Calendario Romano
Che bella sorpresa nel libro dei canti
di Dante Balbo
Sono ormai più di 50 anni che mi capita di accompagnare funzioni liturgiche, momenti di preghiera, sacramenti o rosari con tastiera, organo, chitarra o a cappella seguendo i vari libri dei canti che di volta in volta ritrovo nelle chiese. A volte sono musiche e testi datati, altre occasioni propongono composizioni più moderne, non per questo meno disdicevoli. In alcuni casi invece si inciampa in piccoli capolavori, sintesi di spiritualità profonda, di aderenza biblica, di memoria di fede antica e preziosa.
Quello che mi piace, è scoprire che fin dagli inizi della cristianità il canto, la musica erano parte integrante della preghiera e della cultura dei fedeli. Non parlo solo dei salmi, che facevano parte integrante della preghiera di ogni ebreo e quindi di ogni cristiano, ma degli inni, una forma già presente nell’Antico Testamento e che con San Paolo ha trovato una dignità permanente. È il caso dell’Inno della lettera ai Filippesi al capitolo secondo nel quale in poche frasi si sintetizza il mistero della passione, morte e resurrezione di Gesù fino alla sua gloria finale.
Qualcosa di simile accade nella seconda lettura della XV domenica del Tempo ordinario, in cui si proclama l’inno della lettera ai Colossesi. La bellezza e la pienezza di questo testo, denso di una rivelazione sorprendente, ci racconta che non siamo gettati in un mondo che stritola tutto ciò che incontra, ma centro di un disegno il cui vertice, la prospettiva, il fine e il principio è Gesù nella sua interezza divina e umana.
Gesù, dice il testo, è immagine del Dio invisibile, è il prototipo di tutto, su di lui è stato ideato l’universo, per mezzo di lui si mantiene, verso di lui si muove, in lui si perfezionerà. Noi non assomigliamo a Dio nel senso di avere qualche sua facoltà in miniatura, come la ragione, o la volontà, o il desiderio, ma nella profondità della relazione filiale, la stessa di Gesù il Figlio. C’è ancora molto da scoprire in questo inno, e sono felice che S. Paolo usasse il libro dei canti per scrivere ai suoi destinatari.
Calendario ambrosiano
Alleanza: io per voi, voi per me
di don Giuseppe Grampa
Un tema percorre i testi di questa domenica: il tema dell'alleanza. La prima lettura ( Es 24,3-18) descrive il rituale antichissimo di una alleanza fondata nel sangue che era considerato la sede stessa della vita. Sangue di animali versato in parte sull'altare luogo della divinità e in parte sul popolo. Così nel sangue si stringeva l'alleanza tra Dio e il suo popolo, un legame di appartenenza tenace come il sangue.
L'alleanza tra Dio e il suo popolo è un patto di sangue, un vincolo sacro, come sacrosanto è il legame di sangue. E infatti tutte le formule di alleanza sono formule di reciprocità: "Io sarò il vostro Dio e voi sarete il mio popolo", o ancora più brevemente: "Io per voi e voi per me". E leggiamo in 2Sam 5,1: "Vennero tutte le tribù del popolo di Israele da David in Ebron e gli dissero: Ecco noi ci consideriamo come tue ossa e tua carne". L'alleanza crea un vincolo, rende consanguinei.
Accostiamo ora alla prima lettura, a questo antichissimo rituale di alleanza mediante il sangue, il breve testo evangelico: il colpo di lancia che ferisce il fianco di Gesù ormai morto sulla croce: "e subito ne uscì sangue e acqua". Sappiamo che l'evangelista Giovanni non è tanto preoccupato di darci la cronaca degli avvenimenti, ma attraverso anche piccoli dettagli vuole restituirci il senso profondo degli eventi. Sangue e acqua sono stati letti dalla tradizione cristiana come simboli della nuova vita che sgorga dal fianco di Cristo crocifisso. Un fiotto di vita sgorga da questo povero cadavere appeso al patibolo.
Sta qui il paradosso di questa morte che è principio di vita. Come dal primo uomo, Adamo dormiente, è stata tratta la donna madre di tutti i viventi, così dal fianco di Cristo avvolto dal sonno della morte, nasce la Chiesa attraverso i due gesti dell'acqua battesimale e del sangue eucaristico. Diventano così pienamente comprensibili le parole con le quali, l'ultima sera della sua vita, prendendo nelle sue mani il calice del vino Gesù dice: "Bevetene tutti perché questo è il mio sangue dell'alleanza" (Mt 26,27)