Una visita del Papa in Corea del Nord sarebbe «un passo gigantesco per una penisola coreana pacifica»: lo ha detto il vescovo sudcoreano di Daejeon Lazzaro You Heung-sik, membro sinodale, nel corso del briefing quotidiano sull’assemblea in corso in Vaticano (3-28 ottobre). Il presule ha anche raccontato del suo incontro con i due vescovi cinesi giunti a Roma dopo il recente accordo sulle nomine episcopali tra Roma e Pechino e anche monsignor Bruno Forte, arcivescovo di Chieti-Vasto, eletto nella commissione che redigerà il documento finale, ha rivelato che uno dei due presuli cinesi è stato suo studente a Napoli.
«Siamo la Chiesa universale, tutti siamo uniti. Fino all’anno scorso tutto il mondo parlava del rischio che scoppiasse la guerra in Corea, ma in questo anno, grazie allo Spirito Santo, la situazione è cambiata di 180 gradi. È nato un nuovo rapporto tra le due Coree, c’è stato l’incontro tra il presidente Moon Jae-in (Sud Corea) e Kim Jong-un (Nord Corea) il 27 aprile, veramente un grande successo: io guardando la televisione, piangevo e ridevo. Poi c’è stato l’incontro tra Kim e Trump. Io credo che la Nord Corea è un Paese pronto ad aprirsi, cioè a rinunciare alle armi nucleari, a diventare un Paese nuovo. In questo senso a settembre il presidente Moon ha detto al presidente Kim: il modo migliore per la Nord Corea per entrare nel mondo internazionale è invitare il Papa. Solo l’altroieri il portavoce del presidente ha detto che durante l’incontro, Kim ha risposto: quando il Papa venisse, noi gli daremmo un grande benvenuto. Adesso il presidente Moon il prossimo 8 ottobre andrà dal Santo Padre e parleranno. Quanto sarebbe bello che il Papa andasse a Pyongang! Ma in realtà ci sono tanti passi da fare, anche se la visita del Santo Padre sarebbe pastorale. Alcune cose devono cambiare, a partire dalla questione della libertà religiosa e della presenza dei sacerdoti, sono temi da discutere».Continua a leggere su VaticanInsider.