I bambini che non sorridono più, i bambini che soffrono, i bambini nelle guerre: il pensiero di Francesco non si discosta dalla crudeltà dei conflitti, sulle conseguenze che ricadono sugli innocenti e, ancora una volta, nei saluti dopo l’udienza generale, rivolge il suo pensiero, alle piccole vittime della violenza, in Ucraina, come in altri luoghi del mondo.
Il mio pensiero va alla martoriata Ucraina, l’altro giorno ho ricevuto bambini e bambine che hanno sofferto bruciature, hanno perso le gambe. La guerra è sempre è una crudeltà. Questi bambini devono cominciare a camminare, a muoversi con braccia artificiali. Hanno perso il sorriso, è molto brutto, molto triste, quando un bambino perde il sorriso.
Le parole di Francesco riportano a quando, lo scorso sabato 24 maggio, ha ricevuto in Vaticano un gruppo di piccoli ucraini e palestinesi arrivati a Roma in occasione della Giornata Mondiale dei bambini. Piccole vittime della violenza, bambini mutilati, che nel giorno della festa a loro dedicata hanno salutato il Pontefice, gioiosi nonostante tutto. E Francesco, all’udienza, posa il suo sguardo su tutti i bambini del mondo.
Preghiamo per i bambini ucraini. Non dimentichiamo Palestina, Israele, che soffrono tanto. Che finisca la guerra! E non dimentichiamo il Myanmar che è in guerra e tanti Paesi che sono in guerra. I bambini soffrono, i bambini nella guerra soffrono preghiamo il Signore perché sia vicino a tutti e ci dia la grazia della pace
Di Ucraina Francesco aveva già parlato nel saluto ai pellegrini polacchi presenti in piazza San Pietro, indicando loro di guardare, per “rispondere alle povertà del nostro tempo”, al beato cardinale Stefan Wyszyński, primate della Chiesa polacca, e imparare dalla sua generosità a rispondere “alle povertà del nostro tempo, comprese quelle causate dalla guerra in tanti Paesi, specialmente in Ucraina”.
Lo sguardo del Papa è quindi andato ad un sacerdote martire della guerra, ucciso “in odio della fede” , don Giuseppe Rossi, beatificato la scorsa domenica 26 maggio, a Novara. Un “parroco zelante della carità” lo definisce Francesco, che “non abbandonò il gregge nel tragico periodo della Seconda Guerra mondiale ma lo difese fino all’effusione del sangue. La sua testimonianza eroica ci aiuti ad affrontare con fortezza le prove della vita", dice Francesco chiedendo "un applauso per il nuovo Beato".
Il Pontefice ha quindi invitato i presenti a rivolgere le preghiere per le vittime e per i loro familiari della frana che ha sconvolto la Papua Nuova Guinea, Paese dove si recherà il prossimo settembre e che oggi sta piangendo circa 2 mila morti. Un disastro naturale, lo smottamento, che, lo scorso 24 maggio, avrebbe colpito più di sei villaggi in una area montuosa della parte centrale del Paese.
Come lo Spirito creatore all'inizio ha trasformato "il caos in cosmo" così, afferma il Papa, Egli vuol operare una trasformazione in ciascuno di noi trasformando il nostro cuore così simile "a quell'abisso deserto e tenebroso" descritto nella Genesi.
In esso si agitano sentimenti e desideri opposti: quelli della carne e quelli dello spirito. Siamo tutti, in un certo senso, quel “regno diviso in sé stesso” di cui parla Gesù nel Vangelo. Intorno a noi possiamo dire che c’è un caos esterno – un caos sociale, e un caos politico: pensiamo alle guerre, pensiamo a tanti bambini e bambine che non hanno da mangiare, a tante ingiustizie sociali; questo è il caos esterno. - Ma c’è anche un caos interno: interno ad ognuno di noi. Non si può sanare il primo, se non si comincia a risanare il secondo!
Per questo, dice ancora Francesco, da sempre la Chiesa invoca la presenza dello Spirito Santo mettendo sulle labbra dei credenti il grido: "Vieni o Spirito creatore! Visita le nostre menti", e conclude: "Chiediamo allo Spirito Santo che venga a noi e ci faccia persone nuove, con la novità dello Spirito".
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All'udienza generale, Francesco inaugura un nuovo ciclo di catechesi per il Giubileo, dal titolo “Gesù Cristo nostra speranza"
Il libro «Life, la mia storia nella storia» arriverà in versione cinematografica. Il Papa ringrazia definendo il cinema «una forma di poesia».
Come con il suo rappresentante in Ucraina, Francesco invia una lettera al nunzio nella Federazione russa per i mille giorni del conflitto. “La sofferenza degli innocenti è denuncia potente contro ogni forma di violenza”, afferma il Pontefice, incoraggiando “a rinnovati sforzi diplomatici per fermare la progressione del confitto”.