«Tutto mi immaginavo di fare di mio figlio tranne di fare di lui un’anima». Con questa provocazione Giacomo Poretti apre lo spettacolo La fregatura di avere un’anima. Il viaggio di un padre davanti alla sfida della libertà, diretto da Andrea Chiodi. Un monologo che intreccia ironia, esperienza e riflessione, portando sul palco la domanda più radicale: cosa significa davvero crescere un figlio?
Per l’attore, noto al grande pubblico anche per il trio Aldo, Giovanni e Giacomo, educare non è solo nutrire e istruire. È soprattutto affrontare l’impresa di accompagnare i figli nella scoperta di sé e della realtà. «Avete fatto un corpo, ora dovete fare l’anima», ricordava un sacerdote a Poretti nel giorno del battesimo del figlio. Una frase che è diventata la scintilla di un percorso personale e artistico.
Lo spettacolo, giunto ormai alla sua quarta stesura, nasce infatti da un cammino intimo: «Mio figlio ha 19 anni, ma la prima stesura è andata in scena nel 2018. Oggi porto la quarta, ma non escludo che ci sarà una quinta».
La riflessione si allarga al nostro tempo, che rischia di smarrire le domande essenziali. «Viviamo in un’emergenza spirituale — osserva Poretti —. Non ci si interroga più sul senso della vita. Si pensa che certe domande siano solo per preti o suore, ma non è affatto così. L’anima porta a parlare, ed è scomodo, perché significa mettersi in discussione».
Con linguaggio diretto e autoironico, l’attore smonta l’idea che solo ciò che si vede esista davvero. Così, i sentimenti come l’amore o l’amicizia non possono essere ridotti a semplici sintomi fisici. «Un rossore o un battito accelerato potrebbero dipendere anche da un colpo di calore», scherza, per sottolineare che l’essenziale va oltre l’evidenza.
Il monologo diventa così un racconto di crisi e di riscatto, un viaggio che interpella non solo i genitori, ma ogni spettatore, adulto o giovane. Perché la sfida educativa non è quella di pianificare un futuro da influencer, chef o archistar, ma di «aiutare i figli ad accogliere la bellezza di una realtà donata, per stupirsi tutte le volte che apriranno gli occhi».
In fondo, conclude Poretti, questo percorso può diventare occasione di scoperta anche per i genitori stessi: «Magari riscoprire con loro la meraviglia di avere un’anima».
Lo spettacolo, prodotto dal Teatro de Gli Incamminati, si presenta dunque come un invito a fermarsi, interrogarsi e guardare con occhi nuovi il compito più grande e più fragile di ogni adulto: accompagnare i figli nella libertà e nella vita.