di Laura Quadri e Silvia Guggiari
La speranza, tema giubilare di quest’anno, ha in questi giorni un volto tutto svizzero, quello degli oltre 700 giovani convenuti a Lugano, questo fine settimana, per celebrare assieme l’evento più importante loro dedicato dalla Chiesa svizzera: la Giornata mondiale della gioventù nazionale. Lugano la accoglie per la prima volta, dopo le scorse edizioni di Berna e Friborgo, grazie alla sinergia della Diocesi con più istituzioni.
Dopo una prima serata di apertura venerdì, dedicata al concerto della band torinese dei New Horizons, sabato 3 maggio, ritroviamo al padiglione Conza diverse centinaia di giovani, ospiti nella notte in molte famiglie del Luganese ed entusiasti di partecipare al primo grande momento condiviso: la Santa Messa presieduta da mons. Jean-Marie Lovey, vescovo di Sion, assieme a mons. Alain de Raemy, amministratore apostolico della Diocesi di Lugano.
Un momento toccante – molti i sacerdoti e i religiosi presenti – condecorato da un coro appositamente costituitosi tra studenti dell’Usi e del Conservatorio di Lugano, che esegue sin da primi minuti l’inno composto per l’occasione da Jefferson Curtaz, organista della Cattedrale di Aosta, insieme a Beatrice Pellegrino e Maria Guffi, Speramus in Deus vivum. Accanto all’altare, la croce simbolo delle Gmg.
L’omelia di mons. Lovey
«Tutti noi siamo venuti qui come pellegrini. Abbiamo dovuto decidere di metterci per strada, scegliere l’itinerario allo scopo di giungere a questo momento di incontro, che è una condivisione di vita e di speranza”, esordisce mons. Lovey, nel ricordare quanto sia bello che così tanti giovani si siano messi in viaggio per partecipare all’evento nazionale.
Mons. Lovey sceglie quindi, per il suo commento spirituale. tre parole chiave, ispirate dalla pagina di Vangelo del giorno: la “casa”, il “cammino”, l’ “incontro”.





Pellegrini verso la vera casa
Il pensiero del vescovo corre al primo ambiente, quello casalingo, e a quanti anche oggi non hanno la fortuna di sperimentarlo: «La casa, anzitutto: essa è fondamentale per la nostra vita; le nostre vite sono alla ricerca di una casa stabile, chi ne è privo a causa di un esilio forzato sa quanto sia difficile e a volte disumano non avere un luogo dove riposare. La casa è un luogo di vita, di libertà, un luogo da condividere e dove accogliere gli amici, luogo di sicurezza, un rifugio dove siamo felici di vivere, lavorare e pregare».
«Ma – continua mons. Lovey – la casa è solo una tappa, un momento della nostra storia. Non resterete sempre nella casa di vostro padre: un giorno varcherete la soglia della casa di famiglia e costruirete la vostra casa; e più avanti tutti noi lasceremo la casa della nostra esistenza, del nostro corpo. Questa prospettiva potrebbe spaventarci se tutto si fermasse lì, ma risuona la voce di Cristo: “Nella casa del Padre mio vi sono molti posti. Se no, ve l'avrei detto. Io vado a prepararvi un posto” (Gv 14, 2). Cristo fa quello che hanno saputo fare i nostri genitori quando ci hanno preparato la culla quando ancora non eravamo nati. La cosa più importante per Cristo è esserci assieme ai suoi discepoli:
“Quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, ritornerò e vi prenderò con me, perché siate anche voi dove sono io” (Gv 14, 3).
Dio è colui che non smette mai di sussurrarci, anche ora, “non ti abbandonerò mai, non ti lascerò mai. Mai! Vai con fiducia, io sono con te”».
Un solo maestro, una sola via
Ai giovani Lovey ricorda il cammino da percorrere: «La casa, poi l’itinerario: oggi Gesù dice chiaro a Tommaso, “Io sono la via, la verità e la vita, nessuno arriva al Padre senza passare da me”. La strada, nella nostra vita quotidiana, ci permette di muoverci in sicurezza. Ci permette di raggiungere un obiettivo. E noi siamo alla ricerca di un cammino sul quale porre passi sicuri. Non c’è niente di peggio di una strada che non ci permetta di camminare! Ma le nostre strade hanno la segnaletica e ciò ci dà conforto nella tempesta. E la via cristiana non dovrebbe avere segnali? Chiediamo che ci siano, sapendo che non abbiamo bisogno di cercare altre strade per avere successo, nessun maestro, se non Colui nel quale siamo stati battezzati. Questa strada è sicura e conduce sicuramente alla vita».
“Siamo fatti per un volto”
Infine, il tema dell’“incontro”. «Il cammino deve sempre portare da qualche parte, a meno che non siamo condannati a marciare sui nostri passi. Quando il cammino conduce a un obiettivo, avviene l’incontro e nell’incontro troviamo la felicità.
E il Vangelo di oggi ci dice con Gesù che il cammino ci conduce al Volto del Padre, incontro atteso, tanto sperato. L’essere umano è fatto per l’incontro con gli altri, per l’incontro con lo sguardo amato, come il bambino che ha bisogno del sorriso della madre.
Noi siamo fatti per un volto. Il viso del Padre, che Gesù indica e conosce, è un viso esigente ma di grande tenerezza.
La casa, il cammino, infine l’incontro con un volto: questa è la promessa che Gesù si impegna a mantenere e a offrirci. Preghiamo affinché la casa, il cammino e l’incontro siano la nostra felicità oggi», conclude il vescovo.
I workshop in città
Al termine della Santa Messa, seguiamo i giovani pellegrini mentre si incamminano, ciascuno verso uno dei tanti workshop proposti durante la Gmg per le strade e i luoghi di Lugano. 40, in tutto, i luoghi di ritrovo, dal Ciani, all’USI, alla Facoltà di teologia, all’oratorio, a S. Rocco, alla Masseria e in Cattedrale e alla chiesa degli Angioli, per riflettere assieme intorno ai temi della spiritualità.
Al Centro Cittadella incontriamo la Comunità delle Beatitudini, un workshop numeroso, durante il quale oltre 30 partecipanti si mettono all’ascolto e si confrontano sul tema, proposto in tedesco e francese, “Danzare è lodare tre volte”. Dopo un primo momento di testimonianza, durante il quale alcuni confratelli della comunità raccontano la propria esperienza con la danza, riscoperta come momento di liberazione non solo per il corpo ma anche per l’anima, l’attività entra nel vivo, con la proposta ai partecipanti di imparare alcuni semplici passi che permettano di muoversi al ritmo delle antiche musiche ebraiche.




“Danzare, è lodare tre volte”
Le basi, si ricorda ai partecipanti, sono sempre bibliche e evangeliche, nei molti passi della Bibbia che rievocano l’importanza della danza e del canto: dai canti del Popolo di Israele all’uscita dal Mar Rosso e a seguito della liberazione dall’Egitto, segnando la fine dell’esodo con un canto, all’esperienza di Davide, “cantore di Dio”, nei Salmi, fino a al Vangelo, Mt 26,30 e Mc 14, 26, ad esempio, in cui si racconta che Gesù e gli Apostoli prima di recarsi nell’orto degli ulivi, intonarono un canto di lode; o al dettaglio nella parabola del figliol Prodigo (Lc 15, 25), che vede rientrate il figlio perduto a casa con stupore avendo sentito sin da distante, sulla via del ritorno, “musica e balli” nella casa paterna, che anticipano la festa che ne seguì.
“Penso – ci spiega un confratello animatore del gruppo – che il fatto che Dio ci abbia donato un corpo è un aspetto molto importante, alla luce della sua stessa incarnazione. Oggi, in un mondo sempre più digitalizzato, il contatto con il corpo reale va perdendosi. Siamo dunque chiamati a promuovere un buon uso del corpo e la danza, che come comunità delle Beatitudini pratichiamo spesso tramite corsi, crediamo sia una chance in questo senso. S. Agostino affermava che chi canta prega due volte; ballando forse anche tre».
Musica e testimonianza
Rientrati dal pranzo, il Centro Conza torna ad animarsi di nuovo. Un altro momento di testimonianza, durante il pomeriggio, è dedicato nuovamente ai gruppi musicali. Oltre ai New Horizons, raccontano la loro esperienza Les Guetteurs. La loro esperienza di fede si intreccia da vicino con il percorso professionale: “Era il 2011, raccontano, eravamo di ritorno dalla GmG di Madrid. Ci serviva un elemento per completare la formazione del gruppo. Abbiamo posto un cero alla Madonna in Rue du Bac, luogo di apparizioni mariane [ndr a Caterina Labouré, nel 1830, in seguito alle quali la Santa fece coniare la famosissima “Medaglia Miracolosa”]. Un anno dopo, esibendoci, tra il pubblico, abbiamo trovato la persona giusta. Non abbiamo dubbi: è la Vergine Maria che ha ascoltato la nostra preghiera, la nostra preghiera concreta”.
Il gruppo esiste da 16 anni: “È un’avventura umana e spirituale, al cui centro c’è la preghiera. Vorremmo poteri continuare a rileggere la nostra storia con Gesù risuscitato e con quella stessa discrezione con cui Maria “meditava le cose nel suo cuore”, vedendo Gesù crescerle accanto. Vogliamo anche noi riscrivere la nostra storia con il Signore. Non è magia, è la presenza di Dio”.
“Si cerca spesso Dio in alto ma ci si dimentica che è tutti i giorni con noi, nel profondo di noi stessi. Ed è questa certezza e questa fiducia che ci fa tenere la via: è con noi e in noi tutti i giorni e anche se non comprendo tutti i giorni i suoi passi, ho fiducia in questo Dio che ci ama e mi ama in modo incondizionato, un amore che non passerà. Questo il messaggio di speranza che lasciamo oggi ai giovani”.

Alla testimonianza dei New Horizons e dei Les Guetteurs si aggiunge quella rilasciata ai media in mattina di padre Guilherme, il prete dj, vero protagonista della serata di sabato, con un concerto e una sorpresa speciale per i giovani svizzeri: “Voglio trasmettere sempre e solo i valori della Chiesa”, ci spiega. “I miei concerti vogliono essere come un viaggio, trasformato in linguaggio della musica elettronica. Un linguaggio differente, ma dai contenuti noti. Riprendo anche le parole dei Papi, parole di fede; ogni concerto che faccio lo adeguo e lo preparo apposta. La sorpresa speciale per questa Gmg è la presentazione dell’inno del giubileo in versione techno. In anteprima per i ragazzi svizzeri”.

Al termine di questa condivisione, i partecipanti sono rientrati al padiglione Conza dove hanno visitato le diverse bancarelle allestite dalle tante realtà ticinesi e svizzere. Una bella occasione per conoscere persone e realtà arrivate dai diversi angoli della Svizzera.








Dopo un giro tra le varie bancarelle, la risottata e poi l’inizio della serata, il momento centrale della GmG luganese. Ad aprirla l’intensa esibizione proprio Les Guiterres, seguita dal momento toccante di adorazione eucaristica durante il quale è stato letto un testo di saluto del card. Koch, impegnato a Roma per il conclave.



La serata è poi terminata con l’esibizione di padre Guilherme, famoso per essersi esibito alla Gmg di Lisbona. I giovani svizzeri hanno così ballato sulle note della musica techno, accompagnati da immagini di Papa Francesco e di una evocativa colomba bianca che attraversa il mondo intero.
Una bella esperienza che continua anche domani: alle ore 10 con la testimonianza nel Padiglione Conza di Davide Adamoli e alle 10:30 con una Santa Messa conclusiva, presieduta da mons. Alain de Raemy, seguita dal pranzo.

