La compresenza di persone diverse nella nascente comunità
cristiana “determina equilibri fragili e precari; e dinanzi alle difficoltà
spunta la zizzania della mormorazione: qual è il modo di agire degli Apostoli davanti a questo problema? Essi avviano un processo di discernimento checonsiste nel considerare bene le difficoltà e cercare insieme delle soluzioni”.
Lo ha detto il Papa nel corso della catechesi dedicata agli Atti degli Apostoli durante la consueta udienza generale del mercoledì in Piazza San Pietro.“Gli Apostoli - ricorda il Papa - sono sempre più consapevoli che la loro vocazione principale è quella di predicare la Parola di Dio,
e risolvono la questione istituendo un nucleo di sette uomini di buona
reputazione, pieni di Spirito e di sapienza, i quali, dopo aver ricevuto
l’imposizione delle mani, si occuperanno del servizio delle mense.
Gli Apostoli creano i diaconi per il servizio. Questa armoniatra servizio alla Parola e servizio alla carità rappresenta il lievito che fa
crescere il corpo ecclesiale”.Francesco sottolinea le figure dei diaconi Stefano e Filippo.
Per far desistere Stefano dalla predicazione i suoi nemici - osserva il
Pontefice - “scelgono la soluzione più meschina per annientare un essere umano:
la calunnia o falsa testimonianza e la calunnia uccide sempre. Questo cancro diabolico,che nasce dalla volontà di distruggere la reputazione di una persona,
aggredisce anche il resto del corpo ecclesiale e lo danneggia gravemente
quando, per meschini interessi o per coprire le proprie inadempienze, ci si
coalizza per infangare qualcuno”.Davanti alla morte per lapidazione, Stefano “manifesta la vera stoffa del discepolo di Cristo. Non cerca
scappatoie, non si appella a personalità che possano salvarlo, ma rimette la
sua vita nelle mani del Signore e muore da figlio di Dio perdonando”. Siamo
realmente figli di Dio - aggiunge il Papa - solo se ci abbandoniamo al Padre. “Stefano è il protomartire, l’alter Christus, cioè l’uomo che lo SpiritoSanto rende simile a Gesù, libero dalla paura di perdere sé stesso e capace di
testimoniare l’amore di Dio fino alla fine. La Chiesa di oggi è ricca di martiri, dappertutto, è irrigata dal loro sangue che è seme di nuovi cristiani”.I martiri - conclude Francesco - “non sono santini, ma uomini e donne in carne e ossa che hanno lavato le loro vesti, rendendole candide nel sangue dell’Agnello. Essi sono i veri vincitori, perché non si sono attaccati alla figura di questo mondo, ma hanno respirato l’ossigeno del Regno e l’hanno immesso nella storia”.
fonte: acistampa