Il presepe porta il Vangelo nei posti in cui si vive: nelle case, nelle scuole, nei luoghi di lavoro, negli ospedali, nelle carceri, nelle piazze. È il senso profondo del presepe per la pace, per la famiglia, per cambiare la nostra vita, assieme all'esortazione a realizzarne uno nelle proprie abitazioni, stamani al centro della catechesi di Papa Francesco all’udienza generale in Aula Paolo VI.
Parlare al Signore delle situazioni che abbiamo a cuore
Fare il presepe è prima di tutto un modo semplice ma efficace per prepararsi al Natale che si avvicina, tanto che il Papa ricorda di essersi recato a Greccio, dove San Francesco realizzò il primo, e di aver scritto una Lettera sul suo significato. Il presepe richiama una cosa essenziale, cioè che Dio non è rimasto invisibile in cielo ma è venuto sulla Terra e si è fatto uomo. Fare il presepe è quindi “celebrare la vicinanza di Dio”: Dio sempre è stato vicino al suo popolo ma quando si è incarnato è stato “vicinissimo”, afferma il Papa. Non è infatti “un giudice distaccato” o un “signore lontano” ma è “Amore umile, disceso fino a noi”. Il Bambinello con le braccia aperte ricorda proprio che “Dio è venuto ad abbracciare la nostra umanità”. Per questo il Papa esorta a stare davanti al presepe per parlare al Signore delle persone e delle situazioni che abbiamo a cuore, per “fare con Lui il bilancio dell’anno che sta finendo”, condividere attese e preoccupazioni.