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Parola del giorno rito Romano | Ambrosiano (22 luglio 2025)
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  • Don Johannes Maria Schwarz

    Don Schwarz, il dottorato a Lugano e Dio tra le vette

    di Cristina Vonzun
    «Dall’alto della montagna sul cui pendio poggia la mia piccola dimora si può vedere, nelle giornate particolarmente limpide, la bianca vetta del Bernina, a circa 300 chilometri di distanza». L’autore di queste parole che si leggono nel libro autobiografico «La voce di un silenzio sottile» (edizioni Terra Santa, Milano 2024) è Johannes Maria Schwarz, prete austriaco con un dottorato in Teologia a Lugano.
    Don Johannes, attraverso i sentieri della vita, è arrivato in Piemonte, in un rifugio a 1.200 metri di altezza, in alta Val d’Angrogna, zona sud della provincia di Torino, dove abita.


    Allora, cosa fa un prete lassù, tra i camosci e qualche turista che si inerpica? Classe 1978, Johannes cresce con la famiglia a Linz in Austria, con una adolescenza marcata dall’incontro con la natura. A 15 anni, parte per Assisi. Lì visita la città e la Porziuncola, «la mia conversione è avvenuta in quel momento», ci dice. «Mi misi in ginocchio e dieci minuti dopo, quando mi rialzai, ero una persona diversa». Poi parte per altri percorsi a piedi, arriva la vocazione, studia teologia nella certosa austriaca di Gaming e fa un dottorato alla Facoltà di Lugano.  Grazie al discernimento con il vescovo della diocesi dove inizia la sua prima esperienza pastorale (in Liechtenstein), mette a fuoco un percorso altro rispetto alla parrocchia: quello di vita ritirata, per approfondire la sua vocazione mistica, ma allo stesso tempo di evangelizzazione nel web (inventa una diffusissima serie sul catechismo per ragazzi online), pellegrino dell’infinito e conferenziere che racconta le sue imprese, come la via Sacra Alpina, 4000 chilometri con un dislivello complessivo di 173 mila metri. Tracciata e percorsa su tutto l’arco delle alpi nell’estate del 2018 da Aquileia (I) a Lérins, in Francia. Don Schwarz vive un ministero itinerante incontrando credenti, praticanti, gente in ricerca. E guida gruppi in pellegrinaggi. Ma la sua anima è indubbiamente mistica.

    Don Schwarz, che silenzio è quello che permette l’incontro con Dio?
    C’è un silenzio interiore e un silenzio esteriore. Il deserto ti porta prima di tutto ad un silenzio esteriore. Il silenzio interiore l’ho vissuto dopo 215 giorni di pellegrinaggio a piedi, mentre andavo verso Gerusalemme.
    Il pellegrinaggio è sempre una cosa fisica, il corpo deve mettersi in moto. Nella seconda fase c’è una vita interiore, piena comunque di rumore: episodi della vita che tornano, gli incontri che ho fatto, volti che mi porto dentro. Un giorno mi trovai a vivere un silenzio interiore nel quale ho sentito di incontrare il fondamento di ogni realtà: la presenza di Dio. Ero nel deserto del Negev.  Oggi si cammina con la testa nel telefonino, poi per caso se si entra in Duomo, a Milano e si mette via il telefonino, realizzando in quale spazio siamo. Il Duomo c’era sempre, ma non avevamo creato lo spazio per accogliere questa presenza.  

     Che volto di Dio si incontra nel silenzio?

    Il vocabolario è insufficiente. Per noi è sempre facile dire ciò che Dio non è, usiamo – ad esempio – la parola «infinito» nel senso di «non finito». Gesù dice che Dio è amore, ma la nostra esperienza umana è un’immagine debole della verità assoluta che esiste in Dio.

    Cosa si scopre di sé stessi,  da soli in montagna o nel deserto?
    L’uomo non è autosufficiente ma è bisognoso di relazioni. Siamo creature relazionate al Creatore, generati da altri alla vita. «Non è buono che l’uomo sia solo», dice la Genesi. Ed è vero anche per un eremita. Si vive una vita buona e sana se si comprende di non essere autosufficienti. D’altronde i nostri stessi pensieri sono sempre un dialogo interno con noi stessi. Anche soli, su una cima di una montagna, c’è sempre questa profonda verità della relazione. La relazionalità creaturale è una porta di accesso a Dio.

    È più facile trovare Dio lassù o nella vita di tutti i giorni?
    La comunione con Dio è la sfida della vita rumorosa di oggi. Quindi è vero che abbiamo tutti necessità di creare questo spazio. È il desiderio dei mistici ed è la ragione della mia scelta. So di non essere come San Francesco, capace di pregare nella folla e ammiro i miei amici, con la famiglia e tanti bambini che riescono a vivere l’amore concreto, nella loro quotidiana testimonianza. Anche loro sono molto vicini a Dio, che è amore.

    Il suo prossimo viaggio?

    Sulle tracce di S. Martino, il soldato romano che ha condiviso il suo mantello con il povero. Vado incontro a chi vive opere di misericordia, da Vienna a Parigi su questa antica via, per raccontare le loro storie.

    Padre Schwarz sarà ospite di Strada Regina, su RSILa1 in una delle puntate della prossima stagione che inizia a settembre 2025

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