Calendario romano: Mc 12,28b-34
Un ponte infranto: "Non ti ascolto più"
di Dante Balbo*
Vi sono alcune culture nelle quali quando una persona è esclusa dalla comunità è letteralmente morta per tutti, non si comunica con lei, non la si guarda, come fosse trasparente. le persone possono effettivamente morire per questa situazione. In un istituto per ciechi non si poteva ovviamente levare il saluto o lo sguardo, ma quando da bambini si litigava, la frase più terribile era «Non ti ascolto più». Si capisce allora perché per un Israelita il primo articolo della Legge è Shemà («ascolta»). Un Dio che ha scelto la parola per comunicare, chiede prima di tutto l’ascolto. Abbiamo bisogno di essere ascoltati. Quante volte nelle discussioni si dice, «non mi stai ascoltando» anche se sappiamo bene che l’altro ci ha sentito. L’amore nasce dall’ascolto, dal sentirsi compresi, accolti, conosciuti intimamente in una armoniosa reciprocità. Il cuore della Legge che Gesù evoca nel Vangelo odierno è questa intimità. Dio ascolta il grido del suo popolo come dice a Mosè dal roveto ardente e quando dà una legge è un comandamento d’amore che nasce dall’ascolto. Ai tempi di Gesù in Palestina il dibattito era acceso, perché i comandamenti da rispettare erano 613 e toccavano molti aspetti della vita concreta di un credente. Per questo lo scriba che interroga Gesù vuole sapere quale sia l’essenza della Legge, il cuore. Gesù prende il primo comandamento direttamente dalla promulgazione di Mosè delle tavole ricevute da Dio, ma poi recupera il secondo da un altro rotolo della Sacra Scrittura, il Levitico, il libro delle prescrizioni dettagliate, dalla lebbra dei muri alle regole sul ciclo mestruale. Fra esse tuttavia c’è un centro che rende il primo comandamento dell’amore totale a Dio concreto come la vita stessa, perché chiede di amare il prossimo come se stessi. Il primo passo per coltivare questo amore consiste nell’ascoltarci, gettando un ponte sul quale camminare l’uno verso l’altro, fino a toccarci, riconoscerci, sentirci amati. Allora Dio sarà amato in ogni incontro.
*Dalla rubrica Il Respiro spirituale in onda su TeleTicino e online su Youtube
Calendario ambrosiano: Lc 14,1a.15-24
Una parabola rivolta agli uomini di ogni tempo
di don Giuseppe Grampa
Confesso qualche disagio di fronte alla parabola odierna. Letta nella sua primitiva cornice storica è una trasparente ricostruzione dei tormentati rapporti tra il popolo d’Israele e il suo Dio, rapporti segnati dal rifiuto di una parte del popolo di accogliere l’appello di Dio rivolto prima attraverso i suoi inviati e poi attraverso il Figlio Gesù. Letta nel contesto della prima generazione cristiana la parabola riflette quindi i difficili rapporti tra la prima comunità cristiana e il mondo ebraico. Purtroppo questi difficili rapporti degli inizi continuarono e si accrebbero nel tempo fissandosi nell’accusa di «deicidio» rivolta al popolo ebraico. Un’accusa che ha attraversato i secoli e che non è estranea al sorgere dell’antisemitismo. Bisognerà attendere il clima del Concilio, 50 anni fa, affinché uno stile di dialogo caratterizzi i nostri rapporti verso il popolo ebreo.
Dobbiamo riconoscerlo: c’è stato un antisemitismo alimentato da questi pregiudizi. Oggi questa secolare vicenda dovrebbe essere definitivamente superata. Dovrebbe, perché non mancano rigurgiti di antisemitismo.
Possiamo anche leggere la parabola odierna come una parola rivolta ad ogni uomo di ogni tempo. Il banchetto è immagine trasparente della festosa comunione di vita che Dio prepara per tutta l’umanità.
Certo, invitato è anzitutto Israele, ma sappiamo che ogni uomo, nessuno escluso, è oggetto della benevolenza del Padre che fa sorgere il suo sole sui buoni e sui cattivi e manda la pioggia sui giusti e gli ingiusti. Ogni uomo e ogni donna è raggiunto dall’invito ad entrare nella lieta comunione con Dio, essere commensale alla sua tavola.
Di invito si tratta, rivolto alla nostra libertà.
Rileggiamo la parabola come appello alla nostra libertà, come storia degli innumerevoli segni di amore di Dio per ognuna delle sue creature, storia della sua fedeltà, storia di una chiamata che non conosce esclusioni e che ci vuole liberi.
Un centinaio di persone, il 15 dicembre, hanno fatto un percorso dal sagrato della chiesa di S. Rocco fino alla chiesa di S. Giorgio, dove si è potuto ammirare, in una grotta, la rappresentazione vivente della Natività.
Raccolti CHF 26'500 a sostegno delle persone in difficoltà in Ticino. I fondi saranno destinati a due realtà locali che incarnano i valori di solidarietà ed assistenza: alla Lega Cancro Ticino (in aiuto ai bambini) ed alla Fondazione Francesco (di fra Martino Dotta)
Oggi, mercoledì 18 dicembre, alle 20.30, padre Francesco Patton ofm, sarà in Ticino per un incontro dal titolo "Il coraggio della pace. Riflessioni su dialogo, riconciliazione e speranza (quando tutto sembra perduto)". Modera Andrea Fazioli