abbadessa la Comunità di Viboldone, appena fuori Milano. Alla religiosa, insieme al domenicano Timothy Radcliffe, è stata affidata la realizzazione delle meditazioni che hanno introdotto le varie sessioni generali delle due Assemblee sulla Sinodalità.

    Durante il Sinodo ha avuto modo di conoscere meglio papa Francesco. Come lo definirebbe?

    Un cuore grande, forte nella sua fragilità (non paludato, ma scoperto nelle sue insufficienze) e capace di mettere in circolazione il sangue di tutto il corpo dell’umanità con la sua tenace e fiduciosa semplicità.

    Un suo ricordo personale?

    Un episodio piccolo – cinguettio tra la gravi parole del Sinodo – ma rivelatore. Al termine di una mia riflessione all’inizio di una Congregazione generale, mi si è avvicinato e mi ha detto: “Grazie, mi hanno fatto bene le tue parole, mi hai fatto capire cose cui mai avevo pensato”. Io? Possibile? Ero cosciente di aver semplicemente proposto la meditazione sulla parola evangelica del giorno. Ma l’immediatezza disarmante di questo apprezzamento mi ha profondamente colpito. E subito dopo mi ha domandato se avevo un desiderio. Gli ho raccontato di una mamma che aveva appena perso il figlio unico in un incidente stradale: l’ho raccomandata alla sua preghiera. Mi ha chiesto il nome e il contatto, e immediatamente – lì, in Aula – l’ha chiamata... Lascio immaginare. Ne sono rimasta tanto commossa fino a nascondermi, in lacrime.

    Che eredità lascia al successore?

    L’eredità spirituale è opera di Spirito Santo e di libertà: da chi lascia – e che cosa lascia – a chi riceve, nello Spirito. Penso all’episodio narrato dalla Bibbia del profeta Elia e di Eliseo: «Mentre passavano, Elia disse a Eliseo: “Domanda che cosa io debba fare per te prima che sia rapito lontano da te”. Eliseo rispose: “Due terzi del tuo spirito diventino miei”. Quegli soggiunse: “Sei stato esigente nel domandare. Tuttavia, se mi vedrai quando sarò rapito lontano da te, ciò ti sarà concesso; in caso contrario non ti sarà concesso”». Quel “vedere l’andarsene del maestro rapito lontano” è l’opera di Spirito Santo. Ereditare fedelmente non è imbalsamare, mitizzare, ma entrare nel vortice del Soffio, del carro di fuoco, lasciando andare il Padre. Immensa è l’eredità di Francesco: ma occorre aprire gli occhi a una visione di futuro “dopo” di lui.

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