La prima chiamata degli apostoli avviene tra le reti strappate, le mani immerse nel gesto paziente del rammendo. Oggi, a duemila anni di distanza, un’altra rete reclama cura: è il web, trama fragile di connessioni e voci, che ogni giorno racconta un mondo “dilaniato dall'inimicizia e dalle guerre”. Rammendarla significa “annunciare al mondo la pace”, ricucire il tessuto spezzato dell’umanità. Nei “drammatici luoghi di guerra”, così come “nei cuori svuotati di chi ha perso il senso dell’esistenza”. È questo il mandato che Papa Leone XIV affida agli influencer del nostro tempo: essere “agenti di comunione”, capaci non solo di riparare, ma anche di rompere - quando necessario - la logica sterile “della divisione e della polarizzazione”. E rendere virali la “bellezza” e la “luce della verità”.
Il Pontefice è giunto nella Basilica di San Pietro al termine della Messa presieduta dal cardinale Luis Antonio Tagle, pro-prefetto del Dicastero per l’Evangelizzazione, in occasione del Giubileo dedicato proprio agli influencer cattolici e ai missionari digitali. Sono 1.400 quelli arrivati a Roma in questi giorni. Sono loro ad accogliere il Pontefice, con braccia e bandiere alzate e telefoni pronti ad immortalare un sorriso o una stretta di mano. Papa Leone si rivolge a ragazzi e ragazze in tre lingue: italiano, inglese, spagnolo.
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Pace nei cuori e nell'agire
“La pace sia con voi!”: fin dal primo saluto in Piazza San Pietro, questa invocazione accompagna il pontificato di Leone XIV. Oggi lo ripete a San Pietro: “Quanto abbiamo bisogno di pace in questo nostro tempo dilaniato dall’inimicizia e dalle guerre”, ammette, auspicando che essa abiti nei cuori e si traduca nell’agire quotidiano di ciascuno.
Questa è la missione della Chiesa: annunciare al mondo la pace! La pace che viene dal Signore, che ha vinto la morte, che ci porta il perdono di Dio, che ci dona la vita del Padre, che ci indica la via dell’Amore!
Nutrire di speranza
Una missione che, nel caso degli influencer, è declinata al “nutrire di speranza cristiana le reti sociali e gli ambienti digitali”.
La pace ha bisogno di essere cercata, annunciata, condivisa in ogni luogo; sia nei drammatici luoghi di guerra, sia nei cuori svuotati di chi ha perso il senso dell'esistenza e il gusto dell'interiorità, della vita spirituale
Fino ai confini esistenziali
E proprio l’oggi, “forse più che mai”, pone la necessità di “discepoli missionari”, capaci di dare voce alla speranza viva di Cristo “fino agli estremi confini della terra”. Non linee tracciate su una mappa, ma orizzonti dovunque appaia “un cuore che aspetta, un cuore che cerca, un cuore che ha bisogno”. Confini, insomma, “esistenziali”.
Valorizzare la creatività
Leone XIV passa poi all’inglese, sua lingua natale, ponendo ai missionari digitali una seconda “sfida”, ovvero quella di cercare “la carne sofferente di Cristo” nel prossimo. Mantenere quindi umana anche una cultura, quella odierna, “profondamente segnata e costruita dalla tecnologia”.
La scienza e la tecnica influenzano il nostro modo di essere e di stare nel mondo, fino a coinvolgere persino la comprensione di noi stessi e il nostro rapporto con gli altri e con Dio. Ma niente che viene dall’uomo e dal suo ingegno deve essere piegato sino a mortificare la dignità dell'altro. La nostra, la vostra missione, è nutrire una cultura di umanesimo cristiano, e di farlo insieme. Questa è per noi la bellezza della "rete"
Sviluppare un linguaggio del nostro tempo
Non è la prima volta nella storia che l’umanità vive una trasformazione culturale profonda. Di fronte a tali passaggi, la Chiesa “non è mai rimasta passiva”: ha sempre cercato di discernere e illuminare, distinguendo ciò che doveva essere custodito da ciò che andava “trasformato, purificato”. Tra le sfide di questa “nuova geografia” c’è anche l’Intelligenza Artificiale, a cui Leone XIV dedica un passaggio del suo saluto.
Questa è la sfida che dobbiamo raccogliere, riflettendo sulla coerenza della nostra testimonianza, sulla capacità di ascoltare e di parlare; di capire ed essere capiti. Abbiamo il dovere di elaborare insieme un pensiero e un linguaggio che, nell’essere figli del nostro tempo, diano voce all’Amore
Lasciare cadere le maschere
Nel web, dunque, la presenza non si misura solo nella generazione di contenuti, ma nel promuovere "l'incontro dei cuori". Così si potrà aiutare chi soffre "e ha bisogno di conoscere il Signore". Così le loro ferite potranno guarire. Così ciascuno potrà rimettersi in piedi e “trovare un senso” alla propria vita. Ma tutto nasce da uno sforzo comune, accettare la propria povertà, "lasciando cadere ogni maschera" e riconoscendo l’intrinseco bisogno del Vangelo.
Reti che liberano e salvano
Il terzo appello, il Papa lo pronuncia in lingua spagnola: “Vayan a reparar las redes”, “andate a riparare le reti”. Non solo rammendarne, ma anche costruirne di nuove.
Reti di relazioni, reti d'amore, reti di condivisione gratuita, dove l'amicizia sia autentica e sia profonda. Reti dove si possa ricucire ciò che si è spezzato, dove si possa guarire dalla solitudine, non contando il numero dei follower, ma sperimentando in ogni incontro la grandezza infinita dell’Amore. Reti che danno spazio all’altro più che a sé stessi, dove nessuna "bolla" possa coprire le voci dei più deboli. Reti che liberano, reti che salvano. Reti che ci fanno riscoprire la bellezza di guardarci negli occhi. Reti di verità. Così, ogni storia di bene condiviso sarà il nodo di un'unica, immensa rete: la rete delle reti, la rete di Dio
Camminare le strade digitali
Il Papa esorta ad essere “agenti di comunione”, capaci di contrastare l’individualismo e l’egocentrismo con lo sguardo fissato su Cristo. “Per vincere le logiche del mondo, delle fake news e della frivolezza”. Conclude ringraziando i presenti per i sogni che portano avanti, per il loro amore mostrato "al Signore Gesù e alla Chiesa. Per l’aiuto offerto a chi soffre, per il cammino “nelle strade digitali”.
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