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Parola del giorno rito Romano | Ambrosiano (2 aprile 2025)
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  • Domenica 2 marzo. Commenti al Vangelo

    Domenica 2 marzo. Commenti al Vangelo

    Calendario romano: Anno C / Lc 6,39-45 / VIII Domenica del Tempo ordinario

    Ci vuole occhio, bocca e cuore

    di Dante Balbo*

    Noi siamo i figli della luce, gli eredi della promessa, giustificati per fede, salvati dall’amore gratuito di Dio. Quando ero ragazzo, ho letto una favola di Esopo che parlava del fatto che noi portiamo due bisacce, una davanti con i nostri pregi, l’altra dietro con i nostri difetti. Noi vediamo i primi e gli altri i secondi. L’autore riconosce che siamo doppi, feriti dal peccato, diremmo noi, incapaci di vedere le nostre mancanze o pronti a giustificarle. Se gli altri ce le fanno notare, siamo disturbati, ci sentiamo ingiustamente accusati, non riconosciuti. Gesù non fa sconti e chiama questa attitudine con il suo nome: ipocrisia. Ci vuole occhio per vederla, rivolto verso l’interno, per scoprire quello che siamo veramente. Ci vuole bocca, come baci di tenerezza e compassione che proviamo per chi ci sta di fronte, che ha in comune con noi la stessa fragilità. Ci vuole cuore, che impara in una vita intera a battere al ritmo di quello di Gesù, che non ha mai condannato un peccatore, ma sempre solo il peccato, che non ha giudicato nemmeno noi, lasciandoci il tempo di crescere, di aggrapparci a lui anche all’ultimo istante. Per fare questo è necessaria vigilanza, per cogliere i segni della maldicenza nascosta nella critica che definiamo costruttiva, per riconoscere non solo la bisaccia alle spalle del nostro fratello, ma guardandolo negli occhi scoprire quella che ha sul petto, piena di talenti; così ha fatto il Maestro, vegliando su di sé, per non allontanarsi mai dalla volontà del Padre, dalla difesa ad ogni costo dell’umanità ferita. Allora potremo correggerci vicendevolmente, con la stessa benevolenza con cui siamo corretti dal nostro Salvatore, in una legge di libertà, ricca di stima e di senso dell’umana debolezza. Guarderemo con i suoi occhi, che scrutano nel profondo, parleremo con la sua bocca, che ha solo benedizioni, ameremo con il suo cuore, che si spalanca per diventare abisso d’amore.

    *Dalla rubrica televisiva Il Respiro spirituale di Caritas Ticino in onda su TeleTicino e su YouTube

    Calendario ambrosiano: Anno C / Lc 19,1-10 / Domenica del Perdono

    “Beati tutti coloro che la parola sorprende”

    di don Giuseppe Grampa

    Anche in questa domenica continua e si conclude l’epifania di Gesù, il suo manifestarsi, il suo farsi conoscere. E paradossalmente si fa conoscere attraverso le persone che frequenta. Davvero Dio non si è dimenticato di quest’uomo, Zaccheo, certamente spregevole ma che, nonostante ciò, nota l’Evangelista, «cercava di vedere chi era Gesù». E pur di vederlo si espone al ridicolo di arrampicarsi su un albero, perché Zaccheo era di bassa statura. Ed ecco lo sguardo di Gesù che lo scopre nascosto tra i rami e gli rivolge poche decisive parole: «Devo fermarmi in casa tua». L’incontro deve avvenire nel luogo più importante, non nella strada ma nella casa. Questa pagina davvero è evangelo, buona, bella notizia. La buona notizia è appunto questa: «Io vengo, voglio fermarmi a casa tua». Da parte di Dio c’è una domanda di ospitalità e da parte nostra la decisione di aprirgli la porta. Un ultimo piccolo dettaglio: Gesù dice «Scendi subito». Non lascia a Zaccheo il tempo di riflettere, di calcolare se gli convenga o meno. Talvolta Dio ama invitarsi all’improvviso, senza darci il tempo di metterci in ordine ed essere presentabili. Beati coloro che la Parola ha sorpreso, mettendo fine alle esitazioni. Beati coloro che, come Zaccheo, cercano, come possono, di vedere il Signore: prima o poi sentiranno l’unica parola che conta, sentiranno l’evangelo: «Oggi devo fermarmi in casa tua». E allora beati noi se subito e con gioia apriremo la porta. Anche Zaccheo, come Levi che abbiamo incontrato domenica scorsa nella pagina evangelica, è pubblicano, anzi il capo e, precisa l’evangelista, «ricco», a sottolineare la provenienza non tutta onesta di quella ricchezza. E infatti Zaccheo dispone una larga donazione di metà del suo patrimonio ai poveri e una altrettanto generosa riparazione delle sue frodi. Gesù lascia quella casa che fino a quel momento era segnata a dito dalla gente come casa di un uomo spregevole, disonesto. Anche i muri di quella casa sono ormai una benedizione.

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