"La risurrezione dai morti di Gesù, il Crocifisso, in questi giorni di inizio novembre illumina il destino di ognuno di noi. È Lui stesso ad avercelo detto: «Questa è la volontà di colui che mi ha mandato: che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma che lo risusciti nell'ultimo giorno». Così, è chiaro il centro delle preoccupazioni di Dio: che nessuno sia perso per sempre, che ciascuno abbia il suo posto e brilli nella sua unicità", così esordisce il pontefice affacciato dalla finestra del suo studio del Palazzo Apostolico il 2 novembre, giorno in cui la Chiesa ricorda i defunti.
Nella meditazione di oggi, papa Leone XIV ricorda allora le parole di Benedetto XVI: "l'espressione “vita eterna” vorrebbe dare un nome a questa attesa insopprimibile: non una successione senza fine, ma l'immergersi nell'oceano dell'infinito amore, nel quale il tempo, il prima e il dopo non esistono più. Una pienezza di vita e di gioia: è questo che speriamo e attendiamo dal nostro essere con Cristo" continua papa Leone XIV.
La Commemorazione di tutti i fedeli defunti per il pontefice- "ci porta il mistero ancora più vicino. La preoccupazione di Dio di non perdere nessuno, infatti, la conosciamo dall'interno ogni volta che la morte sembra farci perdere per sempre una voce, un volto, un mondo intero. Ogni persona, infatti, è un mondo intero. Quella di oggi, dunque, è una giornata che sfida la memoria umana, così preziosa e così fragile. memoria di Gesù – della sua vita, morte e risurrezione – l'immenso tesoro di ogni vita è esposto alla dimenticanza".
La visita ai cimiteri: “un gesto che interrompe la frenesia del fare”
E infine la sua attenzione si concentra sulla tradizionale visita ai cimiteri "in cui il silenzio interrompe la frenesia del fare" afferma il pontefice. Ripete le parole del Credo: «Aspetto la resurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà». Per papa Leone XIV in questa frase "commemoriamo, dunque, il futuro. Non siamo chiusi nel passato, nelle lacrime della nostalgia. Nemmeno siamo sigillati nel presente, come in un sepolcro".
E concludo con un invito per tutti i fedeli: "La voce familiare di Gesù ci raggiunga, e raggiunga tutti, perché è la sola che viene dal futuro. Ci chiama per nome, ci prepara un posto, ci libera dal senso di impotenza con cui rischiamo di rinunciare alla vita. Maria, donna del sabato santo, ci insegni ancora a sperare" concludono il papa.
Sudan e Tanzania negli appelli del Papa
E dopo la recita dell'Angelus alcune parole sulla situazione internazionale: "Seguo le tragiche notizie che giungono dal Sudan, in particolare dalla città di El Fasher, nel martoriato Darfur settentrionale. Violenze indiscriminate contro donne e bambini, attacchi ai civili inermi e gravi ostacoli all'azione umanitaria stanno causando sofferenze inaccettabili a una popolazione già stremata da lunghi mesi di conflitto. Preghiamo affinché il Signore accolga i defunti, sostenga i sofferenti e tocchi i cuori dei responsabili. Rinnovo un accurato appello alle parti coinvolte per un cessato il fuoco e l'apertura urgente di corridoi umanitari. Invito, infine, la comunità internazionale a intervenire con decisione e generosità per offrire assistenza e sostenere quanti si prodigano nel portare soccorso.
Preghiamo anche per la Tanzania, dove, dopo le recenti elezioni politiche, sono scoppiati scontri con numerose vittime. Invito tutti a evitare ogni forma di violenza e a percorrere la via del dialogo. Saluto tutti voi, romani e pellegrini dall'Italia".
Nel pomeriggio del 2 novembre alle 16 al Cimitero monumentale del Verano di Roma la tradizionale santa Messa presieduta al Papa e una visita presso le tombe dei pontefici.
fonte: acistampa/red