La sanguinosa guerra civile in Siria è durata quasi tredici anni. Lo scorso dicembre, il regime di Assad è stato rovesciato. Sebbene la popolazione inizi a sperare in un futuro migliore, la situazione umanitaria è disastrosa, riferisce il 18 febbraio 2025 il direttore di Caritas Svizzera, Peter Lack, attualmente in visita in Siria.
Dal 2012, Caritas Svizzera è impegnata in Siria con progetti e programmi di aiuto. Tuttavia, il quadro della situazione umanitaria attuale supera ogni immaginazione.
"Siamo davvero sotto shock", racconta Peter Lack durante una videoconferenza il 18 febbraio 2025. Tra la popolazione regnano disperazione e sofferenza. La devastazione delle abitazioni e delle città è impressionante. Il team di Caritas Svizzera ha visitato, tra gli altri luoghi, Homs e la zona sud di Damasco. "Durante un tragitto in auto di 15-20 minuti, abbiamo visto solo aree urbane completamente rase al suolo, con edifici crivellati di colpi e bombardati", descrive Peter Lack.
Secondo lui, manca tutto: acqua corrente, elettricità. "Le persone continuano a vivere nelle loro case distrutte – per quanto possibile". Inoltre, la popolazione è completamente traumatizzata dalla guerra. Gli aiuti d’emergenza sono quindi indispensabili.
Eppure, ci sono piccoli segnali di speranza. Molte persone sono grate anche per il minimo aiuto d’emergenza. Ad esempio, con il denaro ricevuto, possono acquistare una bombola di gas per cucinare o scaldarsi, o comprare del cibo. La presenza e il supporto di organizzazioni umanitarie come Caritas Svizzera rimangono dunque estremamente importanti.
Da due mesi, in Siria si è insediato un nuovo sistema politico. Finora, il presidente islamista ad interim al-Sharaa si è mostrato moderato e ha promesso di includere tutti i gruppi. Tuttavia, regna un grande scetticismo, soprattutto riguardo alla sicurezza.
"È estremamente pericoloso per la popolazione trovarsi in strada di notte. Inoltre, c’è molta incertezza sul futuro della società civile", spiega Peter Lack. Un ulteriore colpo è stato rappresentato dai tagli ai finanziamenti da parte di USAID. "È una situazione molto difficile per tutte le organizzazioni umanitarie, poiché è arrivata in modo inaspettato".
Per questo motivo, è fondamentale che la Svizzera continui a fornire aiuti alla Siria e contribuisca allo sviluppo pacifico della società civile. Le sanzioni imposte dall’Unione Europea nel 2011, a cui la Svizzera ha aderito, hanno avuto gravi ripercussioni sulla società civile.
Per il direttore di Caritas Svizzera, l’idea di rimpatriare i rifugiati siriani che vivono in Svizzera, come proposto da alcuni gruppi, non ha alcun senso. "La situazione economica in Siria è totalmente incerta e mancano le strutture sociali necessarie per un rimpatrio sicuro".
Per quanto riguarda la situazione della minoranza cristiana in Siria, Peter Lack afferma di non aver ricevuto segnalazioni negative. Apparentemente, le persone sperano che il governo garantisca la protezione delle minoranze religiose. (cath.ch/kath.ch/mp/traduzione catt.ch)
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