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Parola del giorno rito Romano | Ambrosiano (22 aprile 2025)
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    COMMENTO

    Francesco, fino alla fine sul Soglio di Pietro per una Chiesa aperta e sinodale

    di Cristina Vonzun

    Francesco è stato Pietro fino all’ultimo. E fedele al suo stile di Papa che amava stare tra la gente e che chiedeva alla Chiesa di essere aperta ha cercato e voluto stare sempre tra le persone. Restano un po’ delle perle, allora, tra le tante del suo spendersi, bello e generoso, la visita ai carcerati giovedi scorso a Regina Coeli; la folla incontrata domenica di Pasqua in piazza San Pietro dove ha percorso in papamobile i corridoi predisposti tra i settori; il saluto alla signora con i fiori gialli che lo aspettava all’uscita da sant’Anna. In tutti questi anni, tra viaggi, parole, gesti, incontri, appelli per la pace, riflessioni, eventi mondiali di cui è stato protagonista, Francesco non si è mai tirato indietro dallo stare vicino alla gente. Lo ha fatto perché sapeva che solo parlando ai cuori e usando parole semplici poteva coinvolgere e trasmettere idee che restano, immediate, capaci di dire in poche battute l’essenziale. Ecco allora gli slogan di Bergoglio: “Questa economia uccide” perché scarta le persone e tutti lo sappiamo e lo vediamo; ancora “il pastore deve avere l’odore delle sue pecore” che significa la sollecitazione a chi ha compiti di guida a stare tra la gente, prete o anche politico, insegnante, laico che sia e quindi a sporcarsi le mani; “non si deve balconare la vita”, quel neologismo dal sapore spagnolo che indirizzato ai giovani è stato un invito forte a non stare a guardare la storia che passa davanti, ma ad impegnarsi in essa; e ancora siamo in un “cambiamento d’epoca” e non solo in un’epoca dove ogni tanto capita qualche cambiamento: questo per chiedere anche alla Chiesa di ripensare seriamente alle modalità della sua presenza e del suo modo di comunicare e evangelizzare; e ancora “la terza guerra mondiale a pezzi”, che si sta combattendo che dice tanto, dice di commercio di armi, di interessi in gioco ai danni della povera gente. I suoi gesti non sono stati da meno, sempre hanno espresso vicinanza alla gente: ai migranti fin dal primo viaggio a Lampedusa; ai casi della vita con le tante telefonate personali del papa a persone in difficoltà: mamme che hanno perso figli, ragazzi malati gravemente; le telefonate di questi mesi alla povera gente della parrocchia di Gaza, che sono andate avanti anche dal Gemelli; il giovedi santo sempre a celebrare in carcere, sempre, fino all’ultimo. Esempi e messaggi della necessità di una Chiesa che stia tra la gente, che vada a cercare chi è lontano, chi soffre, chi non crede o chi pensa di non credere; Una Chiesa che Francesco ha vissuto in prima persona come “ospedale dal campo” ; la Chiesa che accoglie “tutti, tutti, tutti”, come ha gridato ancora alla GmG in Portogallo nel 2023. Una “Chiesa dalle porte aperte” portata a lavorare per la pace, per la fratellanza e lo sviluppo umano integrale (il Papa ha creato un dicastero dedicato a questo), e la cura per la casa comune. “Una Chiesa che guarda le periferie”, di cui i suoi viaggi apostolici sono stati emblematici, perchè nel mondo dove si gioca al multilateralismo capitanato da pochi Paesi, Francesco ci ha ricordato che è solo guardando il mondo dalla posizione geografica ed esistenziale di chi soffre si capisce come va veramente. Un Papa che ci ha sempre ripetuto che “Dio non si stanca mai di perdonare” facendo della misericordia un percorso per tutta la Chiesa. Il resto del Pontificato, i grandi temi, le encicliche, ne parleremo con esperti in questi giorni. Resta un Papa che con autenticità, libertà evangelica e di parola vissuta e chiesta alla Chiesa, senza nascondere i suoi errori umani - ha guidato la Chiesa ad essere aperta, accogliente, sempre più sinodale, coinvolgente uomini e donne anche laici nelle strutture di governo. Il sinodo resta ora la sua profezia e al contempo la sua sfida lasciata alla Chiesa. Grazie Francesco.

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