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Parola del giorno rito Romano | Ambrosiano (12 luglio 2025)
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  • Papa Leone XIV saluta i fedeli prima della Messa di inizio Pontificato COMMENTO

    Un cuore da Leone

    di don Emanuele Di Marco

    I primi giorni di un Papa permettono di identificare alcuni elementi che si possano definire “programmatici” per il ministero petrino che si appresta ad iniziare. Così, in questi giorni ci si è prodigati per conoscere meglio quel Papa che si è affacciato dalla Loggia delle benedizioni ed ha suscitato lacrime e commozione prima ancora che si presentasse. In effetti, la fumata bianca annuncia la scelta di un Papa, ma non ne comunica il nome. La gioia e la festa proseguono all’ “Habemus Papam”. Eppure, neanche in quel momento si conosce di chi si tratta. Neanche quando esce al balcone: difficile, al di là di qualche nota biografica, conoscerne la persona. Non resta che attendere il cammino insieme a quel Papa che poco a poco diventerà familiare: lo diventerà camminando insieme per le strade della storia, che in quest’epoca si presentano molto trafficate ed insidiose. I primi passi del nuovo Papa già mostrano però una camminata vigorosa e mite nel contempo.

    Un Papa che parla al cuore

    Riprendendo la parole dell’omelia di inizio Pontificato, possiamo infatti riconoscere alcuni elementi essenziali del suo messaggio. Prima di tutto, il Papa non ha paura di riconoscere l’inquietudine del cuore umano: è il Papa che ha saputo trasmettere le sue emozioni, già condivise appena affacciato a San Pietro. Occhi lucidi, lacrime trattenute ma anche l’esplicitazione nell’omelia “sono stato scelto senza alcun merito e, con timore e tremore, vengo a voi come un fratello”. È un Papa che non ha timore delle forze e delle debolezze che si riconoscono anche in Pietro.

    Pietro, punto di partenza del pontificato

    Infatti, il centro dell’omelia di inizio pontificato si trova nel rapporto tra Gesù e Pietro. Quest’ultimo è in grado di sopportare il peso di diventare il primo Papa della storia, nonostante il rinnegamento di Gesù proprio nelle ore della Passione, solo perché sa di essere amato. Leone desidera all’inizio del suo pontificato spostare l’attenzione da lui: essere Papa significa riconoscere che c’è un amore che precede, che è donato gratuitamente, che supera le forze. È qui che Leone pone le basi per il suo pontificato: sulla sincerità del primo Papa, che davanti alle domande esigenti di Gesù risponde con la fragilità del proprio affetto.

    Un messaggio chiaro al mondo

    Così facendo, il nuovo Papa riposiziona la Chiesa sul quadrante della storia: “vogliamo dire al mondo, con umiltà e gioia: guardate a Cristo”. Ecco allora che si delineano alcuni punti che stanno a cuore al Papa: la Chiesa si pone umilmente al servizio dell’umanità portando ciò che più le sta a cuore, ovvero il rapporto con Gesù, che non è un’idea o una filosofia, ma una persona reale. “Noi vogliamo essere dentro questa pasta un piccolo lievito di unità, di comunione, di fraternità”.

    Un figlio di Agostino, un lievito nel mondo

    Il Papa è un figlio di sant’Agostino, è “con noi cristiano, per noi vescovo”. Nell’omelia di inizio pontificato ha identificato il noi come semplice lievito, riprendendo un’immagine molto cara a Gesù stesso. Parla di Gesù dicendo che ci porta “una proposta di amore”. Papa Leone vede il futuro per una Chiesa umile ma vera presenza in questo mondo di sfide.

    Una fede umile in tempi ostili

    Lo aveva già detto nella Cappella Sistina, quando ha ricordato che “anche oggi non sono pochi i contesti in cui la fede cristiana è ritenuta una cosa assurda, per persone deboli e poco intelligenti; contesti in cui ad essa si preferiscono altre sicurezze, come la tecnologia, il denaro, il successo, il potere, il piacere. Si tratta di ambienti in cui non è facile testimoniare e annunciare il Vangelo e dove chi crede è deriso, osteggiato, disprezzato, o al massimo sopportato e compatito” (omelia del 9 maggio).

    L’amicizia con Gesù come centro della vita

    Da questi primi passi con Leone, ci si rende conto che lui parla della sua amicizia di Gesù come qualcosa di sincero e importante. Dà l’impressione che non si può parlare con lui se non tenendo conto di questa amicizia che per lui è fondamentale, e senza la quale la sua vita non trova senso. “Questa è l’ora dell’amore”, ha detto. Con Gesù, senza il quale la Chiesa non ha senso di esistere, questa ora diventa eterna. E, per una società che vive il futuro come minaccia, non poteva esserci di meglio.

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