Calendario romano Mc 3,20-35 / X Domenica del Tempo Ordinario
di Dante Balbo
"Dio, fonte d’amore, si fa mendicante per bussare al cuore di ognuno di noi." (Papa Francesco,
catechesi del 20 gennaio 2019)
La prima lettura della X domenica del tempo ordinario ci riporta alle origini della relazione fra Dio e l'uomo, nel racconto della Genesi, in cui Adamo ha appena mangiato dell'albero della conoscenza del bene e del male e si è nascosto da Dio, per paura. Il risultato di questa scelta, non tanto della trasgressione del comando del suo creatore, ma del senso di colpa e della fuga, che ha segnato una distanza incolmabile fra l'uomo e la sua fonte d'amore, è un desiderio, bruciante e insoddisfatto, insopprimibile e deluso, di essere amati.
Questo bisogno, scritto nel cuore dell'uomo esisteva già prima, era il centro della relazione con Dio, ma sarebbe stato eternamente soddisfatto se avessimo scelto di stare con Lui, di accogliere la sua richiesta, di non saltare i tempi, di lasciarci guidare dalla Sua immensa sapienza. In un rapporto d'amore esiste sempre la possibilità che uno dei due dica no, altrimenti è una schiavitù, una farsa, un gioco perverso.
Il nostro Dio è amore, non avrebbe mai creato un burattino, ma una creatura libera, rischiando che il suo bene fosse rifiutato, come effettivamente è accaduto. Come nota don Willy, il signore non si arrende, non smette di amare, non trasforma come noi l'amore in odio, perché è stato respinto, anzi, è il primo a mettersi in cerca e chiama come un mendicante d'amore "Adamo, dove sei?"
Il primo uomo avrebbe potuto semplicemente confessare, riconoscere il proprio errore, ma quando la fiducia si spezza è difficile ricostruirla. Avremmo potuto continuare a rimanere nell'amore, invece ci siamo allontanati ed è toccato a Dio di inseguirci, cercarci, amarci fino a chiedere a suo Figlio di incarnarsi per restaurare la relazione che noi abbiamo interrotto. Dio, in Gesù, trasforma la conoscenza pretesa da Admo in relazione d'amore, manifestandosi nel sacrificio del Figlio.
Calendario ambrosiano Mc 10,1-12 / Domenica Terza dopo Pentecoste
di don Giuseppe Grampa
Gesù evoca la pagina antichissima del primo libro della Bibbia che abbiamo appena ascoltato come prima lettura. La donna, ossa delle ossa e carne della carne dell’uomo non è a lui inferiore, al contrario proprio perché costruita con la stessa materia è eguale in dignità all’uomo. È inscritta nell’intenzione del Creatore la volontà che l’uomo e la donna non solo si uniscano, si appartengano ma addirittura siano una cosa sola, non più due ma una sola cosa. Dio non solo crea l’uomo e la donna ma l’uomo per la donna e la donna per l’uomo. E in questa unità consiste l’immagine somigliantissima di Dio. Anche per questo la tradizione ebraica fa divieto di raffigurare il volto di Dio: l’uomo e la donna sono questo volto. Dio si compiace di farsi conoscere attraverso l’esperienza dell’amore umano dell’uomo e della donna, chiamati ad essere una sola carne. Possiamo così capire perché la Rivelazione ebraica e cristiana leghi la conoscenza di Dio all’esperienza dell’amore dell’uomo e della donna. Sono tra le pagine più belle dell’intera Scrittura Sacra. Anzi, un intero libro, piccolo e stupendo, il Cantico dei Cantici, è poema che canta l’amore dell’uomo e della donna. E Gesù stesso non esiterà a dichiararsi «lo Sposo», colui che stringerà a sé in un vincolo d’amore l’umanità. Siamo così abituati ad attribuire al cristianesimo un atteggiamento sessuofobo, carico di diffidenza per l’espressione corporea dell’amore, che ci sorprende l’affermazione che proprio nell’amore dell’uomo e della donna Dio si compiace di farsi conoscere. E questo amore è sacramento, cioè realtà umana talora opaca eppure capace di svelare il mistero di Dio. Come il pane dell’Eucaristia, così la quotidiana fedeltà dell’uomo e della donna racconta la fedeltà incondizionata di Dio per noi. Ogni volta che celebro un matrimonio dico sempre agli sposi: i vostri figli dovranno imparare a conoscere il volto di Dio, prima che dalla lettura del catechismo, dai vostri gesti di tenerezza.
Intervista a fra’ Michele Ravetta, cappellano delle strutture carcerarie cantonali.
Un centinaio di persone, il 15 dicembre, hanno fatto un percorso dal sagrato della chiesa di S. Rocco fino alla chiesa di S. Giorgio, dove si è potuto ammirare, in una grotta, la rappresentazione vivente della Natività.
Raccolti CHF 26'500 a sostegno delle persone in difficoltà in Ticino. I fondi saranno destinati a due realtà locali che incarnano i valori di solidarietà ed assistenza: alla Lega Cancro Ticino (in aiuto ai bambini) ed alla Fondazione Francesco (di fra Martino Dotta)