Si è svolta ieri in Vaticano, dalle 9 alle 12.30, la dodicesima e ultima Congregazione generale del Collegio cardinalizio, alla quale hanno preso parte 173 cardinali, di cui 130 elettori. Lo ha reso noto il direttore della Sala Stampa della Santa Sede, Matteo Bruni.
Durante l’incontro si sono susseguiti 26 interventi, incentrati in gran parte sulle riforme promosse da Papa Francesco: dalla lotta agli abusi alla riorganizzazione della Curia, dall’economia alla solidarietà, fino all’impegno per la pace e alla cura del creato, temi ispirati alle encicliche Fratelli tutti e Laudato si’.
È emersa l’immagine di un futuro Pontefice come “costruttore di ponti”, pastore e maestro di umanità, volto di una Chiesa samaritana capace di offrire speranza in un’epoca segnata da guerre, violenze e secolarizzazione. Si è parlato anche di comunione ecclesiale, diritto canonico, divisioni nella Chiesa e del ruolo dei cardinali.
Sono stati richiamati la testimonianza dei martiri della fede nelle zone di conflitto, il cambiamento climatico, e il significato della Giornata mondiale dei poveri e della solennità di Cristo Re, due festività vicine da leggere in relazione. Ribadita infine la necessità di riunioni regolari del Collegio cardinalizio in occasione dei Concistori e l’importanza della formazione dei battezzati come atto missionario.
Extra omnes. Tutti fuori
Nel suo editoriale su Vatican News, Paolo Ruffini riflette sull’'ingresso dei cardinali nella Cappella Sistina, un tempo sospeso e di mistero in cui discernere il servo dei servi di Dio. L’autore sottolinea come la figura del Vescovo di Roma sia, per definizione evangelica, quella di un servo del popolo, in radicale contrasto con la logica del potere mondano. Citando le parole di Gesù nel Vangelo di Marco, Ruffini ricorda che la grandezza nella Chiesa si misura dal servizio, non dal comando.
L’editoriale invita a leggere l’attesa del conclave non come un evento politico o mediatico, ma come un momento di profonda spiritualità, in cui i cardinali sono chiamati a svuotarsi di sé per lasciare spazio allo Spirito. La formula extra omnes diventa simbolo di un distacco necessario per entrare nel mistero.
Ruffini riflette poi sulla figura di Pietro, scelto da Gesù non per la sua perfezione ma per la sua umanità ferita e perdonata: un peccatore convertito, sorretto dalla preghiera del Cristo stesso. Le sue lacrime diventano il segno di una Chiesa fondata non sulla forza, ma sulla misericordia.
In un mondo segnato da divisioni, arroganza e sete di potere, Ruffini richiama il senso profondo della missione petrina: confermare i fratelli nella fede, con umiltà e amore.
Chiusa l’area riservata, apposti i sigilli
È stata ufficialmente delimitata l’area riservata al Conclave. Come previsto, la sera precedente alla Messa “pro eligendo Pontifice”, una Commissione vaticana ha provveduto a chiudere gli accessi al Palazzo Apostolico, apponendo i sigilli con la scritta “Conclave” e “2025”. Lo comunica la Sala Stampa della Santa Sede. La Commissione è stata presieduta da mons. Edgar Peña Parra, sostituto per gli Affari generali della Segreteria di Stato, ed era composta – tra gli altri – dal comandante della Guardia Svizzera Pontificia.
Pronta la Stanza delle Lacrime, attende il futuro Papa
È stata allestita la Stanza delle Lacrime, il locale adiacente alla Cappella Sistina dove il nuovo Papa si ritira subito dopo l’elezione. Le immagini diffuse mostrano un ambiente sobrio e ordinato, con tre vesti papali di taglie diverse, camici, mantelle e accessori liturgici preparati dalla Sacrestia pontificia. La stanza, all’interno della sacrestia della Cappella Sistina e non accessibile al pubblico, sarà aperta solo al momento dell’“Habemus Papam”. Il nome deriva dalla tradizione, risalente al Novecento, che racconta di Papi commossi in quel momento riservato. L’attuale allestimento riprende quello usato nei conclavi del 2005 e del 2013.
Voci da piazza san Pietro:“non è il momento di etichette e giudizi”
Con il cuore ancora rivolto a Papa Francesco e lo sguardo al futuro Pontefice, migliaia di pellegrini hanno affollato ieri Piazza San Pietro, alla vigilia dell’inizio del Conclave previsto per oggi pomeriggio. Provenienti da ogni parte del mondo, i fedeli hanno manifestato affetto e riconoscenza per il Papa uscente, sottolineando il segno profondo lasciato dal suo pontificato.
Accanto all’emozione e alla preghiera, non sono però mancate voci critiche nei confronti dei media, ritenendo inopportune le speculazioni e le indagini troppo insistenti sulla vita dei cosiddetti “papabili”.
Un augurio semplice ma profondo è stato rivolto al futuro Pontefice: “Non smettere mai di sorridere, anche quando gli sforzi sono tanti e la resa è minima”.
Molti pellegrini hanno espresso “grande ammirazione” per Francesco, auspicando che la sua eredità venga custodita e proseguita: “Ha parlato con il linguaggio della gente comune, è stato vicino agli ultimi. La sua rotta va seguita: è illuminante, soprattutto nel dialogo con i potenti”.
Ecco chi annuncerà il nuovo Papa
Sarà il cardinale protodiacono Dominique Mamberti, 73 anni, ad annunciare l’elezione del nuovo Papa con la celebre formula latina “Habemus Papam”, pronunciata dal balcone centrale della Basilica di San Pietro. Questo solenne compito spetta al porporato con maggiore anzianità tra i cardinali dell’ordine diaconale, incarico che Mamberti ricopre dal 28 ottobre 2024. L’unica eccezione si verificherebbe se fosse proprio lui a essere eletto Papa: in tal caso, l’annuncio verrebbe affidato al vice protodiacono, attualmente il cardinale Mario Zenari.
Nato a Marrakech il 7 marzo 1952 da genitori francesi, Mamberti ha studiato giurisprudenza e scienze politiche in Francia prima di intraprendere la formazione ecclesiastica a Roma. Ordinato sacerdote nel 1981 per la diocesi di Ajaccio, ha intrapreso una lunga carriera diplomatica al servizio della Santa Sede, con incarichi in Algeria, Cile, Nazioni Unite, Libano e in Segreteria di Stato. È stato nunzio in Sudan, Eritrea e Somalia, segretario per i Rapporti con gli Stati e, dal 2014, prefetto del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica. Creato cardinale da papa Francesco nel 2015, Mamberti si appresta oggi, salvo sorprese, a pronunciare le parole che annunciano al mondo l’arrivo del nuovo Pontefice.
fonte: agenzie/red