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  • L'edizione 2025 della colonia Piccolo Principe al San Gottardo in occasione della Messa per il 1. agosto

    "Pellegrini di Speranza": a Camperio la colonia che insegna a vivere davvero

    di Federico Anzini

    In un tempo in cui anche i più piccoli rischiano di "vivacchiare" tra distrazioni e superficialità, la colonia “Piccolo Principe” offre a bambini e animatori un’esperienza che educa a vivere in pienezza. Dal 27 luglio, alla casa Montanina di Camperio, in Val di Blenio, oltre cento partecipanti hanno condiviso giorni intensi di gioco, preghiera e scoperta, sotto il segno del tema giubilare: “Pellegrini di Speranza”. Anche due sacerdoti hanno fatto visita alla colonia: don Paolo Solari e don Emanuele Di Marco. Una presenza tanto discreta quanto significativa. Francesca Bentoglio Vassalli, tra le organizzatrici, ci racconta le radici di questa avventura educativa.

    Un’estate di fede, amicizia e crescita

    “La Colonia del Piccolo Principe – spiega Francesca – nasce non come un progetto a sé, ma come desiderio di continuare anche d’estate la compagnia educativa vissuta durante l’anno nell’omonima scuola di Porza della Fondazione San Benedetto”. La colonia coinvolge tutti in un cammino intenso, segnato da catechesi, laboratori artigianali e escursioni memorabili. Ma più delle attività, è lo spirito che colpisce. “Per me – continua Francesca – la Colonia è sempre stata un tentativo di uno sguardo vero sui bambini. Lo stesso sguardo accogliente e paterno, che ho incontrato nella Chiesa, cerco di offrirlo a tutti, dai più piccoli partecipanti ai ragazzi delle medie o del liceo che arrivano con domande profonde sulla vita e sul loro futuro”.

    Un'àncora nella tempesta

    La catechesi del mattino ha accompagnato bambini e ragazzi a riflettere sul significato della speranza cristiana. Un’immagine forte ha guidato le giornate: l’àncora, simbolo della salvezza che è Cristo. “Noi navighiamo sulle onde agitate del mare – spiega Francesca – e abbiamo bisogno di attaccarci a qualcosa di saldo”. Questa corda che ci lega all’àncora è la speranza, sicura e certa, che permette di non lasciarsi sballottare dalla paura e dall’indifferenza.

    Nelle riflessioni mattutine è emersa una sfida concreta: imparare a vivere davvero, senza accontentarsi di una vita a metà. “Vivacchiare è come canticchiare o mangiucchiare – prosegue Francesca – è un fare a metà, per pigrizia o paura di faticare. Ma vivere è un’altra cosa: è tendersi verso qualcuno che ci ama, come un bambino che, per ricevere l’abbraccio del padre, impara a camminare”.

    Incontri che lasciano il segno

    In queste due settimane – ad esempio – i bambini hanno meditato il brano del Vangelo, in cui Giovanni e Andrea incontrano per la prima volta Gesù: “È un passo bellissimo – racconta Francesca – perché ci mostra un incontro talmente reale e incisivo da lasciare impressa persino l’ora: ‘erano circa le quattro del pomeriggio’. Anche noi, qui, vogliamo che i bambini possano ricordare l’ora in cui hanno sentito che Gesù li ha guardati e chiamati”.

    Un’altra catechesi ha proposto la storia di Giona, profeta riluttante che fugge dalla chiamata di Dio ma viene raggiunto con pazienza e riportato alla missione: “Giona ci parla della nostra resistenza alla volontà di Dio – riflette Francesca – ma anche della sua misericordia, della capacità di rinnovarci. È un racconto che i bambini ascoltano con attenzione, forse perché intuiscono che anche in loro qualcosa può cambiare”.

    Una comunità che accoglie

    La colonia si apre ogni anno con un gesto simbolico: ogni partecipante viene chiamato per nome, dalla A alla Z. Un piccolo segno che ricorda quanto ognuno sia importante. Il clima di famiglia si costruisce con gesti semplici: cantare insieme, pregare prima dei pasti, ritrovarsi la sera per una parola che chiude la giornata. Durante il giorno, bambini e ragazzi si immergono in laboratori artigianali – falegnameria, mosaico, perline, cucina – e nelle “botteghe” si impara il valore del creare con le mani e con il cuore. Ogni attività è guidata da monitori che accompagnano i bambini in modo personale, come fratelli maggiori. “È la compagnia del grande al piccolo – osserva Francesca – come accade nella Chiesa. È così che si educa alla speranza concreta: stando accanto”.

    Un cammino verso l'abbraccio

    La speranza, come è stata insegnata in questi giorni di vacanza, non è un’idea ma una relazione, una tensione verso un abbraccio che ci attende. Anche se si cade, ciò che conta è continuare a camminare, perché tutto ha un senso, tutto è bellezza, tutto è pieno di significato.

    L’esperienza della Colonia “Piccolo Principe” si è conclusa ieri, venerdì 8 agosto, con una Santa Messa e una grande festa con genitori e amici. Ma l’esperienza lasciata nei cuori di grandi e piccoli continuerà a parlare. In un mondo che invita spesso al minimo sforzo, a “tirare avanti”, Camperio ha insegnato che vale la pena vivere con il cuore pieno e la speranza salda. Ancorati a Cristo, pellegrini verso la Vita.

    La colonia Piccolo Principe a Camperio (Val di Blenio) - Foto: Marco Gianinazzi

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