Il pellegrinaggio della parrocchia di Lugano-Besso, partito lo scorso giovedì, è iniziato, prima di raggiungere San Miniato, con una sosta a Firenze. "La nostra visita alla città d’arte per eccellenza Firenze ci ha portati, dopo un’occhiata al Duomo, al campanile di Giotto, alla cupola del Brunelleschi e al battistero, alla basilica di Santa Croce, dove ci sono le tombe degli artisti e qui abbiamo potuto contemplare il famoso crocifisso di Cimabue, simbolo anche dell’alluvione del 1966, un ricordo speciale, che ci ha portato con il pensiero ai nostri alluvionati di questi giorni. Simbolicamente, abbiamo voluto ripartire da questa chiesa, dove viene esaltata la croce di Cristo, albero della vita. Ci siamo raccolti in preghiera e abbiamo invocato la grazia del Signore perché possa accompagnarci lungo questo nostro cammino di fatica, di condivisione e di speranza per incominciare sin d’ora ad essere portatori di quella speranza che nasce dalla croce di Cristo il vivente irrisolto", ci dice don Marco Dania.
Venerdì mattina i pellegrini sono partiti da San Miniato. "Abbiamo vissuto un primo momento molto intenso di preghiera e di lode, animato dalla comunità di Nuovi Orizzonti che ci ha ospitato in un monastero fondato addirittura da San Francesco. Abbiamo riflettuto sulla prima parola con la L dello stile di vita fraterna della nostra futura Casa Dorotea che è la parola lealtà. Cammin facendo ci siamo confrontati sul nostro concetto di lealtà e abbiamo in seguito pregato il Rosario, in modo particolare per gli alluvionati. Anche il testo di Sant’Agostino sulla preghiera ci ha messo di fronte a delle domande significative: come riuscire a dare una dimensione interiore e profonda alla nostra preghiera? Come riuscire a pregare continuamente? Cosa chiedere desiderare per la preghiera? Abbiamo camminato in una natura meravigliosa, nel paesaggio tipicamente toscano di ampissimi orizzonti di cipressi, di estati bianche. Abbiamo visto due cerbiatti e abbiamo fatto delle soste all’ombra. La brezza ci ha accompagnato per tutto il percorso e ci ha ricordato il soffio dello spirito", racconta don Marco Dania.
Sabato mattina i pellegrini hanno ripreso il loro cammino da Gambassi Terme, dove erano alloggiati nel bel ostello di Sigerico, di fianco alla omonima chiesa, dove hanno anche celebrato la Messa. “Ci siamo incamminati alla volta di Cellole, dove c'è un monastero della comunità di Bose, e nella bellissima chiesa romanica abbiamo celebrato la Messa. Ci ha accolto il monaco Emiliano. Abbiamo partecipato insieme a lui e all'altro fratello Adalberto alla recita dell'ora media. Dopo uno spuntino frugale abbiamo fatto una bella chiacchierata con il monaco Emiliano che ci ha invitati a tornare da loro per confrontarci su quella che sarà la nostra esperienza della Casa Dorotea, una volta che, lanciato il progetto edilizio, inizieremo ad occuparci delle “pietre vive*, che poi saranno gli abitanti di questa casa. Abbiamo subito colto con gioia l’invito. In seguito, abbiamo raggiunto San Gimignano, la città delle torri, favolosa, abbiamo visto la partita della Svizzera che purtroppo ha perso e poi l'indomani mattina (domenica) siamo partiti molto presto perché avevamo tanti chilometri da fare e abbiamo raggiunto Abbadia a Isola, prima di Monteriggioni. Anche qui c’è una chiesa stupenda del 1001 proprio lungo la via Francigena, con un monastero benedettino, nato proprio per accogliere i pellegrini. Il giorno successivo (lunedì) il nostro cammino è ripreso per raggiungere Siena. Fra le riflessioni ispirate da sant'Agostino anche quella che ci ricorda non solo l’importanza di considerare che Dio è padre, ma anche che la chiesa è madre"