Come reso noto in queste ore, lo scorso 9 ottobre è avvenuta la nomina dei cinque giudici del Tribunale che affronterà il caso dell’ex gesuita, teologo e mosaicista sloveno Marko Rupnik, accusato di vari abusi verso religiose. Lo riferisce un comunicato del Dicastero per la Dottrina della Fede, che aggiunge che «il collegio giudicante è composto da donne e chierici che non fanno parte del Dicastero per la Dottrina della Fede e non hanno alcun ufficio presso i Dicasteri della Curia Romana». «Tutto ciò – spiega la nota – al fine di meglio garantire, come in ogni processo giudiziale, l’autonomia e l’indipendenza del suddetto Tribunale».
Il “caso Rupnik” è tra i dossier più delicati ereditati da Leone XIV. Rupnik, classe '54, sacerdote ed ex gesuita sloveno nonché mosaicista di fama mondiale, è accusato di aver compiuto per anni - quasi trenta - violenze psicologiche e sessuali su almeno venti donne, in particolare all'interno della comunità da lui guidata a Lubiana, oggi sciolta.
Il 27 ottobre 2023 Papa Francesco aveva affidato alla Dottrina per la Fede il compito di esaminare il caso, dopo aver deciso di “derogare alla prescrizione per consentire lo svolgimento di un processo”.
Nel frattempo non solo Lourdes ha deciso di coprire i suoi mosaici, ma anche il Superiore dei Gesuiti, padre Arturo Sosa, ha riconosciuto il peso doloroso della vicenda.
Tuttavia, il processo canonico tardava finora a partire, poiché, come spiegato a marzo dal cardinale Victor Manuel Fernandez, Prefetto del Dicastero per la Dottrina della Fede, si stavano ancora cercando giudici idonei per affrontare un caso così mediatico.
La notizia di oggi segna dunque una svolta importante, accolta molto favorevolmente anche dall’avvocato delle vittime: «Accogliamo con favore la nomina dei giudici da parte del Dicastero per la Dottrina della Fede e auspichiamo che il processo finalmente cominci». Sgrò ha poi ricordato: «Le mie cinque assistite hanno chiesto già diciotto mesi fa di essere riconosciute come parte lese nel procedimento, per cui ci auguriamo che la loro posizione venga assodata quanto prima». Le vittime, ha concluso, «attendono giustizia da troppi anni e la giustizia farà bene non solo a loro, ma anche alla Chiesa stessa».
Agenzie/red