Il secondo Rapporto annuale sulle politiche e procedure della Chiesa della Pontificia Commissione per la tutela dei minori segna un nuovo passaggio nel cammino globale della Chiesa verso la verità, la giustizia e la riparazione. Il documento approfondisce il tema “Giustizia e conversione”, con particolare attenzione alla riparazione come responsabilità della Chiesa di “accompagnare le vittime/sopravvissuti-e nel loro percorso di guarigione e risanamento”. La Commissione precisa che lo studio ha raccolto “spunti dalle pratiche di riparazione esistenti nelle Chiese locali e dalle persistenti sfide per attuare una riparazione piena e totale”, e che i contributi del gruppo di ascolto delle vittime hanno offerto “approfondimenti essenziali”, grazie a “contributi diretti da parte delle vittime/sopravvissuti-e”.
Vademecum e raccomandazioni
Il cuore operativo del Rapporto è il vademecum dedicato alle riparazioni, che individua sei ambiti fondamentali:
accoglienza, ascolto e cura; comunicazione: scuse pubbliche e private; sostegno spirituale e psicoterapeutico; sostegno finanziario; riforme istituzionali e disciplinari; iniziative di tutela all’interno della comunità ecclesiale.
In questa prospettiva, la Commissione sottolinea “l’esigenza di un protocollo semplificato per la dimissione e/o rimozione di leader/responsabili o personale della Chiesa in casi di abuso o negligenza”, insieme alla necessità di “comunicare pubblicamente le ragioni delle dimissioni e/o della rimozione, quando la decisione riguarda casi di abuso o negligenza”, nel rispetto “dei principi relativi alla privatezza e alla presunzione di innocenza”. Tra le raccomandazioni principali figura anche “lo sviluppo di un meccanismo di segnalazione/denuncia, di tipo sistemico e obbligatorio, ad uso dei vari organismi di tutela nel contesto delle Chiese locali”.
Esperienze nel mondo e buone prassi
Lo sguardo internazionale mostra il cammino di una Chiesa che cresce nella responsabilità condivisa. Il Rapporto cita “un’ampia gamma di prassi e sfide esistenti e relative alle riparazioni nella Chiesa”, ricordando che “alcune parti della Chiesa nelle Americhe, in Europa e in Oceania dimostrano un importante impegno verso le riparazioni”, mentre in molte regioni “non dispone ancora di risorse adeguate da dedicare all’accompagnamento delle vittime/sopravvissuti-e”.
Tra le esperienze positive figurano una tradizionale pratica di guarigione comunitaria a Tonga, nota come Hu Louifi, un dettagliato rapporto annuale sui servizi di accompagnamento per le vittime/sopravvissuti-e negli Stati Uniti e i processi di revisione delle linee guida in materia di tutela in corso in Kenya, Malawi e Ghana.
Per l’Europa, il documento segnala anche il “significativo progetto di ricerca della verità, Il coraggio di guardare, nella diocesi italiana di Bolzano-Bressanone”.
Italia: rete in crescita ma ci sono ancora passi da compiere
L’Italia, in particolare, viene riconosciuta come una realtà dinamica e in evoluzione. Il Rapporto menziona 226 diocesi, 16 conferenze regionali, sette delle quali incontrate nel primo trimestre 2024, e rileva
“un impegno reale della CEI – dall’architettura dei Servizi di tutela al Consiglio nazionale istituito nell’ottobre 2024 per integrare reti e competenze”.
Al tempo stesso, la Commissione riconosce “la necessità di rafforzare la raccolta e l’analisi dei dati per un confronto più affidabile tra le realtà ecclesiali e la popolazione generale”, sottolineando che “centri di ascolto accoglienti”, “supporto psicologico professionale” e “coinvolgimento delle vittime/sopravvissuti-e nello sviluppo delle politiche e delle procedure di tutela” sono elementi essenziali per consolidare il percorso di crescita.
La Commissione pontificia per la tutela dei minori in concreto “si rammarica di non aver incontrato le delegazioni regionali di Abruzzo-Molise, Basilicata, Calabria, Campania, Marche, Piemonte, Puglia, Triveneto e Umbria e di non aver ricevuto risposte al suo questionario quinquennale sulla tutela dalla totalità delle diocesi. In particolare, si legge nel Rapporto annuale pubblicato oggi, “il Servizio Nazionale per la Tutela ha registrato la presenza di gruppi di lavoro in 144 diocesi su 226. Tuttavia, vi è una significativa disparità nel personale e nelle risorse assegnate a molti di questi uffici. Il fatto che diversi di essi vengano attivati unicamente quando necessario e non siano dotati di personale e risorse finanziarie stabili e sufficienti rappresenta un serio rischio per l’attuazione delle misure di tutela e può, di fatto, complicare i processi di esercizio della responsabilità istituzionale. Detta prassi – lamenta il Rapporto – potrebbe avere ripercussioni sulla coerenza, la stabilità e l’affidabilità degli uffici diocesani.
“La Commissione- continua il testo – osserva che, sebbene alcune Chiese locali siano riuscite a creare soluzioni pionieristiche e persino a instaurare proficue collaborazioni con la società civile, permangono forti disparità tra le diverse regioni. ma, in positivo, rileva l’istituzione di una rete complessiva di uffici e strutture nelle diocesi per la segnalazione e l’assistenza che copre quasi tutte le diocesi”.
Inoltre, lamenta la Pontificia Commissione, “la Conferenza Episcopale Italiana non dispone di un ufficio centralizzato di ricezione delle segnalazioni/denunce e di analisi, in modo tempestivo e comparativo, della corretta gestione dei casi nelle diverse regioni, al fine di promuovere lo sviluppo uniforme ed efficace di servizi inerenti alle denunce”.
Memorare e trasparenza finanziaria
Tra le iniziative più recenti a livello mondiale, la Commissione cita “Memorare”, quale iniziativa di formazione e sviluppo delle capacità in materia di tutela nelle Chiese locali del Sud globale. Ad oggi, si legge nel Rapporto, “la Commissione ha attualmente in vigore, nel mondo, 20 accordi di Iniziative Memorare locali, mentre un’ulteriore dozzina è in fase di negoziazione”. Nelle pagine conclusive viene inoltre presentata la relazione finanziaria, che offre una breve relazione sulle proprie attività e sul sostegno ricevuto dai donatori, con l’obiettivo di garantire trasparenza e rendicontazione pubblica. È questa, conclude la Commissione, la direzione che orienta il suo servizio: “accompagnare il ministero di tutela della Chiesa universale” in una prospettiva di giustizia, conversione e fiducia rinnovata.
fonte: sir/ilfarodiroma