di don Emanuele Di Marco*
Cosa si fa all’ora di religione? Forse non ci si pone neanche più la domanda: spesso, infatti, si pensa di già possedere la risposta. “L’ora di religione è fatta per i credenti, per i praticanti, per i cattolici...”, insomma: per gli altri. Non per me. In questi giorni genitori e allievi sono sollecitati ad iscriversi al corso facoltativo di religione: una scelta coraggiosa, perché le alternative sono appetitose: tempo libero o corsi di ripetizione. Perché quindi investire in questa ora? Perché non fare altro? A tutto questo c’è una risposta. In quell’ora c’è il sì ad un “di più”: è data ai nostri bambini e ragazzi la possibilità di riflettere sulle grandi scelte della vita, uscendo da un approccio alla vita “utilitarista”. Non solo: le future generazioni avranno sempre più bisogno di poter interpretare il passato e di comprenderlo. L’attualità deforma il rapporto con il passato e con il futuro, riducendo l’esperienza del tempo al solo immediato presente. Interpretare lo spazio e il tempo della quotidianità è un’altra finalità dell’Insegnamento Religioso scolastico: perché all’Immacolata non si va a scuola? Perché la stazione Mendrisio San Martino porta questo nome? Perché alcune persone si chiamano Giovanni Maria? Non solo. Durante il corso facoltativo, a motivo dei suoi contenuti, ci si trova ad affrontare temi con la scelta tra il bene e il male, l’impegno per il prossimo, il rapporto con la natura. Queste sono solo alcune delle domande alle quali durante il corso di Religione si desidera rispondere. In questi mesi è in corso un’importante revisione dell’Ufficio diocesano che gestisce questa realtà.
Numeri alla mano, ci si rende conto di quanto sia vasto questo “campo”: circa 190 docenti, oltre 20000 allievi coinvolti nei vari cicli scolastici obbligatori e post-obbligatori. Ogni settimana un migliaio le ore di religione che sono proposte dai vari docenti. In questo complesso panorama è importante che le varie realtà e proposte siano ben coordinate e inserite nel contesto scolastico, affinché la presenza dell’ora confessionale risponda al mandato che il Cantone affida alla Chiesa cattolica.
In questi giorni, nei quali i genitori e i ragazzi sono chiamati a scegliere per l’iscrizione o meno all’ora di “religione”, è utile ribadire l’impegno che tanti e tanti docenti prendono affinché questa esperienza sia un valido contributo al cittadino e alla società di domani. Sono stati pubblicati dei sussidi (dépliant e materiale divulgativo) per esortare all’iscrizione, per essere chiari su quello che viene fatto e in quale modalità. In questo senso, l’Istruzione Religiosa è davvero una possibilità: non solo perché è facoltativa (“posso iscrivermi o non iscrivermi”) ma anche e soprattutto nei termini di una grande opportunità. Invitiamo quindi famiglie, bambini e ragazzi ad accogliere questa possibilità per la loro crescita. Un’opportunità che non toglie, ma aggiunge al cammino formativo di ciascuno.
*direttore ad interim dell’UIRS (direzione.uirs@catt.ch)
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