di Katia Guerra
Hanno raggiunto Roma lo scorso 7 luglio i pellegrini della comunità parrocchiale di Lugano-Besso. Il 30 giugno erano partiti da Acquapendente in Lazio. In realtà, sono in cammino da cinque anni: ogni estate un tratto, che ripercorriamo con don Marco Dania. «L'amore del Signore è stato riversato nei nostri cuori in questa esperienza di 40 giorni di cammino da Lugano a Roma. Siamo partiti spiega Dania - nel 2021 da Lugano alla volta di Pavia dove abbiamo celebrato poi la Messa alla tomba di Sant'Agostino, meditando da allora dei testi di questo grande dottore della Chiesa. L'anno successivo da Pavia siamo arrivati al passo della Cisa, a Berceto nell'appennino parmense, per poi riprendere il cammino nel 2023 dallo stesso luogo e giungere a San Miniato, a sud di Lucca in Toscana. La scorso anno da San Miniato siamo arrivati ad Acquapendente e quest'estate finalmente, da Acquapendente abbiamo raggiunto Roma ». È stata «un'esperienza di fatica, di essenzialità di condivisione, di gioia, di preghiera intensa, ma anche di conoscenza dell'aspetto artistico e culturale delle città che abbiamo attraversato. Grazie a questo camminare in gruppo siamo davvero cambiati, siamo cresciuti umanamente e spiritualmente, siamo stati in grado di essere più pazienti, di metterci davvero all'ascolto l'uno dell'altro».
Lo conferma anche Elisa Maricelli, che è fra coloro che hanno percorso tutte le tappe. «Ciò che forse mi ha colpito maggiormente in questi cinque anni è stata la comprensione», ci confida. «Allo zoccolo duro, composto da una decina di pellegrini presenti sempre, ogni anno si aggiungevano altre persone di varie età, provenienti da realtà e da percorsi di fede diversi. Nonostante questa diversità, abbiamo trovato dei punti d'incontro. Questo non è evidente, soprattutto considerando la fatica del camminare al caldo, su terreni a volto difficili, su percorsi lunghi. La stanchezza e l'insofferenza possono far emergere il peggio di noi. In questi momenti scatta però qualcosa di inaspettato e straordinario: la comprensione dell'altro, l'aiuto reciproco, la solidarietà, che ti fanno andare avanti, passo dopo passo».
Una fatica che è stata ricompensata dalle emozioni provate nel raggiungere la meta, come testimonia Grazia Mattich. «Uscire dal bosco di Monte Mario e vedere all'improvviso, fra il verde degli alberi, questi alberi, la cupola di San Pietro, è stato come ricevere un dono incredibile. L'emozione è stata profonda, quasi un abbraccio dall'alto. Durante questa settimana di cammino abbiamo avuto modo di contemplare la bellezza del creato che ci circondava per respirare a fondo, per pregare, per pensare a quello che avevamo nel cuore e ogni giorno ci accompagnati una parola speciale e una preghiera. Abbiamo iniziato con l'umiltà poi la fiducia, la libertà, la leggerezza, il perdono, ,la fedeltà, la tenerezza: parole che inizialmente sembravano un tema, ma che poi giorno dopo giorno sono scese nel cuore e ci hanno plasmati e aiutato a camminare anche dentro di noi, non solo sulle strade. Lunedì, in via della Conciliazione, la croce davanti a noi, in raccoglimento e preghiera, abbiamo camminato in silenzio lungo questa strada fino a San Pietro. Entrare nella Basilica, attraversare la Porta Santa, è stato come entrare nella leggerezza del mistero e ho sentito nel cuore una frase semplice: ‘Gesù tu conosci da sempre cosa ho dentro il mio cuore, mi affido a te e pensaci tu’. Ho cercato di ricordare tutte le persone che mi avevano chiesto una preghiera e le ho affidate all'infinita misericordia di Dio. Siamo tornati a casa stanchi, ma con il cuore colmo di gioia e gratitudine. È stato un pellegrinaggio di fede, di affidamento, di ascolto, di presenza e anche di tanta bella nuova amicizia».
Il desiderio è ora quello incamminarsi sulle orme di San Francesco verso Assisi: dal luogo della fede al luogo della pace «perché sentiamo sempre più intenso il bisogno di avere un cuore pacificato di essere artigiani della pace», conclude don Marco.
Altre testimonianze
Roberta Lepori
“Che aspettative avevo nel passaggio della porta Santa dopo ore e ore di cammino, nel caldo, nel sudore, dopo aver dormito poche ore e spesso in un “forno”, fatiche compensate dalla gioia e dal sostegno della compagnia? Pensavo: passiamo attraverso Gesù, spero di provare una gioia eccezionale, una sensazione di leggerezza, di freschezza, di qualcosa di diverso. Piano piano, riflettendo durante il cammino, parlando insieme agli altri, ho capito che questo passaggio è semplicemente unità per rinnovare la fede, un cercare di ricevere la grazia per aver più fiducia, ci accompagna nel ritornare alla quotidianità con un nuovo senso della fede, con la capacità di perdonare più facilmente, di vedere l'altro con occhi diversi, con lo sguardo di Gesù: questa è l'unica cosa che può cambiare la nostra vita, perché evidentemente la realtà non cambia passando dalla Porta Santa, ma possiamo cambiare dentro di noi per diventare un pochino più simile a Gesù, per affrontare la difficoltà della vita”.
Renato Bauce
“Ho vissuto un gesto concreto di fatica del cammino che mi ha aiutato a mendicare la misericordia di Cristo e trovare attraverso il pellegrinaggio l’aiuto per guardare con uno sguardo limpido il riflesso di Cristo nella realtà”.
Lucrezia Simoneschi
“Ho 16 anni, sono la più giovane del gruppo e ho voluto prendere parte a quest'ultima tappa a piedi verso Roma seguendo le orme di mio padre. Mi sono trovata subito molto bene. È stato abbastanza faticoso, ma non troppo: i tratti più lunghi e/o su fondo sterrato sono stati i più impegnativi. Il passaggio a Bolsena dove c'è stato il miracolo e poi dove è morta la martire Cristina mi ha impressionato e anche Roma, piena di storia e arte, mi è piaciuta molto. Abbiamo avuto la possibilità di vedere la Madonna della ciliegia, un dipinto fatto da un allievo di Leonardo da Vinci. L'hanno ritrovato sotto la chiesa Campagnano di Roma duranti i restauri: sono rimasta impressionata. Anche la chiesa l’ho trovata molto bella, armoniosa, frequentata da una comunità molto viva. Don Renzo è un super prete: a quasi novant’anno è ancora lì, per il bene di tutti. Anche il paesaggio era molto bello: Sutri e tutti quei paeselli sulle rocce che per raggiungerli bisognava sempre fare una salita. Ogni mattina leggevamo delle preghiere e ogni giorno c’era una parola diversa sulla quali riflettere camminando, da soli, a coppie, insieme agli altri. È stato bello confrontarmi con altre persone, anche se non ci conoscevamo bene ed erano più grandi di me, con sono molta più esperienza.”
Daniela Lepori
“Sono stata invitata a partecipare all'ultima tappa del pellegrinaggio giubilare sulla via Francigena. Inizialmente ero un po’ preoccupata essendo la mia prima esperienza. Mi spaventavano 8 giorni di cammino con lo zaino in spalla e con temperature piuttosto torride, ma allo stesso tempo mi affascinava molto l’idea di questa nuova esperienza, di far parte di un gruppo e di conoscere nuove persone. Ho quindi accettato con grande entusiasmo, lasciandomi sorprendere, e subito ho avuto la sensazione di essere in famiglia. La condivisione di momenti di fatica, di spensieratezza, di preghiera ci ha uniti in modo spontaneo. Abbiamo attraversato villaggi meravigliosi e goduto di paesaggi incantevoli che altrimenti non avremmo scoperto. La bellezza della natura e delle persone incontrate lungo il nostro cammino resterà impressa nella mia mente e nel mio cuore. Ognuno di noi era sempre pronto ad aiutare l'altro a dare conforto e soprattutto ad ascoltare. Abbiamo parlato tantissimo di tutto: delle nostre gioie, ma anche dei nostri dolori. Il poter raccontare le nostre ferite lo considero un piccolo miracolo che ci ha permesso di alleggerirci un pochino dei pesi che portiamo nei nostri cuori. Abbiamo anche camminato tanto in silenzio per poter ascoltare, per poterci ascoltare e soprattutto per ascoltare la Sua parola. L'emozione dell'arrivo a Roma, città eterna, il passaggio delle Porte Sante e le celebrazioni nelle basiliche papali sono stati indescrivibile e indimenticabile.”
Marco Dellea
“Ringrazio il Signore per tutte le intenzioni di preghiera che assieme al nostro sacco abbiamo portato fino a Roma per presentarle al Signore. Ogni mattina ci mettevamo in cammino con acciacchi e dolori fisici che ci accompagnavano fino a sera. Al risveglio ogni giorno si presentava un nuovo dolore. Questo ci ha fatto sperimentare il portare I dolori dell'umanità e di farci sentire la compassione di chi è nella sofferenza. Lungo il cammino abbiamo incontrato belle persone che ci hanno incoraggiato e dato testimonianza. Per me il Cristo si è presentato nei panni logori di una povera vecchietta che davanti alla chiesa domandava l'elemosina. Al posto dei soldi, con questa donna, che porta lo stesso nome della Madre del Signore, abbiamo pregato. Durante la preghiera è scoppiata in lacrime e non smetteva di ringraziare. La donna aveva bisogno che le si regalasse un fiore per farla sentire viva. In quel momento ho capito che quella era la Porta Santa da attraversare: il cuore umano è che la preghiera dell'umile e del povero vale più di tante chiacchiere.”
Fulvia Bettoli
“È stato veramente grande poter avere uno spazio di tempo così: liberi di vivere il silenzio, di vivere nella preghiera, nel cammino in compagnia: questo però mi ha fatto capire ancora meglio che il Signore veramente lo si può incontrare, anzi ti chiede di incontrarlo, nella circostanza dove vivi, nel tuo quotidiano. Sono grata per questi giorni, ma noi siamo chiamati a essere vigilanti e a cercarlo dentro le nostre circostanze”.
Vedi anche cronaca e immagini: I pellegrini di Lugano-Besso in cammino sono giunti a Roma fra momenti di silenzio e di condivisione · CATT