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Parola del giorno rito Romano | Ambrosiano (6 novembre 2025)
  • Profughi ucraini al confine con la Polonia

    Attraverso il confine polacco gli aiuti ticinesi in Ucraina

    C’è sempre più urgenza nella Svizzera italiana come in ogni angolo di Europa: i profughi ucraini scappano dalla loro terra e cercano un rifugio sicuro là dove li porta la provvidenza. È quello che ci ha testimoniato anche Luca Janett, volontario ticinese che nei giorni scorsi si è recato sul confine polacco a consegnare un carico di aiuti materiali frutto della generosità di molti ticinesi e raccolto dai volontari dell’associazione «Ticino per la pace». Al rientro Janett ha accompagno nel nostro Cantone due giovani donne con i loro bambini per trovare alloggio da una parente residente da anni in Ticino. «Siamo partiti venerdì 4 e siamo tornati lunedì 7 marzo», ci racconta Luca. «Siamo rimasti davvero poche ore sulla zona di frontiera, ma ciò che ho potuto vedere è che c’è molta confusione, tantissime persone che arrivano in continuazione, e una miriade di realtà che si stanno dando da fare per portare aiuti. È chiaro che la portata del dramma che si sta svolgendo in Ucraina è tale che è difficile riuscire a gestire nel migliore dei modi una situazione tanto complicata. I Paesi sul confine hanno necessità di un aiuto concreto da parte dell’Europa e a livello internazionale». Nelle poche ore di permanenza in territorio polacco, Luca visita un campo di accoglienza e un centro di primo intervento dove, non senza difficoltà, riesce a trovare le due giovani donne. Nel campo «erano presenti circa 8’000 persone, tra le quali moltissimi bambini: si trattava di un centro commerciale requisito dallo Stato polacco e trasformato in un campo di accoglienza dove queste persone ricevono gli aiuti più immediati e poi continuano il loro viaggio verso altre destinazioni più sicure».

    Far arrivare gli aiuti in Ucraina

    Per quanto riguarda gli aiuti arrivati dal Ticino, ben 18 tonnellate di materiali, Luca ci racconta di averli lasciati «a un’associazione di giovani volontari che ci è stata indicata dai militari, responsabili del campo di rifugiati. Questi volontari, quando arriva la sera, caricano i sacchi contenenti materiali di ogni genere (viveri, vestiti, medicine) su dei camioncini di agricoltori e li trasportano al confine non presidiato, dove li consegnano a dei coetanei ucraini che li portano al centro dell’Ucraina. Abbiamo fatto questa scelta perché durante la nostra permanenza in Polonia abbiamo visto una colonna di otto treni provenienti da tutta Europa piena di aiuti materiali per i profughi che attraversano il confine. Coloro che invece sono ancora all’interno del Paese rischiano di rimanere senza nulla: allora noi abbiamo scelto di donare quanto raccolto a queste persone fidandoci dei giovani che li trasportano da una parte all’altra del confine».

    I profughi accolti a Loverciano

    Una volta rientrato in Ticino l’impegno di Luca non si è fermato, anzi, come dice lui «i rapporti e una buona dose di provvidenza stanno facendo fare miracoli». Da cosa nasce cosa, così Luca da diversi giorni riceve numerose chiamate di ucraini arrivati in Ticino in cerca di alloggio. «Attraverso i miei contatti, cerco di dare un aiuto concreto: nei giorni scorsi, ad esempio, ho accompagnato una famiglia di otto persone all’istituto Sant’Angelo di Loverciano che ha messo a disposizione cinque camere che verranno occupate da altrettante famiglie. Queste persone sono arrivate con le loro macchine e si sono registrate al centro rifugiati di Chiasso dove sono rimaste qualche giorno in attesa del permesso S; poi dato che il centro si sta riempiendo sono state invitate a trovare un’altra sistemazione e mi hanno dunque contattato. Un’altra giovane mamma arrivata dall’Ucraina e da noi assistita ha partorito il suo bimbo pochi giorni fa a Mendrisio». In questo momento, conclude Luca, «siamo chiamati a dire ‘sì’ al bisogno che c’è adesso; ognuno fa il suo, aprendo il proprio cuore e tendendo la mano. Raccontare e condividere queste storie è sicuramente un bel modo per far riflettere, toccare le coscienze della gente e mantenere viva l’attenzione. Sono convinto che più passerà il tempo più la situazione si aggraverà e chi pagherà il prezzo più alto, come in ogni conflitto, saranno i bambini che non hanno nessuna colpa, le donne che subiscono soprusi di ogni genere e gli anziani dei quali non si interessa più nessuno e quindi sono abbandonati a loro stessi».

    di Silvia Guggiari

    Sabato 19 marzo a Strada Regina alle 18,35 su RSILa1: una famiglia russo/ticinese va oltre le differenze ospitando due giovani profughe ucraine. Ospite della puntata, online da Kiev, Nello Scavo, giornalista di Avvenire. Ecco il link per rivedere la puntata: Strada regina - Play RSI

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